Un modello vintage, patrimonio storico della marca nonché celebrazione dei suoi trascorsi stilistici Anni 40. Conservato, aggiornato, rimasterizzato. Nelle forme del nuovo Audemars Piguet [Re]master01.
Audemars Piguet – [Re]master01 – cassa (40 mm) in acciaio – quadrante color oro giallo – lunetta e pulsanti in oro rosa – fondello in vetro zaffiro – movimento meccanico a carica automatica, cronografo di manifattura – cinturino in pelle di vitello.
Audemars Piguet non ha mai preso decisioni “di pancia”. Come tutti i marchi di un certo peso specifico ha sempre preferito riflettere, ponderare con attenzione ogni più piccola decisione, misurare attentamente ogni singola falcata per evitare di ritrovarsi a fare il fatidico passo più lungo della gamba. E questo atteggiamento, a ben guardare, ha sempre contribuito a fare le sue fortune. Come logica conseguenza, per contro, questa cautela ha finito per essere spesso interpretata come una mancanza di prontezza, di reattività nell’intercettare le esigenze del mercato. Ma a tali insinuazioni la stessa Audemars Piguet non ha mai dato troppa importanza. Sia perché con una gallina dalle uova d’oro come il Royal Oak in portafoglio non è poi così opportuno correre dietro ad effimeri trend del momento per fare fatturato, sia perché se si vuole tirare fuori un qualcosa di fatto bene, specie nel settore dell’alta orologeria, è necessariamente doveroso prendersi tutto il tempo necessario. Così, negli ultimi anni, nonostante il dilagare della tendenza vintage, in quel di Le Brassus sono rimasti silenti. Solo all’apparenza, come dimostra il nuovo [Re]master01.
Il senso dietro al [Re]master01? Realizzare un modello storico esattamente come lo si sarebbe fatto oggi. Con le tecniche ed i processi produttivi avanzati del tempo presente. Che in Audemars Piguet convivono con i tradizionali processi artigianali.
Un dettaglio mostra la pregevole fattura del quadrante del nuovo [Re]master01. Alterna una finitura spazzolata verticale nella sua porzione principale ed un motivo guilloché circolare all’interno dei contatori.
Solo all’apparenza, come detto. Perché a ben guardare anche lo stesso Royal Oak altro non è che una reinterpretazione contemporanea di un pezzo forte della casa. Ma non essendosene di fatto mai andato, ma piuttosto evoluto con continuità, la percezione nei suoi riguardi ha sempre finito per essere fuorviante. L’immagine del [Re]master01 è invece nuova, semplicemente perché il modello, anche nella sua versione originale del 1943, non ha mai subito una sovraesposizione mediatica. Tipico se pensiamo che al tempo i cronografi di Audemars Piguet erano a tutti gli effetti merce rara, spesso realizzati addirittura in pezzi unici. E che per esempio, proprio nel 1943, di cronografi come questo ne furono venduti solamente tre. Pochi? Neanche poi tanto se pensiamo al valore intrinseco di un orologio destinato alla misurazione dei tempi brevi, in acciaio e oro, ordinato, ritirato e pagato nel bel mezzo del Secondo conflitto mondiale. I cui effetti, nonostante la posizione neutrale del Paese, si facevano sentire anche lì. A livello di umore, di riorganizzazione produttiva, di crisi. Elementi evidentemente non sufficienti ad influenzare negativamente la creatività ed il gusto di una marca capace di dare vita ad un orologio dal carattere distintivo.
Il fondello in cristallo consente la vista del movimento di manifattura 4409. Una versione modificata di quel 4401 che ha debuttato con il Code 11.59 by Audemars Piguet, ma senza datario e con massa oscillante non scheletrata.
Un orologio, il [Re]master01, oggi uguale ad allora. Ma prodotto in serie limitata a 500 esemplari. Identica nell’estetica la cassa circolare, seppure cresciuta da 36 a 40 mm, con le caratteristiche anse a goccia e l’effetto two-tone assicurato dalla lunetta, dai pulsanti cronografici e dalla corona in oro rosa. Identico il quadrante champagne a tre contatori, con il suo distintivo lettering alle 12 e “l’indicazione geografica protetta” a sostegno del logo della marca. Identico il sapore, conferito dal contrasto di finiture e di colori grazie all’adozione di lancette azzurrate alla fiamma. Identico, insomma, il gusto e lo spirito di quello che potrebbe anche divenire il primo di una serie di grandi classici rimasterizzati. A non essere conforme all’originale è invece il movimento. All’epoca necessariamente a carica manuale ed oggi automatico. Quel calibro cronografico di manifattura (qui in versione 4409, senza datario e con rotore “pieno”) tanto atteso dagli appassionati della marca, e finalmente introdotto all’inizio dello scorso anno all’interno della nuova collezione Code 11.59 by Audemars Piguet.