L’arte come forma di vita quotidiana.
Il sapore dell’arte e il raffinato gusto londinese si ritrovano al 40 Dover Street di Londra, nell’ex residenza londinese della famiglia del barone Stanley di Alderley, un’affascinante complesso del XVIII secolo che ospita il “The Arts Club”.

Da quando fu spostato nel 1890 da Hannover Square, dove restò per i primi trent’anni di vita, il Club ha sempre mostrato elevati standard di frequentazione da parte di persone abbienti che ne hanno mantenuto immutato il valore nel tempo.
Il complesso, ampiamente ricostruito a seguito di un bombardamento tedesco subito tra l’estate e l’autunno del 1940, non ha perso la sua eleganza strutturale, perfettamente inquadrata nello stile londinese del quartiere Myfair in cui sorge, racchiuso tra le aree verdi di Hyden Park, Berkeley Square Gardens e di St James Park dove è la residenza della famiglia reale britannica, il Buckingham Palace.

Fondato nel lontano 1863 da gentiluomini con ampie vedute sociali, il Club ha contato tra i suoi frequentatori molti personaggi di lustro, tra i quali gli scrittori del calibro di Dickens, nonché suo fondatore, musicisti come Tosti, Halle e Liszt, o artisti vari tra i quali Rodin, Kipling, Monet, Degas e Whistler, oltre ad una serie di chirurghi, avvocati e professionisti preminenti. L’interesse era legato al respirare l’arte nel vivere quotidiano, assaporare quella gioia profonda e sete di conoscenza che solo l’arte ti induce, smuovendo la consapevolezza al fine di far vibrare l’intelletto. Si puntava ad offrire a coloro che amavano le arti, la letteratura e le scienze un paradiso dove potersi incontrare e discuterne, spolverandosi dalle spalle i detriti causati da ben due conflitti mondiali.

“Questo Club è istituito al fine di agevolare il rapporto sociale di coloro che sono connessi, o interessati all’arte, alla letteratura o alla scienza”

Una completa ventata di freschezza è giunta nel 2011 a seguito di un’integra ristrutturazione nell’organizzazione del The Arts Club, trasformando il luogo in una vera e propria istituzione, affiancando alle aree comuni, suite uniche, discrete ed eleganti rifinite con manufatti artigianali di pregio, capaci di accogliere i soci in luoghi con una privacy assoluta.

L’eleganza è ciò che colpisce varcando la scura porta d’ingresso, un posto in cui sembra fondersi la storicità consolidata di un luogo che fu, con la più profonda e dinamica contemporaneità, secondo il gusto di Amelie von Wedel e Pernilla Holmes, consulenti artistiche e curatrici del The Arts Club che, assieme al direttore esecutivo Alice Chadwyck-Healey, sono riuscite a conservare al centro dell’interesse proprio la collezione d’arte, arrivando a combinare le tendenze internazionali mantenendo i riflettori puntati su artisti britannici, un vero mix organico tra installazioni specifiche del posto e acquisizioni accuratamente selezionate e incastonate su delle grandi superfici bianche e lucenti.

Resta unica la sensazione di percepire il profumo della pelle battuta che fodera le testate dei letti, il soffice camminare sui tappeti dalle moderne e rifinite decorazioni geometriche, la rilassatezza avvertita nei raffinati bagni in cui giocano in contrasto marmi bianchi e istallazioni in ghisa satinata, la completezza avuta nel guardare dalla terrazza dell’attico l’incantevole scenario dato dal rincorrersi dai palazzi signorili tra cui svetta lo skyline e le aree verdi e vissute dei parchi, il sapore ricercato nei prelibati piatti preparati nei ristoranti interni, la pacatezza respirata nel giardino o nell’area biblioteca, o ancora l’armonia e la convivialità riconosciuta nella sala discoteca dove rockstar ricercate si esibiscono in concerti intimi e riservati, in pieno stile Swinging London. Tutto sembra intrecciarsi in modo armonioso conservando quel pizzico di carattere raffinato e nobile tipico delle terre britanniche, come a ricordare che ci si muove a pochi passi dal cortile della regina.

La rievocazione del passato come specchio verso il futuro
La collezione permanente del The Arts Club comprende opere di Tomás Saraceno, John Baldessari e John Stezaker, che si adagiano accanto alla collezione storica del Club e ad una serie di mostre temporanee che cambiano tutto l’anno e che generano quel giusto fermento e guizzo, immagine di un’arte sempre in continuo divenire: nulla è statico, tutto si muove.

La collezione del The Arts Club riflette la ricca e variegata scena artistica Mayfair al di fuori e all’interno delle mura del Club.
Pieno di riferimenti visivi, la nuova collezione (fotografie, stampe, dipinti, opere d’arte in generale) interagisce giocosamente con l’architettura e l’esperienza delle camere. Tra le nuove acquisizioni, opere di artisti di fama mondiale come Nobuyoshi Araki, Sam Taylor-Johnson e il rivoluzionario Guy Bourdin, che completano il vivo e dinamico gruppo di opere che riflette l’alto calibro della collezione permanente.

Ciò che emerge, come espresso dal design David d’Almada, è la capacità di catturare in uno stesso spazio elementi eleganti e di glamour tipici dell’Art Déco europea, immagine della prima metà del XX secolo, che s’inquadra perfettamente con l’atmosfera del “The Arts Club”, frapposta a ventate contemporanee e fresche che rendono il Club un luogo ricercato e di stile.

Il “The Arts Club”, con orgoglio, continua ad essere un punto centrale per i creatori e gli imprenditori che si incontrano, scambiano idee, cenano e partecipano ai vari eventi, anche di beneficenza, mantenendo tra le principali aree di interesse l’arte, la moda, il cinema, la letteratura, la performance, la fotografia, la scienza, il teatro e i media, ritagliandosi così nuovamente un punto focale nella vita culturale contemporanea londinese, conservando il passo con i fermenti dinamici della società attuale.