Peggy Guggenheim torna alla Biennale 70 anni dopo.
Ci fu un tempo in cui una grande collezionista chiamata Peggy Guggenheim fu in grado di influenzare i gusti, il mercato dell’arte e i più grandi protagonisti della storia del Novecento.
Questa donna, dalla vita romanzata e raccontata nella sua autobiografia Out of This Century, costituisce, ancora oggi, una figura importante nel mondo dell’arte moderna. Collezionista e mecenate, ma anche mercante e gallerista, fece dell’arte la sua vita intrecciandovi insieme diversi fili in una intricata trama fatta di passione, lavoro, denaro, uomini, sacro e profano.
Anticonformista, egocentrica e in grande anticipo sui tempi, ma anche visionaria e protagonista di scena, amava stare al centro dell’attenzione pubblica.
L’arte moderna mi ha conquistata non appena l’ho conosciuta,
ne ero diventata dipendente, non era mai abbastanza.
(P.Guggenheim)
Affascinata dalle grandi e brillanti menti e dal sapore che l’arte dava, nel corso della vita, Peggy Guggenheim si circondò di personaggi illustri aprendo diverse gallerie prima a Parigi con mostre uniche sui surrealisti e il subconscio, poi a Londra e New York.

Questa donna dalla parte delle donne, dopo aver vissuto oltreoceano per alcuni anni e organizzato mostre di altissimo livello con artiste dal calibro di Frida Kahlo, decise di ritornare in Europa, in particolar modo nella sua amata Venezia, città che esercitava un particolare fascino, tanto da aprirci il celebre museo che porta oggi il suo nome, e nella quale vi permase fino alla fine dei suoi giorni.
A Venezia, dove il mistero e la magia convivono, si poteva respirare Peggy Guggenheim in ogni dove.
E così, nel 1948, un momento preciso della sua carriera, fu ospite alla XXIV Biennale di Venezia nel padiglione greco. Una partecipazione di grande effetto, che ebbe risonanza in tutto il mondo: tutti volevano venire a Venezia per ammirare le sue collezioni.
La mia mostra ebbe una risonanza enorme e il mio padiglione divenne uno dei più popolari della Biennale.
Tutto ciò mi emozionava terribilmente, ma quel che mi piacque di più fu veder comparire nei prati dei giardini pubblici il nome Guggenheim accanto a quelli della Gran Bretagna, della Francia, dell’Olanda, dell’Austria, della Svizzera, della Polonia […]
Mi sembrava di essere un nuovo paese europeo.
Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte.
Nel 2018 ricorre il 70° anniversario di questo particolare evento storico e la mostra 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim curata da Gražina Subelytė ne celebra il momento.
Fino al 25 novembre 2018, negli spazi espositivi della Project Rooms della Collezione Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni di Venezia, sarà possibile entrare in contatto con quella che è stata la scelta artistica della mecenate.
La mostra costituisce la riproduzione dell’ambiente e dell’atmosfera del padiglione attraverso l’esposizione di documenti, fotografie, lettere e una maquette che ne ricostruisce gli spazi e l’allestimento originario del ’48, seguito dall’ architetto veneziano Carlo Scarpa.
Tra le opere esposte, troviamo molte di quelle oggi sono presenti nella Collezione Peggy Guggenheim: Pollock, Still e Rothko, ma anche Giacometti, Ernst e Arp, che insieme ad altre in seguito donate, quali Composizione n. 113 (1939) di Friedrich Vordemberge-Gildewart e Composizione (1936) di Jean Hélion, oggi nella collezione del Museo d’arte di Tel Aviv, e che dagli anni ’50 non sono mai più state esposte a Venezia, vanno a costituire un patrimonio inestimabile.
