A Torino, è in corso la prima mostra retrospettiva dedicata al lavoro fotografico dell’artista e designer olandese Erik Kessels. Ospitata fino al 30 luglio 2017 a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia- costituisce un’importante omaggio per il pubblico, e conferma la sua attenzione nei confronti della ricerca contemporanea e dei linguaggi espressivi.
«Siamo circondati da fotografie perfette.
Ma io non le voglio perfette,
voglio foto che abbiano storie da raccontare»(E.Kessels)
Un creativo poliedrico. Erik Kessels, classe 1966, da oltre venti anni si è affermato sul panorama internazionale come riferimento primario nel campo della cosiddetta fotografia trovata.
Una minuziosa e attenta raccolta di fotografie pre-esistenti, riutilizzate come tasselli all’interno di un mosaico per raccontare, attraverso le immagini, la realtà filtrata dai suoi occhi.
Ogni polverosa soffitta e cantina, si trasforma in Wunderkammer per un contemporaneo come Kessels. I negativi e le fotografie raccolte in pesanti album dei ricordi trovano una seconda vita.

Un fotografo senza macchina né obiettivo che, attraverso la mostra The Many Lives of Erik Kessels, mette a disposizione del pubblico centinaia di immagini organizzate in oltre trenta serie.
All’interno di un percorso non-lineare e senza cronologia, si ritrovano lavori monumentali, dove è messo in primo piano l’aspetto più intimo e privato. Una sorta di grande accumulazione, che acquista la forma dell’archivio o dell’installazione.
24hrs of Photos è una delle installazioni della mostra, che meglio sintetizza la volontà di espressione di questo autore contemporaneo. Una montagna formata dalle stampe di tutte le immagini, centinaia di migliaia, caricate in un solo giorno su internet, invade letteralmente lo spazio.

Viviamo nell’epoca dell’usa e getta e dell’individualismo più completo, dove l’individuo è portato alla dissoluzione senza lasciare alcuna traccia. Il viaggio visivo che l’autore ci invita a compiere è un’immersione all’interno di un tempo indefinito, da cui affiorano, di volta in volta, volti umani, oggetti del quotidiano, che nella loro essenza, costituiscono esempi della società contemporanea.

Come Duchamp eleva a opera artistica una ruota di bicicletta, allo stesso modo Kessels fruga tra i rifiuti dei fotografi restituendoli allo sguardo collettivo sotto una prospettiva completamente rinnovata. Anche di qui viene l’ironia spesso feroce e dissacrante del suo lavoro.
«C’è troppa serietà, io cerco la tristezza e la gioia, il divertimento»
Il riso ha una funzione liberatoria e purificante. Consente a Kessels di andare in profondità, calando ogni ipocrisia ed esprimendo una profonda affezione sia per gli involontari protagonisti del suo pantheon fotografico, sia per la fotografia stessa.
