«Il bello è nella natura e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse. Appena lo si trova, esso appartiene all’arte, o piuttosto all’artista che sa vederlo»

La pittura, strumento di rappresentazione della realtà, fotografia filtrata dal proprio gusto e genialità, torna protagonista nelle sale museali di Palazzo dei Diamanti di Ferrara con la mostra dal titolo “Courbet e la natura”.
Dal 22 settembre e fino al 6 gennaio 2018, per la prima volta, dopo quasi cinquant’anni, verrà presentata in Italia una retrospettiva dedicata a Gustave Courbet, genio indiscusso dell’Ottocento, e al suo rivoluzionario approccio alla pittura di paesaggio.

Courbet, pittore narciso e amante della natura
Padre del realismo, personaggio dalla personalità forte e controversa, fu un modello di riferimento per i molti artisti antiaccademici dell’epoca. La forza della natura costituiva la sua maggiore fonte di ispirazione e più nello specifico i paesaggi come sfondo di scene storiche mitologiche o sacre.
La pittura di Courbet, costituita da oltre due terzi della sua produzione da paesaggi, rappresenta un atteggiamento innovativo nella scelta dei motivi. Attraverso l’impiego di cromatismi e tecniche di stesure del colore differenti: dalla spatola fino al polpastrello, l’artista fu in grado di dare densità materica e intensi contrasti sulla tela, tale per cui, l’energia della natura stessa vibrava nelle trame delle opere realizzate.

Gustave Courbet opere di un “uomo disperato” in mostra a Ferrara
Nel corso del percorso espositivo, suddiviso in diversi ambienti, il visitatore si troverà dinnanzi a oltre cinquanta opere provenienti dai principali musei europei e americani, che mettono a confronto i paesaggi puri, dove è la natura a trionfare, e le rappresentazioni costituite da figure e animali che mettono in evidenza la sua maestria nella raffigurazione.
In ciascuna tela è presente la personalità forte e vigorosa dell’artista e tutta la sua abilità a far coesistere tra loro paesaggio, figure e animali integrandoli perfettamente tra loro.
«Per dipingere un paesaggio, bisogna conoscerlo.
Io conosco il mio paese, lo dipingo»
…scrive senza mezzi termini Courbet
La Franca Contea è stata uno dei suoi soggetti prediletti: l’altopiano calcareo, in cui fiumi come la Loue hanno scolpito valli profonde, il contrasto perenne tra i boschi verdeggianti e l’arida nudità dei monti circostanti costituiscono i punti di riferimento della geografia intima del pittore.
Motivo d’ispirazione sono stati anche i luoghi dove ebbe modo di soggiornare o che visitò nel corso dei suoi viaggi, sua vera e grande passione. A partire dal 1854, ebbe modo di spostarsi in alcune delle regioni limitrofe Parigi, come le coste mediterranee nei pressi di Montpellier, i paesaggi rocciosi della regione della Mosa in Belgio, le marine della Normandia, dove riuscì a catturare il movimento delle onde rigonfie prima di infrangersi sugli scogli. Tutte queste, furono occasioni in cui ebbe la possibilità di trarre ispirazione per i suoi soggetti pittorici e nel contempo approfondire la sua rete di conoscenze.
Nella sezione dedicata alla Svizzera, l’apparente calma esteriore viene attraversata da nervature nostalgiche figlie degli anni trascorsi in esilio a La Tour-de-Peilz, sulle rive del lago Lemano. Il sentimento romantico della natura, configurato come proiezione dei sentimenti del pittore e del suo mondo interiore, segnato dalla condizione di esule sono ben visibili nei suoi capolavori.
Attraverso la mostra Courbet e la natura, il pubblico potrà riscoprire l’opera di uno dei più grandi pittori dell’Ottocento, un artista che ha lasciato un segno indelebile sulla sua epoca traghettando l’arte francese dal sogno romantico alla pittura di realtà, e da questa a un nuovo amore per la natura.
