La Fondazione MAST di Bologna riapre al pubblico e ospita, fino al 19 settembre 2021, la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse. Curata da Urs Stahel, il percorso espositivo costituisce un’occasione unica in termini di impatto visivo, capace di sovvertire il modo in cui percepiamo la realtà.
Critica sovvertiva
L’artista irlandese, Richard Mosse, ha sovvertito l’ordine delle cose sin dagli esordi della sua carriera, rendendo unico e inusuale il mondo che siamo abituati a vedere. Tecniche di sperimentazione, contaminazione, prese in prestito dagli strumenti di derivazione militare impiegate nelle zone di guerra, diventano per Mosse il suo mezzo di comunicazione e denuncia delle situazioni critiche. Uno stravolgimento totale della rappresentazione fotografica, in grado di creare immagini che colpiscono per estetica, ma che al contempo suscitano una riflessione etica. Disorientamento, confusione e meraviglia. Queste le sensazioni che si provano dinnanzi alle fotografie di Mosse, che attraverso la bellezza, riescono a restituire raccontando sofferenza e la tragedia. L’invisibile diventa visibile, in tutta la sua natura conflittuale e travolge, come un fiume in piena.
© Richard Mosse Pool at Uday’s Palace, Salah-a-Din Province, Iraq, 2009 Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York
Esperienza immersiva
Nella mostra, le fotografie di grande formato e i video generano un’esperienza immersiva di rara intensità, sorprendente per la forza degli stimoli visivi e sonori. Tutto diventa visibile e presente: i conflitti, le migrazioni, il cambiamento climatico.
Un racconto emozionante nel quale perdersi
Ospitata su tre livelli della Fondazione, la mostra accoglie il visitatore con i primi lavori del fotografo scattati nel Medio oriente, Europa Orientale e confine tra Messico e Stati Uniti, per poi catapultarci in Congo, con la serie Infra, che ha reso celebre l’artista. Paesaggi naturali, ribelli, civili e soldati. Una tensione continua tra vittime e carnefici nel cuore della giungla come cornice e sfondo. Così attraverso l’alterazione cromatica, grazie all’impiego della pellicola Kodak Aerochrome, il paesaggio cambia volto e da verde intenso acquisisce sfumature che vanno dal rosso al rosa, proiettando l’osservatore in una dimensione surreale, in bilico tra finzione e realtà. Un racconto emozionante, nel quale perdersi facendo emergere ancora con più forza la precarietà.
© Richard Mosse Vintage Violence, eastern Democratic Republic of Congo, 2011 * Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York
Giochi di colore e apparizioni fantastiche
L’esposizione si sposta poi nel Foyer dove in mostra c’è la serie Heat Maps, Ultra e Tristes Tropiques. Le immagini, realizzate con una termocamera, costituiscono testimonianze di libertà negate e immobilismo figlio di conflitti, crisi ambientali e giochi di potere. Un linguaggio volto a mettere in luce il fallimento politico e i contrasti di realtà e situazioni. Con la serie Ultra, invece, vengono messe in luce le bellezze della foresta pluviale attraverso una torcia a luce ultravioletta ed esposizioni multiple. Bagliori metallici, magici riflessi e colori vivaci valorizzano muschi, licheni, orchidee e piante carnivore. Un gioco di colori e apparizioni fantastiche per creature di una natura a rischio. Azioni di deforestazione e distruzione ambientale documentate costantemente per ostacolare l’impatto.
© Richard Mosse Mineral Ship, Crepori River, State of Para, Brazil, 2020
Attraverso gli occhi dell’artista
Al livello 0 trovano invece spazio le video installazioni. Video che catturano e rapiscono, portando il visitatore all’interno della pellicola e facendogli vivere percorsi attraverso gli occhi dell’artista.
© Richard Mosse Souda Camp, Chios Island, Greece, 2017 ** MOCAK Collection, Krakow
Una mostra profonda, inusuale e imponente, nella quale perdersi e riflettere sulla storia ed eventi che caratterizzano il nostro tempo.