Attraverso incantata la soglia che mi conduce alla reception del Senato Hotel Milano, un trionfo di luci, bucolicamente rivestita da lampade a forma di foglie di ginkgo biloba in ottone.
Entro, così in quella che, da oltre un secolo, è la casa privata della famiglia Ranza, rinomata famiglia di imprenditori, trasformata poi, in modo incantevole, in un boutique hotel.
Ciò che mi colpisce, immediatamente, è quell’allure internazionale che rievoca influenze orientali sapientemente adattate alla filosofia di una città misteriosa ed elegante che si manifesta, in punta di piedi, forte della sua sobrietà e del suo fascino, custodito nei magnifici cortili dei palazzi o nelle innovative opere architettoniche, perfettamente integrate, nel contesto territoriale.
Il Senato Hotel rispecchia la Milano di oggi, la ripropone nella corte centrale della lobby occupata da uno specchio d’acqua meraviglioso, quasi a voler ricomporre i fasti del passato, quando il Naviglio Grande scorreva, maestoso, davanti lo storico palazzo.
Ogni elemento è studiato per esprimere la sintesi tra tradizione ed innovazione: un dualismo, espresso dall’accostamento di marmo, legno e ottone degli arredi, che viene inondato dalla luce delle lampade a parete minuziosamente lavorate a mano, frutto dell’opera del più alto artigianato italiano.
Il design racconta una storia tutta milanese dove lo stile neoclassico del palazzo, che simboleggia la più sofisticata cultura meneghina, dialoga con il linguaggio contemporaneo espresso da una concezione moderna degli spazi.
Le stanze di questo boutique hotel d’eccellenza, futuristico nell’utilizzo degli effetti architettonici, ma al contempo così fortemente austero e classico, rappresentano il trionfo del bianco che illumina il rovere del parquet a spina di pesce, in perfetto stile meneghino.
Largo, dunque, alle cornici in gesso, alle foglie di ginko in ottone, al nero di eclettici dettagli come le abat-jour o le ultra chic poltroncine in velluto che spiccano sullo sfondo di due porte in ferro, tagliate in laser, e ispirate ad un disegno di Pietro Portaluppi per un palazzo in Porta Venezia.
L’interior design del Senato Hotel Milano è firmato da Alessandro Bianchi, innovativo architetto milanese che ama definire la sua opera di restauro dello storico e blasonato palazzo, come anacronistica: un richiamo continuo al biscione visconteo.
Gli estratti dei film che vedono protagonista la Milano dagli anni ’60 ad oggi scorrono, a flusso continuo, nella saletta Chesterfield, raccontando la vita di una città ambasciatrice di una grande tradizione culturale.
La sfida vinta di Alessandro Bianchi, insieme alla famiglia Ranza, è stata proprio quella di regalare alla città un luogo unico e speciale.
Il risultato? Un restauro “che racchiude in sè molte anime, e tanta storia dell’architettura”, come proclama orgoglioso l’architetto.
Tra scintillanti bagliori dorati, marmi pregiati, dorature rococò tipiche delle residenze veneziane, regna, incontrastata, una corte ottocentesca che custodisce, gelosamente, un giardino segreto proteggendolo ed, al contempo, integrandolo col mondo moderno.