Le fotografie di Oliviero Toscani sono fatte per provocare, rivoluzionare, lasciare un segno nella nostra memoria. Un ricordo che accompagna inequivocabilmente un messaggio che a distanza di anni si fa ricordare. La mostra 50 anni di” magnifici fallimenti” di Oliviero Toscani ci fa compiere un viaggio a ritroso, negli scandali e polemiche più accese degli ultimi 50 anni. Ospitata al MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna, sarà aperta fino al 30 giugno 2019 ed è curata da Nicolas Ballario, con l’organizzazione di Arthemisa.
Qual è il vero scopo dell’arte?
A dircelo è lo stesso Toscani, quando, nell’introduzione del suo progetto Razza umana usa queste parole: L’unico e vero scopo dell’arte è la testimonianza della condizione umana. Mi sono sempre interessato all’imperfezione umana. Perché all’interno dell’imperfezione umana c’è tutta la creatività possibile, di fronte a una quercia, un salta martino, il monte bianco, il mare, mi commuovo fino ad un certo punto perché tutti gli elementi della natura sono perfetti. Mi commuovo di fronte all’unicità di ogni individuo e per questo fotografo gli esseri umani nelle molteplici espressioni. La mostra 50 anni di” magnifici fallimenti” di Oliviero Toscani è questo. Una chiave per leggere attentamente ciò che accaduto in questi ultimi 50 anni di storia: fallimenti, capitalismo, mercato, identità razziale, guerre, ingiustizie, vita e morte.
Ritratto di Oliviero Toscani_Foto di Oliviero Toscani Studio
Un racconto per immagini della carriera di Oliviero Toscani
Il percorso espositivo ripercorre la carriera del grande fotografo, attraverso le oltre 100 fotografie più note che mettono in scena la potenza creativa e la carriera di Toscani. Le immagini del noto artista hanno fatto discutere il mondo intero su temi come il razzismo, la pena di morte, l’AIDS e la guerra. Tra i lavori in mostra, troviamo il famoso Bacio tra prete e suora del 1992, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007. Ma non solo. Saranno infatti presenti anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che il fotografo ha contribuito a cambiarne radicalmente volto.
Oliviero Toscani_United Colors of Benetton 1992_©olivierotoscani
Ogni scatto, uno scandalo
Il suo primo grande scandalo è del 1973 quando fotografa in primissimo piano il fondoschiena di Donna Jordan con su i jeans della marca Jesus e ci piazza sopra lo slogan “Chi mi ama, mi segua”. Il manifesto fa il giro del mondo e le polemiche infuriano come mai prima era successo intorno a una pubblicità. Una possibilità espressiva imprevista dietro a un’immagine. Il nome di Oliviero Toscani è ormai noto in tutto il mondo.
Gli anni ‘70 sono gli anni in cui lavorerà con le riviste più importanti e i marchi più noti di tutto il mondo: Vogue, Harper’s Bazaar, GQ, Elle. E poi Missoni, Valentino, Armani, Esprit, Prenatal, Chanel e soprattutto Elio Fiorucci, con il quale Toscani stringe una forte collaborazione.
Dal 1982 Toscani ribalta il senso della fotografia di moda, portando davanti agli occhi dei consumatori, con le campagne di Benetton, i temi sociali più forti e vivi del momento: razzismo, fame nel mondo, AIDS, religione, guerra, violenza, sesso, pena di morte.
Oliviero Toscani_United Colors of Benetton 1990_©olivierotoscani
La pubblicità come mezzo di denuncia sociale
Toscani usa il mezzo pubblicitario per parlare dei problemi del mondo. Anche dopo Benetton i suoi scandali arrivano puntuali. Dal 2007, con il progetto Razza Umana, al centro della sua fotografia c’è lo studio della società, dei soggetti come collettività dinnanzi alle problematiche del momento: omologazione e globalizzazione. Il ruolo dei suoi scatti è dunque quello di rappresentare la coesistenza delle differenze: uguali, ma diversi, unici, autentici.