Un tour a zig zag tra le più raffinate mete artistiche dell’estate. Un poker d’intenti (e di visioni) per un viaggio tra quattro perle del Mediterraneo, dalle Baleari all’Egeo
A piedi nudi a Porquerolles, con le minorquine a Minorca, in barca a Monte Carlo, in tunica e sandali nel blu dell’Egeo. Le coste del Mediterraneo lambiscono le principali mete d’arte della stagione estiva, appena inaugurata. Istituzioni e fondazioni, borghi, paesi, perfino isole intere, tutti tirati a lucido per accogliere appassionati e collezionisti a spasso per le latitudini vacanziere. Le coordinate: un arco geografico che dalle Baleari indugia lento fino in Grecia, passando attraverso i litorali più o meno frastagliati della Côte d’Azur. Noi partiamo da qui, dal saliscendi azzurro-verde di Monaco, per tuffarci nel Mare Nostrum dell’arte.
Archiviata la tradizionale Art Week di inizio luglio, il Principato si consolida come punto di incontro dei buyers internazionali. In camicia e pantaloni di lino, s’intende, perennemente attratti dal binomio «arte e artificazione», e ancora «vendita ed esposizione» – sempre sul crinale più labile, mai nettamente distinti, di certo conditi con una buona dose di allure. Un nome per tutti, Sotheby’s. Nella gallery della major, al 20 di Avenue de la Costa, ventidue opere di Marc Chagall compongono la mostra in scena fino al 15 settembre. Non un luogo casuale, Monaco: l’artista trascorse nel sud della Francia gli ultimi trent’anni della sua vita, stabilendosi in modo permanente a Saint-Paul de Vence dal 1966 al 1985. Proprio su questa produzione, tra villaggi sognanti, sirene e innamorati in volo, si concentra l’esposizione.

Marc Chagall, Gouache préparatoire pour la lithographie d’interprétation Sirène au poète. Courtesy of Sotheby’s
Anche la sorella anglosassone, Christie’s, punta su una formula simile, con una selling exhibition (fino a questa sera, 18 luglio) che affianca arte impressionista, moderna, contemporanea e gioielleria. Cross-category, come da migliore tradizione post-pandemica, fluida, aperta a un target intergenerazionale. Il risultato: all’interno del Cipriani Monte Carlo, nomi come Picasso, Modigliani, Cézanne, Matisse e Monet dialogano senza limiti con diademi, anelli e collane, ce n’è per tutti i gusti. Non solo. Mentre il Grimaldi Forum celebra Monet in Full Light, la nuova dealership realizzata da Ward Moretti e Moretti Fine Art porta per la prima volta a Monaco una mostra-mercato sui grandi maestri impressionisti, da Jeune Fille lisant di Renoir a Fleurs rouges di Bonnard. E si procede a passo sicuro con Hauser & Wirth, che fino al 2 settembre dedica al gigante della scultura John Chamberlain un confronto tra alcune opere seminali (realizzate nel periodo del Black Mountain College, quando i suoi maestri erano Kline e de Kooning) e i risultati più maturi. Un poker d’intenti e di visioni, come si diceva.
Ancora Monaco, ancora limiti invisibili, elegantemente distribuiti tra vendite ed esposizioni patinate. Immancabile qui la presenza di una delle regine di casa, la francesissima Artcurial, che sino a domani, 19 luglio, esita una serie di incanti perfettamente in linea con lo spartito della Riviera. Alta gioielleria (rappresentata da un anello con rubino firmato Guillemin & Soulaine, stima € 150-250 mila) e orologi di lusso (su tutti un Rolex Daytona, Paul Newman da € 400-800 mila); ma anche borse in edizione limitata (come la Kelly bianco Himalaya di Hermes, stima € 100-200 mila) e design dal sapore mediterraneo; ma soprattutto la Monaco Sculptures, che dissemina opere per i giardini di tutto il Principato prima di proporle in vendita, da una pecora e un ariete firmati François-Xavier Lalanne (entrambi stimati € 280-380 mila), fino all’imponente Hommage à Eiffel assemblato da César (valutato € 350-550 mila).

Philippe Hiquily, Marathonienne © Artcurial
Ad appena due ore di macchina da Monaco, dritti e diretti verso il cuore della Provenza, poi tappa a Tolone, Hyères, battello a La Tour Fondue, si sbarca a Porquerolles. Sede da un lustro della magica Fondation Carmignac, visitabile rigorosamente a piedi scalzi, quasi un rituale contemporaneo. Ed eccola: fino al 5 novembre, nell’antica fattoria provenzale, si svolge la mostra The Inner Island. Personalissima, eppure universale. Il filo rosso: l’allontanamento dal reale per rivelare l’interiorità. I protagonisti: corpi immersi in paesaggi, ma anche paesaggi che si aprono nei corpi, con oltre 80 opere di 50 artisti che restituiscono una moltitudine di isole interiori. Da Peter Doig ad Anna-Eva Bergman, da Roy Lichtenstein ad Auguste Rodin, la mostra pone i visitatori a confronto con diversi mondi che fluttuano al di fuori di geografie e temporalità conosciute. Ci sono arcipelaghi, come nell’installazione di Agnieszka Kurant scolpita dalle termiti, sotto il soffitto ad acqua di Villa Carmignac; poi strane presenze, umane, animali, ibride o soprannaturali, che popolano i dipinti di Andrew Cranston e Verne Dawson; ancora, le sculture di Francis Uprichard e Corentin Grossmann, sparpagliate nei giardini, ma anche gli universi solari o crepuscolari di Harold Ancart, Marcella Barceló, Tursic & Mille e Christine Safa.

Roy Lichtenstein, Landscape, 1977. Huile et magna sur toile 101,6 x 152,4 cm. Collection Carmignac © Estate of Roy Lichtenstein New York / Adagp, Paris, 2023
Sguardo all’orizzonte, direzione Baleari. Precisamente a Minorca, la prima perla che si incontra in linea d’aria, dritti fino alla Isla del Rey. Come ogni anno, a giugno, dal 2019, l’isola riapre i battenti ai visitatori, sede vista mare dell’incubatore di arte contemporanea della mega galleria Hauser & Wirth. A inaugurare la stagione, stavolta, una delle più quotate artiste contemporanee, Christina Quarles (1985) – che tanto per intenderci nel maggio 2022, a New York, ha passato i $ 4,5 milioni in asta con Night Fell Upon Us Up On Us. Ed ecco un nuovo capitolo: quella ora in scena è la prima mostra in Spagna della pittrice di Los Angeles, che arriva dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia, la «Biennale delle donne», come la chiamava qualcuno. Come In From An Endless Place raccoglie così l’ultima produzione dell’artista, in un susseguirsi di figure frammentate e polimorfe, a tratti ambigue, scomposte, di braccia e gambe aggrovigliate che emergono convulse mentre i piani prospettici tagliano in due i corpi, dislocandoli smembrati sulla tela. Non solo. In concomitanza, sempre in galleria, Hauser & Wirth ospita After the Mediterranean, che riunisce sette artisti il cui lavoro affronta le sfide sociali ed ecologiche della regione. Entrambe fino al 29 ottobre.

Installation view, ‘Christina Quarles. Come In From An Endless Place,’ Hauser & Wirth Menorca 17June-29 October 2023 © Christina Quarles. Courtesy the artist and Hauser & Wirth. Photo: Damian Griffiths
Dalla Spagna all’altro capo del Mediterraneo, è la Grecia l’ultima tappa del tour. Sulle rive dell’Egeo si alza il sipario sulla Deste Foundation, nell’isola di Hydra, di proprietà del super collezionista greco-cipriota Dakis Joannou – una delle pochissime figure nel mondo dell’arte a presenziare fin dal 2004 nella lista Power 100 di ArtReview. Per dare un quadro completo: suo anche il celebre The Guilty Yacht disegnato da Jeff Koons, dal valore di $ 40 milioni. Quest’anno la Fondazione, fino al 30 ottobre, ha inaugurato Dream Machines, a cura di Daniel Birnbaum e Massimiliano Gioni, una mostra che esplora l’impatto della tecnologia sull’immaginazione umana, con opere di autori storici come Duchamp e Wilhelm Reich, ma anche di nomi più recenti quali Jeff Koons, Pipilotti Rist, Maurizio Cattelan e Pamela Rosenkranz. Dalla più glamour Monte Carlo alle vestigia nel Golfo Saronico, l’attenzione della pratica contemporanea illumina la storia e i luoghi che lambisce, donando linfa nuova.

Jeff Koons, Apollo Wind Spinner, 2020-2022 © Jeff Koons
