A sorpresa ma non troppo, nel bel mezzo di un’estate a questo punto più che mai rovente, anche il più importante colosso dell’orologeria svizzera, Swatch Group, annuncia la fuoriuscita da Baselworld 2019. Probabile inizio di un inevitabile effetto domino.
Tanti si sono limitati alle parole. Nick Hayek, invece, è passato ai fatti. Ed ora Swatch Group, tra le grandi holding dell’orologeria, è per tutti quella che “lo ha fatto per prima”. E che gli altri dovranno inevitabilmente seguire.
Lo avevamo scritto a chiare lettere poco dopo la chiusura dell’edizione 2018 e poi anche ribadito in tempi non sospetti: già da qualche tempo su Basilea non faceva che tirare una brutta aria. E, nonostante le rassicurazioni di facciata dell’ente fiera, corso ai ripari persino con l’azzeramento dei vertici, era fin troppo evidente che ci sarebbe stato poco di che stare tranquilli. Ma, rumors a parte, va detto che forse in pochi si sarebbero aspettati un degenerare della situazione così repentino. Perché che molti marchi fossero intenzionati a cambiare aria da qui a un paio di anni era cosa nota, ma che Swatch Group rinunciasse a prendere parte con effetto immediato a Baselword 2019 forse non se lo aspettava nessuno. O quasi.
Se desideri approfondire le considerazioni post evento e l’analisi di The Ducker sul futuro dei saloni dell’orologeria, clicca sui titoli qui sotto e leggi gli articoli di Diego Tamone.
Quasi, appunto. Perché quella presa dal patron di Swatch Group Nick Hayek, seppur dolorosa e potenzialmente dirompente, non è stata sicuramente una decisione d’istinto. Ma piuttosto ben ponderata, nonostante la grande attenzione da sempre riposta dal gruppo nei confronti della fiera così come di tutte le realtà del settore presenti (che per buona parte vivono grazie alle forniture di componentistica delle sue aziende). Ma, si sa, a farsi mungere senza ritegno come vacche da latte, alla lunga, non sta bene a nessuno. E, conti alla mano, nonostante una semestrale che ha evidenziato una crescita del fatturato netto del 14,7% segno di ottima salute, anche il gruppo Swatch alla fine ha detto basta. Una decisione a suo modo storica e destinata a lasciare il segno che, all’atto pratico, non vedrà il colosso delle lancette ai nastri di partenza di Baselworld 2019.
Tra le motivazioni ufficiali, la necessità di adeguarsi ai tempi che cambiano, ma anche a un mercato dell’orologeria evoluto, tanto da necessitare oggi ritmi e approcci differenti. Un’esigenza che, è evidente, si scontra con un sistema-fiera sempre più obsoleto. Incapace di reinventarsi, di mostrarsi dinamico e creativo, di venire incontro insomma alle mutate esigenze dei marchi.
Considerazioni che, a margine, non hanno risparmiato un giudizio “di fioretto” nei confronti proprio dell’ente fiera, accusato di pensare più a rientrare dagli ingenti investimenti fatti per la nuova struttura piuttosto che al bene degli operatori stessi di settore. The Swatch Group, insomma, ha rotto gli indugi, ha sparigliato le carte, ha dimostrato di essere sempre di più la realtà trainante del settore. Ora, nulla sarà più come prima. E dopo il vuoto (fisico e non solo) lasciato dai suoi marchi, il futuro della fiera – la cui società organizzatrice è immediatamente crollata in borsa dopo l’annuncio – non può che apparire sempre sempre più complicato.
Intanto, dopo il comunicato di Swatch Group marchi, non è mancata la risposta degli organizzatori. Pronti ad annunciare importanti cambiamenti per l’edizione di Baselworld 2019. A beneficio di espositori, visitatori e operatori del settore.
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