A Visual Protest. The Art of Banksy è la mostra ospitata nelle sale del MUDEC di Milano fino al 14 aprile 2019 e che racconta, con la forza evocativa delle immagini, l’operato di Banksy.
Artista e writer inglese, la cui identità rimane tuttora nascosta, è considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea, soprattutto dalle generazioni più giovani.
Una lotta ad armi impari quella che fin dagli anni ’90 l’artista porta avanti. Da una parte troviamo le grandi corporazioni, che gestiscono la nostra vita, acquisti e consumi, operando nella società contemporanea soltanto per il proprio profitto, dall’altra invece troviamo un artista dall’identità nascosta e nebulosa che, cosciente della realtà dalla quale è circondato, cerca di gettare luce sulla realtà e l’aspetto straniante e ingannevole che il quotidiano ha assunto.
Arte e capitalismo costituisce una diatriba già conosciuta nel passato, ma se il capitalismo del nuovo millennio, caratterizzato da mille volti, non ha una fisionomia definita, allo stesso modo l’artista nasconde la propria identità e si rende sfuggente, portando avanti valori ai quali la gente ha smesso di credere come pace, giustizia e libertà. La sua protesta visiva non conosce limiti geografici e coinvolge un vastissimo ed eterogeneo pubblico.
Banksy a Milano: la prima mostra in Italia dell’artista
Attraverso questa esposizione ideata da Madeinart e promossa dal Comune di Milano- Cultura e da 24 ORE Cultura- Group 24 ORE, sono presenti circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video, circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali, che racconteranno attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy.
Amo i graffiti. Amo questa parola. I graffiti per me sono sinonimo di meraviglia. Qualsiasi altro genere artistico in confronto è un passo indietro, non c’è dubbio.
Banksy
Banksy in mostra al MUDEC di Milano: perché visitare l’esposizione
Varcando la soglia spicca subito il colore giallo che fa da filo conduttore per tutta la mostra, e ci catapulta in un mondo industriale e metropolitano. Dopo un breve excursus su quello che è stato il mondo prima di Banksy, illustrandoci i primi movimenti di protesta che caratterizzarono New York e le altre metropoli del mondo, ci avviciniamo agli street artists della sua generazione, anticipatori di ciò che rappresenta la protesta per l’artista: un modo di partecipare alla vita sociale e politico a fianco della società, intraprendendo una vera e propria guerra culturale.
Un linguaggio contaminato dai grandi manifesti di concerti punk e hardcore, fatta di cut-up, collage e associazioni incongrue, tutte in bianco e nero definendo una cifra stilistica inconfondibile data anche dalla tecnica dello stencil, affinata dall’artista con il duplice scopo di poter eseguire i lavori illegali con una notevole velocità.
Il percorso si disloca lungo il tema della ribellione che vede al centro della sua produzione grafica la strada, identificato come luogo ideale nel quale mettere in atto la sua protesta.
In mostra troviamo anche i suoi famosissimi ratti, che assumono per lui una dimensione metaforica: “Esistono senza permesso”, dichiara. “Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia. Eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà”. Nei lavori di Banksy i ratti diventano antropomorfi.
Nella sezione intitolata Giochi di Guerra vengono presentate le opere dai soggetti contro i conflitti. Una posizione che si impegna 360° contro le logiche che la producono e le rappresenta nei propri lavori: dalla religione, all’industria bellica allo sfruttamento del territorio. I suoi messaggi forti e diretti, caratterizzati da una sottile ironia, sono un invito alla resistenza. Un paradosso vivente pieno di contraddizioni: anonimo, ma famoso, noto negli ambienti della controcultura. Se il suo intento è quello di preservare una certa cultura e di esprimere la propria posizione, Banksy lo fa prendendo in esame il tema del consumismo. In questa sezione, preso di mira è il capitalismo e il mercato dell’arte.
Il “consumo” è considerato come il principio e la fine di una dinamica sociale, che rende l’individuo sempre più incline all’acquisizione di beni materiali e all’ossessione del possesso: una dinamica basata su un’aspettativa di felicità che viene sempre disattesa, ma che crea dipendenza, come mostrano le figure che si inginocchiano davanti a un cartello che recita “Oggi fine dei saldi”, in venerante attesa di una nuova stagione di sconti.