Ancora una volta il Grand Palais di Parigi è la cornice ideale per intraprendere un viaggio nel mondo dell’arte.
Dall’11 ottobre fino al 22 gennaio 2018, a essere al centro della scena artistica ci sarà Gauguin, esponente del post-impressionismo, con la mostra Gauguin l’alchimiste.

La capacità di trasformare la materia attraverso il suo approccio sperimentale e alla sua abilità, rivela un importante aspetto del processo creativo dell’artista francese.
Attraverso la manipolazione, alterazione e associazione di materiali casuali, Gauguin imparò, da auto-didatta, a viaggiare in un territorio incerto.
Anche se il suo lavoro come pittore è molto conosciuto, le sue altre produzioni in ceramica e legno non trovarono tra il pubblico la stessa fortuna.
Era il 1889, quando espresse in una lettera dedicata a Émile Bernarde la sua terribile brama per ciò che non era conosciuto, e lo stava portando alla pazzia.
“Con un po’ di fango si possono fare del metallo, delle pietre preziose, con un po’ di fango ed un po’ di genio!
Non di tratta forse di una materia interessante?”
Il suo desiderio di esplorare l’ignoto fu una delle direttrici che guidò la sua vita e il suo lavoro di pittore.
Instancabile ricercatore di un posto per far crescere la sua figlia prediletta, l’arte, e ricercare la sua identità più profonda, finì per sfociare nella scelta di un luogo esotico e primitivo laddove maturò la sua sensibilità che lo portò verso un simbolismo moderno.

Disgustato dalla mondanità decadente e corrotta, era alla ricerca di un regno che fosse lontano da tutto ciò, per questo trovò negli ambienti più calmi dalle bellezze incontaminate come, la Polinesia e Tahiti, il luogo ideale, uno studio a cielo aperto, per analizzare etnie diverse e pure. In tal senso, questi luoghi così lontani e ancestrali rispetto alla Parigi della Belle Époque di cui era solito vivere, furono motivo di cambio della sua pittura.

Nel 1887 visitò Panama e in seguito la Martinica. A contatto con la natura, arricchì la sua palette di colori con le tonalità calde della terra, e i suoi motivi entrarono nell’immaginario artistico del pubblico futuro. Particolarmente colpito dalla grazia naturale e dalla morfologia degli abitanti dell’arcipelago, trovò una combinazione di mistero che si fuse nei suoi dipinti. È un’esistenza senza impedimento, semplice, ma ricco di significato.
Il legame con le Tahitiane e la natura lo affascinarono. Lentamente, l’ambiente diventò sempre più vicino al suo spirito, tanto da trasudare empatia nelle sue tele. Il soggetto raffigurato più di frequente sembrava essere il silente dialogo tra due donne immerse in un’atmosfera melanconica e irreale.

La mostra Gauguin l’alchimiste, ci porta a intraprendere questo, un viaggio cronologico nelle tele e nelle opere dell’artista, che scandirono la sua carriera di alchimista curioso in tutte le discipline artistiche.
