Grande icona della fotografia italiana e internazionale, Giovanni Gastel, figlio d’arte e delle arti, è in mostra in un’esposizione che traccia i suoi primi quarant’anni di carriera.
Dal 23 settembre al 13 novembre a Palazzo della Ragione di Milano.
Giovanni Gastel. Quarant’anni di storia e di immagini
Dalle sale di Palazzo della Ragione, antico cuore medievale di Milano, si odono le voci esterne della città, un brulicare di vita incessante.
Alle pareti, grandi foto mi accolgono in silenzio e mi guidano in un cammino introspettivo, volto a raccontare i primi quarant’anni di carriera di Giovanni Gastel.
Giovanni Gastel ha lo spirito dell’artista che scorre nelle vene.
Nato a Milano nel 1955 da una delle famiglie più antiche e storiche della città, muove i suoi primi passi in un contesto permeato d’arte e circondato da personaggi di grande rilievo internazionale. Grazie all’influenza dello zio Luchino Visconti, famoso regista di cinema, si appassiona ben presto al teatro, entrando a far parte di importanti compagnie sperimentali.
A soli 16 anni, pubblica la sua prima raccolta di liriche dal titolo Casbah, mostrando al mondo una sensibilità artistica non indifferente, capace di esprimere il suo profondo legame con la parola scritta che, presto, trasformerà in scatti.
E’ proprio durante un viaggio in Africa nel 1972 che avviene il suo primo contatto con la fotografia, dove scopre la magia di stare dietro all’obbiettivo.
La passione per questo nuovo mezzo di comunicazione, elevato a linguaggio di cui ne scriverà egli stesso la grammatica, lo porterà a raggiungere in breve tempo risultati notevoli, iniziando collaborazioni con stilisti e famose case di moda.
La mostra, curata da Germano Celant, storico dell’arte, costituisce un vero e proprio ritratto dell’artista.
Una monumentale retrospettiva, in cui si intrecciano sia le vicende professionali, che quelle biografiche e familiari, documentate dalle sequenze di fotografie prodotte per riviste e settimanali.
Quattro colori predominano e catturano il carattere della modella protagonista dello shooting che apre la mostra fotografica di Giovanni Gastel.
Ad aprire la mostra, le foto pubblicate sulla rivista Donna nel marzo del 1982, “Quattro colori almeno”.
Giallo, blu, rosso e bianco. Quattro colori dal carattere forte e dominante come la modella protagonista degli scatti, che gioca con l’obbiettivo mostrandosi e sottraendosi allo stesso tempo.
Poco più avanti, vengo colpita dalla parete di quadri rossi. Una sequenza di immagini in cui è il colore della passione a dominare. Colore del femminile, delle madri, appartenente al mondo dei sentimenti.
Questa sfumatura, insieme al nero e al bianco ricorre molto spesso nelle sue opere. Cromie primarie, capaci di trasmettere emozioni forti che arrivano dritte al cuore.
Giovanni Gastel. Quarant’anni di storia e di immagini
Nella mostra fotografica di Giovanni Gastel immagini meravigliose di donne impreziosite da gioielli di Chopard.
La sezione di immagini dedicata ai gioielli di Chopard è un tributo all’eleganza.
Immagini meravigliose di donne appartenenti a un’epoca passata, illuminate da preziosi monili della maison francese. Un’atmosfera fiabesca in cui è possibile toccare con mano tutto il gusto estetico dell’artista, per il quale l’eleganza, come egli stesso afferma, “è un valore di tipo morale […] è un fatto interiore che si riflette anche all’esterno […]”.
Giovanni Gastel. Quarant’anni di storia e di immagini
È il bianco e nero delle immagini di Giovanni Gastel a suscitare forti emozioni.
“Angeli Caduti” sono le foto che più mi emozionano.
Stampe in bianco e nero o seppia, raccontano la storia di moderni Icaro. Angeli dagli sguardi tristi, capaci di trasmettere in modo forte il loro sentimento di estraneità al nuovo mondo.
Sono abitanti dei boschi e delle città, che si fondono con i passanti e cercano di riconquistare il cielo.
Giovanni Gastel. Quarant’anni di storia e di immagini
Informazione, moda e arte i temi d’espressione di Giovanni Gastel.
In 40 anni di carriera di Giovanni Gastel, il suo fare fotografia si muove tra l’informazione, la moda e l’arte, filtrato attraverso la sua vocazione poetica innata.
Ogni scatto esposto rende vivo il carattere della sua narratività.
Un’antologia biografica, un riflesso del suo io più profondo, una sorta di autoritratto trasferito su carta patinata che testimonia il suo vissuto.