Si muovono danzando nell’aria e nello spazio, libere ed impalpabili, talvolta in silenzio, talvolta accompagnate da una soave melodia. Sembrano apparentemente instabili, ma sorprendentemente resistono allo scorrere del tempo da quando il loro Deus ex Machina le ha create. Sono le sculture cinetiche di Alexander Calder e fino al 6 marzo 2016 potrete ammirarle alla Tate Modern a Londra.
“Alexander Calder: Performing sculpture” è una spettacolare esibizione dell’opera di uno dei più innovativi artisti del XX secolo che riuscì a trasformare la scultura da oggetto statico a opera in continuo movimento, tanto da essere vissuta in tempo reale. Da sempre affascinato da quelle variabili matematiche che conducono all’equilibrio, fu un ingegnere mancato scegliendo l’arte per tutta la vita, Alexander Calder si trasferì a Parigi negli anni ’20. Qui iniziò a respirare l’atmosfera culturale ed artistica della Ville Lumière entrando in contatto con artisti del calibro di Joan Mirò e Fernand Léger con cui condivise la passione per l’universo circense. Ma fu l’incontro con il grande Piet Mondrian che lo convertì all’astrattismo. Se fino ad allora i suoi lavori erano semplici sculture di filo di ferro, dal 1930 iniziarono a comparire i cosiddetti “Mobile”, rivoluzionarie forme astratte tridimensionali. Forme cinetiche e sculture sospese nell’aria declinati nei più vividi rosso, giallo, bianco e nero, i colori primari tanto cari anche a Mondrian. I famosi “Red Panel” , “White Panel” e “Snake and the Cross” del 1936 sono l’esempio della continua sperimentazione dell’artista sulle forme nello spazio e in una parola rappresentano il punto di partenza che mosse tutti i successivi studi sulle possibilità di fare scultura.
L’artista ingegnere affascinato dal dinamismo del cosmo si cimentò poi con i famosi “Mobile motorizzati” per liberare poi la sua fantasia verso sculture animate solamente dalle più leggere correnti d’aria, completamente libere nel vento e nello spazio. Arrivarono poi i suoni ed elementi coreografici che cambiarono radicalmente la scultura tradizionale, come “Red Gong” del 1950 e “Streetcar” 1951.
L’esibizione alla Tate Modern di Londra traccia l’evoluzione di questo inedito vocabolario della scultura, dai primi anni in una Parigi travolgente e bohemienne, fino all’epoca più matura trascorsa in Connecticut e nella città di Saché in Francia.
Opera finale della mostra «Black Widow», gigantesca scultura mobile creata da Alexander Calder nel 1948 che prima di oggi non aveva mai abbandonato il Brasile. Un’ultima eccezionale dimostrazione di come la sua nuova visione di arte possa essere una metafora del libero ordine sociale. In equilibrio perfetto, il più elegante ed eterno dinamismo sorride allo scorrere del tempo.
In evidenza: Alexander Calder (1898 - 1976) Triple Gong c.1948 Calder Foundation, New York, NY, USA © 2015 Calder Foundation, New York / DACS, London
Alexander Calder: “Performing sculture”
11 Novembre 2015 – 3 Aprile 2016
Tate Modern, Level3
Tate.org.uk