Da quando la pandemia ci ha costretto involontariamente a trascorrere molto più tempo nelle nostre case, l’home decor è stato senza dubbio uno degli ambiti che più di altri ci ha permesso di sognare. Scegliere un tessuto per vestire di colori e personalità il nostro buen retiro, acquistare un oggetto venuto da lontano, rubare una ispirazione dal sapore antico: ecco le innumerevoli occasioni per continuare a viaggiare, se non fisicamente almeno con lo spirito!
Décors Barbares: The Enchanting Interiors of Nathalie Farman-Farma by Nathalie Farman-Farma. Fotografia di Miguel Flores-Vianna. Edito da Vendome Press.
Da sempre culla di tradizioni e folklore, la decorazione d’interni, è un panorama poliedrico ed eclettico nel quale ognuno di noi può trovare la propria favola personale e trasformarla in realtà tra le mura della propria dimora. “Quando si tratta di tessuti, non ci sono confini. La bellezza viaggia veloce” è il consiglio di Nathalie Farman-Farma, interior designer che nel 2010 ha fondato a Londra Décors Barbares. Una sua eccellente monografia, edita da Vendome Press, è nelle librerie già da qualche mese con la prefazione di un altro importante protagonista del settore, David Netto. Nathalie traspare dalle pagine del libro come una vera alchimista, capace di creare un’atmosfera calda e accogliente in cui stili, pattern ed epoche diverse si contaminano costantemente per generare bellezza. Tessuti, porcellane, tappeti, costumi, moda, gioielli: tutto nella sua visione estetica testimonia la fluidità del design in un ciclo continuo di influenza reciproca.
Cresciuta a Parigi e a Greenwich, nel Connecticut, in una famiglia di donne affascinanti e schiette, dopo gli studi classici alla Columbia Nathalie Farman-Farma inizia la sua carriera come editore associato per The New Yorker. Ma è dopo l’incontro con il futuro marito Amir, di origine iraniana, che inizia la vera sperimentazione nel settore tessile e apre il suo primo studio a Londra. “Non riuscendo a trovare i tessuti che volevo, ho deciso di avviare la mia linea Décors Barbares, realizzando stampe audaci che hanno la sensazione di tessuti vintage. Ho iniziato a cercare connessioni estetiche tra Oriente e Occidente. Ho letto e ho viaggiato. Questo libro – spiega la designer – è anche un’esortazione a vedere il pattern come una delle più belle espressioni della connettività umana”.
Cosa raccontano i tessuti firmati Décors Barbers? Un variopinto substrato di folklore, usanze e leggende. Sfogliando il volume di Vendome Press si ripercorre il cammino sulla Via della Seta, si ascoltano i miti perpetuati a voce lungo i secoli, si rivedono i sentieri polverosi dell’Asia centrale, si immaginano i freddi inverni siberiani. Ma si percepiscono anche i ricordi di infanzia dell’artista, come i momenti trascorsi sulle sponde di un lago americano, quell’atmosfera onirica di un istante che ognuno di noi vorrebbe rivivere.
Ad emergere dalle fotografie firmate dall’obbiettivo di Miguel Flores-Vianna sono esuberanza e romanticismo, avvinte ad una memoria potente e concreta di un passato che ciclicamente torna a vestire l’home decor della nostra era contemporanea. Una sopra tutte, la mia preferita, è la creatività dei Ballets Russes. È interessante scoprire che il nome dell’attività fondata da Nathalie abbia scelto il soprannome attribuito agli esuli approdati a Parigi nei primi del Novecento. “Molti aggettivi furono usati per descrivere l’invasione russa: primitiva, selvaggia, orientale, istintiva, pagana, ma l’epiteto più frequente era barbaro. Il critico d’arte francese Jean-Louis Vaudoyer, che accompagnava spesso Marcel Proust alle rappresentazioni dei Balletti Russi, diceva: Essendo rimasti barbari in un’Europa in cui ogni fibra è civilizzata, i russi ora hanno il sé interiore più riccamente creativo e ben sviluppato. Freschi, avidi e sinceri come bambini, si donano completamente e cercano febbrilmente le loro anime. Non sono ostacolati dalle convenzioni”.
Negli interni arredati da Farman-Farma è naturale quindi riscoprire l’estrosa prospettiva di Djagilev, l’atmosfera esotica di Shéhérazade, l’eccentrica palette di cromie che l’élite parigina accorreva ad ammirare a Chatelet. Sappiamo bene che tra i più assidui visitatori del teatro si annoveravano anche intellettuali e artisti come Picasso, Coco Chanel e il gioielliere Louis Cartier. Agli inizi del XX secolo nessuno di loro avrebbe immaginato quanto l’impatto dei balletti russi potesse permeare in modo indelebile la cultura europea. Di recente, per esempio, abbiamo ammirato la loro rievocazione nella collezione di alta gioielleria Le Paris Russe De Chanel. A distanza di ben cento anni, pare senza dubbio che il segreto della loro originalità eterna sia racchiuso nella libertà di mescolare influenze combinate con l’impegno a rispettare le culture del passato. Djagilev riuscì a farsi intermediario di un panorama molto più ampio che oltrepassava i confini russi. Portò in Occidente l’arte persiana, l’epopea dell’Asia centrale, l’energia ancestrale dell’Oriente. Contaminazioni guidate da un’etica incredibilmente democratica per una estetica libera da rivivere oggi anche nell’arredamento della nostra casa.