Aste, arte e speculazione: un nuovo fenomeno è esploso da due anni sul mercato dell’arte internazionale, spopolano le giovanissime artiste under 40 dal linguaggio prevalentemente pittorico. Un giro da decine di milioni di dollari destinato a ridimensionarsi, o addirittura a scoppiare.
«Se mai dovessimo eliminare il teatro dal mondo delle aste, che Dio ci aiuti, diventerebbe un mondo di una noia mortale». Lo diceva Alfred Taubman, ex azionista di maggioranza di Sotheby’s, gli occhi ben fissi su quell’altalenare schizofrenico e speculativo che contraddistingue il mercato dell’arte contemporanea, tra trend, marketing e operazioni finanziarie più o meno lecite, più o meno esplicite. 2022, una nuova pièce teatrale, tra esacerbata tendenza e fomentata azione speculatoria: è la pittura al femminile cosiddetta ultra contemporary, sotto i 40 anni. Si alzi il sipario. Passato il lustro – ancora tenacemente in atto ma meno “di moda” – della creazione africana e afro-americana, sorretta anche dalle legittime rivendicazione del movimento Black Lives Matter, avanti tutta con un’altra causa socio-politica di estrema attualità, strascico del sacrosanto fenomeno “Me Too”: giovanissime pittrici impegnate, possibilmente non eterosessuali, nella maggior parte dei casi non bianche, prevalentemente dalla traduzione formale visiva rivolta alla figurazione, alle ibridazioni dei corpi, agli studi di genere. Alcuni nomi? Le sette giovani che dominano la top ten degli artisti under 40, classificati in base al fatturato dell’asta del primo semestre 2022: Ayako Rokkaku (1982), Flora Yukhnovich (1990), Avery Singer (1987), María Berrío (1982), Anna Weyant (1995), Christina Quarles (1985) e Loie Hollowell (1983), tutte nate dopo il 1980. Nel gennaio dello scorso anno, il critico del The New York Times Scott Reyburn ha coniato il termine “red-chip” per designare questa nuova generazione che si è imposta in prima linea nel mercato dell’arte internazionale. Non ancora blue-chip, come quegli artisti con un mercato solido dal sicuro investimento; ma all’opposto, in rosso, con una forte accezione antitetica: il successo di vendita e il boom di valore è la risultante patologica di un mix di complicità tra gallerie, collezionisti e player della finanza. È oramai dai tempi del Covid-19, oltre due anni e mezzo fa, che questa tendenza “red-chip” si è prepotentemente consolidata.

Anna Weyant, Summertime, 2020. Courtesy Christie’s
Dati alla mano: negli ultimi dodici mesi il segmento dell’arte “ultra-contemporanea” ha attirato offerte per un valore totale di $ 419 milioni, una cifra che rappresenta il 15,5% del mercato della Contemporary in asta e il 2,7% del mercato globale delle aste di Belle Arti. Numeri mai visti prima. Nel 2021 il totale ha raggiunto 293 milioni di dollari trainato da livelli di prezzo più elevati, tra i 2 milioni e i 5 milioni di dollari per opere di Matthew Wong (morto a 35 anni), Avery Singer (34 anni nel 2021), Amoako Boafo (37), Flora Yukhnovich (31), Fewocious (18), Toyin Ojih Odutola (36) e Loie Hollowell (38). Il primo semestre 2022 ha quindi stabilito un nuovo record, battendo in soli sei mesi i risultati annuali del 2008 e del 2014. Osservando l’evoluzione dei primi 5 risultati d’asta per gli artisti under 40, si vede che il livello dei prezzi non è solo salito, è esploso. Nel 2000, la classifica raggiungeva il picco di $ 732 mila con un’opera di Jean-Michel Basquiat. Oggi, i grandi trentenni valgono tre (o anche sei) milioni di dollari per tela – Flora Yukhnovich, $ 3,6 milioni, e Matthew Wong, $ 5,9 milioni – importi a dir poco inconcepibili venti, ma anche solo cinque anni fa. Come ha spiegato Thierry Ehrmann, Presidente e fondatore di Artmarket.com e del suo dipartimento Artprice, «le opere delle più giovani star dell’arte contemporanea possono diventare molto più costose dei grandi Old Masters in pochi anni. Né la rarità di un’opera né il posto di un artista nella storia dell’arte sembrano importare oggi tanto quanto la sensazione di novità e la passione che suscita. Se osserviamo più da vicino questo fenomeno, lo vediamo in maniera sconcertante – la velocità con cui i giovani artisti raggiungono quotazioni mozzafiato – e affascinante, perché sembra integrare quasi tutte le tendenze attuali del nostro tempo. Siano NFT, street art, arte della diaspora africana e, naturalmente, la promozione vigorosa e disinibita delle artiste donne».

Christina Quarles, The Night That Fell Upon Us Up On Us, 2019. Courtesy Sotheby’s
Un cambio di epoca che riflette, fisiologico, anche un cambio di paradigma: dopo decenni di sottorappresentanza delle artiste nel mondo dell’arte, con relativa scarsa valorizzazione sul mercato, sempre più donne stanno intraprendendo una carriera nel sistema e il loro successo polverizza le tappe – seppur in una modalità tossica, a tratti bulimica, come appena descritto. Il volume di vendite d’asta di Flora Yukhnovich, per dirne una, dal nulla, nel 2021 ha toccato i $ 6,8 milioni. Le previsioni di quest’anno sono di almeno il doppio. Lo scorso giugno, da Phillips, il suo Moi aussi je déborde ha polverizzato la stima di £ 250 mila – 350 mila, volando veloce fino a quota £ 1,7 milioni. E sempre a giugno, sempre a Londra, stavolta da Sotheby’s, Boucher’s Flesh passava da £ 200 mila – 300 mila al prezzo di £ 2,3 milioni. Dato necessario: fino a due anni fa non era mai passata sotto il martello di alcuna casa d’aste e se ne sentiva parlare a stento – anche perché sotto quella piacevole pellicola pittorica che tanto ammalia le folli biddate da tutto il mondo risiede una ricerca superficiale, che si ferma a una sorta di rococò 3.0. Piaccia o meno, si tratta di una crescita perversa che spesso accomuna il resto della compagine di cui abbiamo scritto. Risultato? Una corsa all’oro sconsiderata, una bolla destinata a implodere o comunque a ridimensionarsi e stabilizzarsi. Il ricordo recente dello Zombie Formalism alla Oscar Murillo (dai $ 4 milioni di turnover del 2013 ai $ 700 mila del 2022) e Alex Israel (dai $ 3 milioni di fatturato del 2014 ai $ 500 mila di quest’anno) è ancora caldissimo e fuma, vivo, nei corridoi delle fiere e negli scranni delle case d’asta.

Avery Singer, Happening, 2014. Courtesy Sotheby’s
