Lo splendido Palazzo Franchetti di Venezia ospiterà da maggio 2021 la mostra Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità, che si prospetta come un viaggio tra le opere del maestro in dialogo con reperti etruschi di eccezionale valore.

Massimo Campigli, Zingari, 1928, olio su tela, 96,4 x 76 cm. – collezione Augusto e Francesca Giovanardi, Milan; Photo Credit: Alvise Aspesi
Le opere di Campigli selezionate per la mostra dialogano con una cinquantina di reperti della civiltà etrusca, molti dei quali inediti ed esposti per la prima volta o provenienti da importanti operazioni di recupero di materiale archeologico.
Individuati dalla Soprintendente Margherita Eichberg assieme agli studiosi del Comitato Scientifico e con l’apporto scientifico della storica dell’arte Martina Corgnati, curatrice della mostra.
La mostra offrirà la possibilità di osservare molte delle composizioni arcaicizzanti di Massimo Campigli, dipinte dal 1928 al 1966: queste opere portano in luce come ad un certo punto della sua vita il maestro abbia tratto ispirazione dall’arte etrusca iniziando a condividere atmosfere, segni e colori di questo affascinante popolo

Massimo Campigli, Donne con l’ombrellino, 1940, olio su tela, 100 x 81 cm. – Collezione privata
[…] Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico». Così lo stesso Campigli descrive la visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma nel 1928: momento decisivo e di fondamentale importanza per l’avvio del proficuo dialogo con l’arte del passato che influenzò fortemente la sua produzione artistica più matura.
Grazie al contatto con l’arte etrusca, Campigli torna ad una purezza primordiale espressa attraverso quei colori tenui propri degli affreschi che dal passato sono giunti fino a noi.
Le sue forme seguiranno il profilo di statue votive o di anfore, di figure femminili con busti a clessidra che diventano quasi immagini atemporali.

Cratere a mascheroni apulo a figure rosse.Ca. 340-320 a.C. Produzione apula, cd. stile “ornato”, attribuito al Pittore di Baltimora. Terracotta. Alt. (alle anse) cm 82,5; alt. (all’orlo) cm 72,5; diam. max cm 50,0. Tarquinia, Depositi SABAP VT-EM. Foto di Simone Felici
Coesistenza tra antichi splendori e attualità
Vasi, gioielli, statuine e molti altri reperti esposti in mostra a Venezia costituiscono l’alfabeto artistico di Campigli, puntuale nel richiamare e nell’evocare le formule espressive appartenenti alla gloriosa civiltà etrusca. In questo dialogo profondo, la sua arte riesce ad immergere il visitatore in una dimensione dove il tempo sembra fermarsi in un continuo scambio tra linguaggi del passato e del presente.

Testa votiva maschile. III sec. a.C. Coroplastica votiva. Alt. cm 30; largh. cm 14. Montalto di Castro, Depositi Fondazione Vulci. Foto di Simone Felici
Il percorso espositivo si articola in più sezioni in cui si rintracciano riferimenti puntuali con l’arte etrusca: la prima sezione della mostra è dedicata alla figura umana, divisa in uomini e donne; proseguendo nel percorso, si apre il mondo degli animali, composto da uccelli, cavalli, animali selvatici; infine, si incontra la sezione con opere che si soffermano su forme e geometrie.
L’incontro con l’arte etrusca appiattisce le forme della sua produzione artistica, determina la predilezioni di sfondi chiari e indefiniti in cui collocare elementi monocromatici limitando la tavolozza ai toni di bianco, marrone, ocra e nero con un evidente rimando alla terracotta antica.
