Compassato fra i palazzi di Central Park, l’Hudson Boutique Hotel, a New York, passa quasi inosservato dalla strada: nel varcarne la soglia si scopre un luogo intriso di storia, con contaminazioni europee pensate dal designer Philippe Starck che, nel 1997, ne firma la trasformazione.

“In Europa la bellezza è sempre stata premeditata. C’è sempre stata un’intenzione estetica e un progetto a lungo termine, ci sono voluti decenni per costruire, secondo quel progetto, una cattedrale gotica o una città rinascimentale. La bellezza di New York ha una base completamente diversa. È una bellezza internazionale. È sorta senza intenzione da parte dell’uomo, un pò come una grotta di stalattiti. Forme in se brutte si trovano, per caso, senza un piano in ambienti così incredibili che di colpo brillano di una poesia magica.”
(citazione di Franz dal romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”)
Con queste parole Milan Kundera descrive la magia di New York, ed è proprio nel cuore della città più glamour del pianeta che, lungo la 58esima strada, a pochi passi da Central Park sorge l’Hudson Boutique Hotel.
L’Hudson da residenza per giovani donne a boutique hotel.
Costruito nel 1928, per volontà di Anne Tracy Morgan, con la finalità di “residenza per giovani donne“, nel 1941 viene trasformato per offrire ospitalità ai soldati olandesi durante la seconda guerra mondiale. Ma è nel 1997 che l’hotel acquista un nuovo fascino attraverso la visione innovativa del famoso designer francese Philippe Starck. È sua, infatti, la ristrutturazione che conferirà al boutique hotel uno stile “cheap & chic”.

Philippe Starck inizia la sua carriera con la produzione di mobili gonfiabili e si afferma successivamente come architetto realizzando nel 1982 gli appartamenti privati del Presidente della Repubblica all’Eliseo, poi la fabbrica di birra di Asukasa in Giappone e nel 2012 lo yacht privato di Steve Jobs.
L’Hudson Boutique Hotel rinasce dalla creatività e dal talento visionario del famoso designer.
Nella sua opera di ristrutturazione, Philippe Starck, ha scelto per pareti ed pavimenti materiali particolari come il legno africano creando quella speciale atmosfera di “viaggio d’oltreoceano”.

Dettagli di magnificenza all’Hudson Boutique Hotel.
Sontuosi lampadari in vetro di Murano danno vita a scenografici giochi di luce che contrastano con le linee semplici ed essenziali di alcuni ambienti come la Library Bar. Tavoli da biliardo d’epoca circondati da divani in pelle inglese, poltrone imbottite ed antichi tappeti preziosi, rendono ricercato ogni suo dettaglio.

L’Hudson Boutique Hotel è uno dei luoghi più alla moda di Manhattan.
Questo hotel è uno spazio dove regna sovrana l’eccellenza degli arredi e le celebri lobby dai mattoni a vista, impreziosite da candelabri di cristallo e poltrone dalle tonalità argento, evocano l’atmosfera delle cabine degli yacht o dei saloni delle navi da crociera di élite.

All’interno dell’Hudson Boutique Hotel affreschi di Francesco Clemente.
L’opera di ristrutturazione ha obbedito a criteri di linearità ed essenzialità arricchita da quella nota di originalità che da sempre caratterizza Philippe Starck, come nell’Hudson Bar, con il suo inconfondibile pavimento giallo fosforescente abbinato agli affreschi di Francesco Clemente.

Uno spazio esclusivo, scenario di eventi mondani della New York “up to date” e in passato ambientazione della rinomata serie “Sex and the city” e dalle sue eclettiche protagoniste. Gli arredi di Philippe Starck decorano tutti gli spazi, dall’interno fino al parco privato, una vera oasi di raffinatezza, e alla suggestiva terrazza che regala una vista mozzafiato della frenetica ed adrenalinica New York.
Dal passato a oggi, un viaggio nel design di Philippe Starck all’interno dell’Hudson Boutique Hotel.
Concludiamo il nostro viaggio nel mondo del design di Philippe Starck portando una sua citazione che spiega chiaramente ciò che sta alla base della sua geniale visione innovativa:
“Occorre lavorare sulla ridefinizione della produzione, sulla ridefinizione del rapporto uomo e materia perché l’uomo possa ritrovare il proprio spazio senza essere attanagliato, asfissiato, ricoperto da un mucchio di cose futili, generalmente portatrici di simbolismi estremamente dubbi”.
