Robert Zellinger de Balkany, conosciuto come Robert de Balkany, è stato un imprenditore francese d’origine rumena, figlio di Aladar Zellinger Balkanyi.
Robert studia architettura negli Stati Uniti per diventare, come il padre, un innovativo imprenditore in ambito immobiliare.

Proprio oltreoceano scopre il nuovo concetto dei grandi centri commerciali che di lì a poco importerà anche in Francia.
Negli anni tra 1968 e il 1978, con Claude Balik, suo fedele architetto, è l’artefice di una vera e propria trasformazione urbanistica dell’ Île-de-France.
Portano la sua firma alcuni dei più grandi e innovativi progetti immobiliari e architettonici che fioriscono in quegli anni a Parigi e dintorni come i complessi di Elysee 1 ed Elysee 2 che raccolgono più di 1400 appartamenti al loro interno, e il più grande condominio d’Europa Parly 2 e Grigny 2 con 7.500 appartamenti oltre a un moderno centro commerciale.

Abile e brillante imprenditore nonché appassionato collezionista, nel corso di 50 anni completa una straordinaria raccolta di oggetti lussuosi battuti all’asta in occasione della Biennale des Antiquaires nel settembre 2016, ad un anno esatto dalla sua morte avvenuta a Ginevra.

Robert de Balkany, come trapela dagli interni della sua residenza imperiale, predilige ambienti accoglienti, lussuosi ed estremamente sofisticati. Un’abitazione di grande rappresentanza sociale perfetta per il suo ruolo di prestigioso uomo d’affari.

Tale dimora prende il nome di Hotel de Feuquieres, un palazzo del 1730 al civico 62 di Rue de Varenne a Parigi, residenza dell’imprenditore dal 1969, anno in cui sposò la principessa Maria Gabriella di Savoia.

Il palazzo è stato restaurato tra il 2011 ed il 2014 grazie al prezioso contributo di Federico Forquet, arredatore napoletano che, negli anni Sessanta, aveva conquistato il mondo della ‘haute couture’ per poi spostare la sua attenzione sull’affascinante universo del design, dell’arredamento e del giardinaggio.

Negli ultimi due decenni l’eclettico decoratore ha donato nuova luce al Palazzo Reale del Belgio e a numerosi palazzi e ville nobiliari romane applicando al suo lavoro la medesima visione, scevra di qualsiasi compromesso, che aveva già dimostrato nel mondo della moda.
Come afferma lo stesso Forquet: “Se crei un impero, poi sei costretto a diventare imperatore. Io preferisco essere un privato, e felice, cittadino del mondo.“
In tal modo l’espressione creativa diventa una mera ricerca personale e non un trionfo da esibire in pubblico.
Federico Forquet sceglie così i tessuti per le stanze della sfarzosa dimora, osando con sgargianti tonalità pur sempre in perfetta sintonia con i tesori di antiquariato presenti.

Negli arredi dei saloni principali regnano sovrani i colori del nero, del dorato e del rosso ciliegia; la sala da pranzo è decorata con le nuance del verde esaltato da arredi in legno di pino che donano alla dimora un fascino assoluto.


Maestosi armadi intarsiati con pietre preziose, imponenti statue in bronzo, enormi specchi in legno dorato e dipinti antichi arredano e impreziosiscono il primo piano della residenza dove si respira un’aria risalente al XVIII secolo.
Orologi e scenografici candelabri in foglia d’oro convivono con le sedie Luigi XV della sala da pranzo in contrasto con gli elementi architettonici della biblioteca che rievocano lo stile dello Château de Groussay.

Gli acquerelli presenti nelle stanze del terzo piano portano la firma del pittore e designer russo Alexandre Serebriakoff, uno degli artisti specializzati nella rarissima tecnica del ritratto d’interno, grazie al quale lascia una dettagliata testimonianza delle feste dell’alta società francese .

Queste stanze sono frutto delle scelte stilistiche di Henri Samuel, uno dei primi veri e propri esperti nel mischiare epoche differenti nell’ambito dell’interior design.
Il designer amava contrapporre un arredamento in stile Luigi XVI a quadri astratti o magari affiancare oggetti orientali a complementi d’arredo in stile Luigi XIII.

“C’est du Braqueniè” esclamano gli esperti! Una frase che racconta dell’importanza e del prestigio di questa storica casa fondata nel 1824, simbolo indiscusso del vero spirito del classicismo francese. Quel classicismo pregno di grazia ed eleganza di un’azienda che, anche dopo essere entrata a far parte del Gruppo Pierre Frey (era il 1991), non è mai stato snaturato ma, anzi, ha continuato ad essere uno dei protagonisti assoluti del Made in France nel mondo.

Uno straordinario eclettismo che ritroviamo nella sua casa di Rue du Faubourg Saint-Honoré in cui si può ammirare un dipinto di Richard Lindner su di un tavolo impero attorniato da sedie neoclassiche, accanto a un tavolo dello svizzero Diego Giacometti (fratello minore del più conosciuto Alberto) arricchito da sedie in ottone e plexiglass disegnate da Philippe Hiquily.

L’uso di tonalità originali ed inusuali, cumuli di cuscini e soprammobili dalle mille forme, danno vita ad ambienti vistosi e al tempo stesso accoglienti dove il tocco di Henri Samuel è subito riconoscibile.

Appare chiaro quindi che, per la sua residenza, Robert de Balkany non trascuri alcun dettaglio esaltandone, piuttosto, l’intrinseca regalità e diventando, a ragion veduta, uno dei migliori clienti della Maison di tessuti e tappeti Braquenié, indiscussa regina dell’Art de Vivre parigina.

Credits: Casa Marbrisa