Il 1° maggio, con la partenza dell’ultimo vaporetto serale dalle sponde dell’isola di San Giorgio Maggiore in direzione San Marco, si chiudono a Venezia i cancelli dell’edizione Homo Faber 2022. Inaugurato il 9 aprile, l’evento ha ottenuto il successo di un sold out quotidiano nell’immersione della febbrile e coinvolgente vita dell’alto artigianato. Se da domani le quindici mostre disseminate sugli spazi della Fondazione Cini verranno pian piano disallestite, le opere dei 400 artigiani e designer faranno ritorno nei rispettivi 40 paesi d’origine così come i cento Young Ambassador, non pensate che la missione di Homo Faber sia conclusa!

Franco Cologni, Founder di Michelangelo Foundation credit: Marco Bucco©Michelangelo Foundation.
Ben lungi da essere soltanto una mostra espositiva, questa immensa wunderkammer vivente è riuscita a muovere le corde più intime di tutti coloro, giovani e adulti, che hanno percorso i sentieri lussureggianti dell’isola. Nei cuori, non resterà soltanto un ricordo destinato a svanire col tempo, ma, proprio grazie al tempo, crescerà la comprensione del significato più autentico dell’anima dell’alto artigianato. Respirata e sperimentata nella nostra personale avventura lagunare. Come un grande faro nella notte, in un’epoca complessa e a tratti oscura come quella in cui ci troviamo a vivere, Homo Faber ha indicato a ognuno il corretto cammino per costruire un futuro più umano. Attori consapevoli e non soltanto spettatori inermi, sarà anche compito nostro diffondere e divulgare i valori ben chiari e leggibili che ci hanno raggiunto, indispensabili per mettere un mattoncino in più in una inclusiva e sostenibile edificazione della cultura contemporanea.
Alberto Cavalli, Executive Director di Michelangelo Foundation credit: Marco Bucco©Michelangelo Foundation.
Judith Clark Curatrice della mostra “Details: Genealogies of Ornament” credit: Laila Pozzo©Michelangelo Foundation
“Perché continuiamo a fare poesia, se parliamo in prosa? Perché siamo umani! Siamo nati per trasformare il mondo, per inventare ogni giorno una nuova forma per la bellezza, affinché essa possa parlare il linguaggio del tempo contemporaneo” esortava Alberto Cavalli, Executive Director di Michelangelo Foundation, durante la tavola rotonda del 27 aprile organizzata con Maison Cartier. Ma la forma della bellezza non esiste senza un significato e la nostra società non può nutrirsi di inconsistenti surrogati. Ha bisogno invece di autenticità. La forma della bellezza deve essere compresa, condivisa, approfondita e rispettata. Un rispetto perpetuato con costanza, per esempio da realtà come Cartier, per la quale l’identità di ogni atelier, nell’interpretazione creativa attraverso il saper fare, resta un vettore imprescindibile. “Se domandassimo ai maestri d’arte con i quali collaboriamo soltanto un mero esercizio di stile, avremmo risultati poveri, privi di emozione” illustrava Pierre Rainero, Cartier’s Head of Heritage and Style.
Origami for Life Charles Kaisin Designer credit: Alessandra Chemollo©Michelangelo Foundation
Il padiglione Next of Europe curato da Jean Blanchaert e Stefano Boeri Interiors. Credit: Lola Moser©Michelangelo Foundation.
Uno scatto dell’artigianato di Maison Cartier. Credit: Susanna Pozzoli©Cartier
Nella cultura e nel riguardo dell’identità di ciascun laboratorio, sanciti su maestranze perpetuate e condivise, nel dialogo, nella proposta e nello scambio, risiede la sfida quotidiana per traghettare l’alto artigianato nel futuro. Dedicato ai tesori viventi tra Europa e Giappone, Homo Faber 2022 ha evidenziato il fattore prezioso di ogni attitudine individuale, sottolineando la palese valenza positiva del saper fare artigiano a livello globale. “I giovani devono sapere che esiste la possibilità di creare valore nella propria vita attraverso mestieri eccezionali come il nostro, legati a creatività e talento”, raccontava Christelle Kocher, direttrice creativa di Lemarié, atelier nel circuito dei Metiers d’art Chanel, presente alla mostra Details: Genealogies of Ornament, curata da Judith Clark. Professoressa alla Fashion and Museology University of the Arts di Londra, la designer britannica è stata una dei tanti fiori all’occhiello della manifestazione a fianco di personalità come Robert Wilson, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Michele De Lucchi, Sebastian Herkner, Jean Blanchaert e Stefano Boeri Interiors.
Rappresentando il futuro dell’artigianato, gli Young Ambassador, studenti selezionati dalle migliori scuole di arte e design in Europa, sono stati presenti ogni giorno alla manifestazione, condividendo le loro storie, conoscenze ed esperienze con i visitatori e costruendo una rete attiva di colleghi che aiuterà a sostenere il loro lavoro nel futuro.
Curatela e selezione sono essenziali per stimolare sempre più i giovani talenti a mettersi in discussione, a muovere ogni giorno un passo avanti nella propria professione, perché “soltanto con la piena maestria del proprio lavoro si può giungere alla completa libertà creativa del gesto” commentava Anne Midavaine che dal 1994 ha rilevato l’atelier parigino di famiglia, specializzato nell’arte della laccatura. Un mestiere fondato su un lavoro di squadra, sancito su regole ed esperienza attraverso le quali ogni artigiano attribuisce alla professione il riflesso della propria individualità.
Quale monito possiamo tutti custodire per il futuro? “Combattiamo l’ignoranza, l’indifferenza, l’irrilevanza. Sono questi i più grandi nemici dell’artigianato. Non la tecnologia”, raccomanda l’Executive Director di Michelangelo Foundation che a tutte le nuove generazioni dirige una vibrante esortazione: “Pensate come un artigiano, vivete come un artigiano, amate come un artigiano. La competenza fa la differenza. La bellezza fa la differenza. Non siate indifferenti. Siate diversi”.

San Giorgio Maggiore Fondazione Giorgio Cini ©Michelangelo Foundation.
In apertura: Dancing in My Mind Robert Wilson Suzushi Hanayagi Creators Alessandra Chemollo ©MichelangeloFoundation
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