George Stacey è il leggendario interior designer primo tra tutti a mixare gli stili più diversi.
Attraverso la creazione di ambienti ricercati per la sacerdotessa dello stile Diana Vreeland, egli entra a pieno titolo nel mito. Diverse furono le dive che commissionarono a Stacey prestigiosi lavori, da Babe Paley a Grace Kelly ad Ava Gardner, una clientela elitaria che incarnava alla perfezione il suo inconfondibile stile iconico.

Nella prefazione del libro “George Stacey and the Creation of American Chic”, volume scritto dall’interior designer Maureen Footer, edito da Rizzoli, Mario Buatta definì Stacey con queste parole: “Era un meraviglioso classicista. Basta guardare il suo appartamento. E’ splendido, è glamour. Quando le persone hanno assorbito i principi classici del design, possono stravolgere le regole e fare qualcosa di nuovo. Stacey lo ha fatto con sicurezza in sé prima che gli altri imparassero le regole”.

In modo innovativo e rivoluzionario l’eclettico designer attua, in questo modo, una rottura con gli schemi vigenti 80 anni fa, dando vita ad uno stile che ha influenzato numerosi interior designer di fama mondiale come Buatta, Sister Parish, Billy Baldwin, Michael Taylor e Mark Hampton.
Ognuno di questi interior designer di fama mondiale, ha fatto propri gli elementi iconici appartenenti allo stile di George Stacey, modificandoli per poi esprimere il proprio stile personale.

La carriera di George Stacey ebbe inizio negli anni ’30, proprio nel periodo esplosivo “Cafè Society” con la progettazione di ambienti esclusivi.
Il suo stile catturò, ben presto, l’attenzione di riviste patinate del calibro di Vogue, Harper’s, Bazaar, Town and Country e House and Garden.
L’irriverente, assolutista, bizzarro e geniale Stacey amava i mix di colori e di stili, da cui si evince una passione smodata per i classici francesi del design.

Riconosciuto come il più importante decoratore d’interni dai tempi della mitica Elsie de Wolfe, George Stacey utilizza, nelle sue incredibili realizzazioni, una magica sinergia di pezzi d’antiquariato di pregio e complementi d’arredo più accessibili. Tutto ciò ottiene lo strepitoso risultato di conferire sorprendenti suggestioni couture al suo inconfondibile stile.

Così, per incanto, George Stacey impreziosiva con candelabri di cristallo pareti scarne e riusciva ad accostare virtuosismi dalle incantevoli suggestioni luxury con l’audacia di ambienti spogli.
Correva l’anno 1934 e nessuno, prima d’allora, aveva mai visto nulla di simile. Un mito, come dichiarò Jared Goss, storico del design ed ex curatore del Metropolitan Museum of Art: “Non c’è quasi nessun decoratore di interni oggi che non utilizzi il mix sdoganato da Stacey”.
