Galleria Mazzoleni è una delle poche realtà nostrane, con sede anche a Londra, sopravvissute alle conseguenze della Brexit. Da oltre un lustro la sede londinese è guidata da Jose Graci, grazie al cui operato ha potuto espandersi a livello globale partecipando a tutte le fiere più importanti del mondo, e promuovendo l’arte moderna e contemporanea italiana da Miami a Seul, dal “fenomeno” Salvo alla “luminosa” Marinella Senatore.
L.Z. Partiamo da quella che è quotidianamente la tua vita da oltre dieci anni a questa parte, tra Torino e Londra.
J.G. Ho iniziato la mia collaborazione con la galleria Mazzoleni a Torino nell’ottobre 2009, dove ho avuto l’opportunità di mettere a disposizione la mia esperienza maturata nei cinque anni precedenti presso una importante sede espositiva torinese, ma soprattutto di imparare e crescere professionalmente accanto alla famiglia Mazzoleni e, in modo particolare, al fondatore Giovanni Mazzoleni. La galleria ha avuto uno sviluppo importante nel 2013, con la nostra presenza presso importanti rassegne espositive fuori dai confini italiani e la naturale apertura della sede londinese nell’anno successivo. Questo momento ha portato anche alla costruzione di un team di professionisti che ha contribuito alla realizzazione di un programma ambizioso e di respiro internazionale, fatto di esposizioni, progetti e fiere importanti. Da ottobre 2018 sono impegnato nella direzione della sede di Londra, affiancato da alcuni collaboratori veterani e altri più giovani, che hanno saputo contribuire in modo determinante ai diversi obiettivi indicati da Davide e Luigi Mazzoleni.
Qual è l’aspetto che ti piace maggiormente della tua professione, quale quello che ti dà maggior soddisfazione?
L’aspetto che mi piace maggiormente è entrare in contatto con le opere d’arte e gli artisti da una parte e con i collezionisti dall’altra. Devo dire che ogni volta che un’opera d’arte entra in galleria per me è sempre un’emozione, nonostante siano passati diversi anni. Questo significa anche creare il giusto contesto per valorizzarle insieme agli artisti e ai curatori. Il rapporto con i collezionisti mi permette di avere con loro uno scambio di idee e di emozioni sulle opere e, forse, la maggior soddisfazione è vedere questo dialogo che si instaura tra le opere e i collezionisti.
Giulio Paolini, L’altra figura (detail), 1983. Two plaster busts, thirty-three bust fragments and two painted white plinths, 45 x 23 x 23 cm (each bust)
Art Basel: dopo tanti anni Mazzoleni torna a Basilea.
Io e il mio team siamo molto emozionati per questa edizione di Basilea. Parteciperemo nella sezione Galleries con il progetto Magnificent Symposium, che offre un’opportunità unica per esplorare l’opera di cinque artisti italiani che abbracciano due generazioni: Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Salvo, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto. La presentazione si concentrerà sul tema del mito e delle leggende, svelando somiglianze e divergenze nei diversi linguaggi adottati dagli artisti e nella narrazione di elementi mitici, simbolici e onirici.
E poi c’è un Salvo di otto metri…
Nella sezione Unlimited esporremo Il Trionfo di San Giorgio del 1974 di Salvo, che rivisita in versione monumentale (quasi otto metri di lunghezza) il Trionfo di San Giorgio di Vittore Carpaccio del 1502-1507, commissionato dalla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni di Venezia, dov’è tuttora conservato. La scena mostra Giorgio che, dopo aver salvato la principessa, conduce il drago ammansito, con la lancia spezzata ancora in gola, nella città libica di Selene, ed alza la spada per decapitarlo definitivamente. L’interpretazione che ne dà Salvo è all’insegna della semplificazione narrativa e della traduzione cromatica. Trattiene solo i gruppi di figure e di animali in primo piano, collocandoli su un prato verde pastello; lo sfondo urbano scompare in favore di una bassissima catena montuosa che si staglia sulla linea dell’orizzonte. Una luce fredda e omogenea illumina la scena, annullando le ombre. Anche il decorativismo degli abiti e degli accessori scompare a favore di un acceso cromatismo tutto giocato sui toni del rosa, del viola e dell’indaco. L’opera è stata esposta alla Biennale di Venezia del 1976 e, successivamente, in importanti istituzioni quali la Mannheimer Kunstverein, Mannheim (1977), la Galerie der Stadt, Stoccarda (1994-1995), la GAM di Torino (2004) e il MACRO di Roma (2021-2022).
Art Basel 2024: (Unlimited Presentation) Salvo, Il trionfo di San Giorgio, 1974. Courtesy of Mazzoleni, London – Torino
Un italiano, a Londra, nell’arte, nel 2024. Come sta la città ora post-brexit? Come l’hai vissuta in questi ultimi anni e come la vedi nel prossimo futuro?
Sono a Londra dalla fine del 2018 e devo dire che l’ho vissuta e la sto vivendo in un periodo di trasformazione dovuta prima alla pandemia e poi agli effetti tangibili della Brexit. La città ha e continua ad avere un’offerta culturale di prim’ordine, sia a livello istituzionale sia privato. Con privato non intendo solo le gallerie, ma anche le varie organizzazioni filantropiche che supportano gli artisti e centinaia di progetti. In questi anni, questa città e le sue comunità mi hanno accolto e dato tantissimo, e non posso che tessere le sue lodi e auspicare un futuro positivo.
Cosa state pianificando in città?
Abbiamo appena inaugurato una mostra dedicata all’artista brasiliano Iran do Espírito Santo, che coprirà tutto il periodo estivo. Durante l’autunno, invece, stiamo lavorando a un progetto che spazia dall’arte antica a quella contemporanea e che spero possa essere molto interessante per i collezionisti. Segnalo alcuni progetti collaterali di alcuni nostri artisti: due esposizioni in Germania, Marinella Senatore al Museen Stade dall’8 giugno all’8 settembre e Andrea Francolino alla Galerie der Stadt di Tuttlingen dall’8 giugno al 21 luglio; Rebecca Moccia con il progetto Ministries of Loneliness presso il padiglione italiano della Gwangju Biennale 2024 in Corea dal prossimo settembre.
Iran do Espírito Santo_Installation View_Credits: Todd-White Art Photography. Courtesy of Mazzoleni, London – Torino
Come vedi il mercato dell’arte in questo momento?
Il mercato dell’arte non è indipendente dagli altri mercati e dalle contingenze economiche, politiche e sociali. Forse, tra tutti i mercati, è quello che si lega maggiormente al contesto in cui si sviluppa, fatto di attori (artisti in primis) che vivono la contemporaneità e i suoi cambiamenti oggi repentini. Però, ha la peculiarità di affondare le sue radici nella tradizione del mecenatismo e del collezionismo, che dimostra quanto l’arte è e sarà sempre necessaria.
Qual è la città o la regione che in giro per il mondo hai visto più dinamica e attiva?
Anche questo dipende dal periodo. Oggi i luoghi più dinamici che ho visto si trovano in Estremo Oriente. In particolare, sono rimasto impressionato dal fervente clima culturale in Cina e Corea, dove negli ultimi anni ho avuto modo di visitare realtà museali all’avanguardia e rendermi conto della costante ricerca di collaborazioni tra istituzioni e gallerie provenienti da diversi Paesi.
Hai dei posti in cui ti “rifugi” in città?
Uno dei luoghi che amo di più è Hyde Park, perché nel suo vasto perimetro puoi fare sport, prendere un drink con gli amici o trovare rifugio nella natura al centro della città. Puoi anche visitare luoghi della storia britannica, come Kensington Palace, o una delle gallerie d’arte contemporanea più dinamiche, ovvero la Serpentine.