Dalla Martinica alle acque affollate della Laguna. Artista poliedrico dalle opere proteiformi, Creuzet rappresenta la Francia alla 60ª Esposizione Internazionale d’Arte. Con il supporto speciale di Chanel Culture Fund
Il titolo è già una poesia. Racchiude Attila, le vette, l’abisso blu, una marea di lacrime di luna. E insieme odori, musiche, tessuti, l’elicriso che si unisce alla seta, sulla pelle, al ritmo lento degli spasmi in Laguna. Siamo a Venezia, sono i primi giorni – patinati, affollati – della 60ª Biennale Arte. Julien Creuzet (classe 1986) rappresenta la Francia, è sostenuto dalle curatrici Céline Kopp e Cindy Sissokho; e dà vita, nel Padiglione, a un’installazione multiforme, poliedrica, che stringe in un unico abbraccio oltre ottanta sculture, sei nuovi lavori video, sette sequenze per un’opera musicale, un’inedita dimensione olfattiva. «Attila cataracte ta source aux pieds des pitons verts finira dans la grande mer gouffre bleu nous nous noyâmes dans les larmes marées de la lune», questo il titolo completo del progetto esposto ai Giardini – da leggere lento, intervallato da enjambements. Si traduce in uno stuolo di forme, di totem in tessuto attraverso cui fluttuare, attraverso cui intravedere altre realtà, quasi reliquie del futuro trascinate sulla terraferma da una marea oceanica, sparpagliate nello spazio fluido del Padiglione. «È un crocevia», spiega l’artista franco-caraibico, che vive e lavora a Montreuil ed è rappresentato, oggi, dalle gallerie Mendes Wood DM, Andrew Kreps Gallery e Document. «È un luogo dove si può incontrare di tutto. Soprattutto se stessi».

Julien Creuzet. Credits: CHANEL – Photographer Virgile Guinard
È un sogno d’acqua. Ci sono reti colorate sospese, nel Padiglione, come fossero barriere coralline, ci sono maxischermi popolati da creature divine. Una dimensione atemporale, insieme onirica, senz’altro fluida, di scambio, che dal mare della Martinica si riverbera fino alle acque screpolate della Serenissima, senza confini – nessuno è davvero straniero, anzi, Stranieri Ovunque, come il leitmotiv della Biennale di Adriano Pedrosa. Con un tocco di inevitabile glamour: troviamo Chanel Culture Fund, in Biennale, a sostenere il Padiglione francese. Promuove una fitta rete di creatori e innovatori culturali in tutto il mondo, e il 16 aprile ha celebrato Julien Creuzet a Palazzo Malipiero con una cena di gala in presenza di Leena Nair (Chanel Global CEO), dei dieci vincitori del Next Prize e di personalità di spicco dell’arte e della cultura. «Creuzet è un ispiratore», ha dichiarato Yana Peel, Global Head of Arts & Culture per Chanel. «La sua arte», commenta, «è ispirata dalle sue conoscenze maturate come docente d’arte presso l’Ecole des Beaux-Arts de Paris. Ma è anche alimentata dalla sua volontà di viaggiare per il mondo, per assimilare tutto ciò che vede. Oggetti trovati sulla battigia portati a riva dalla marea oceanica possono essere esposti a fianco dell’opera di un vecchio maestro. È audace ed emozionante, è una figura ispiratrice dell’arte contemporanea».

Julien Creuzet e Yana Peel. Credits: CHANEL – Photographer Virgile Guinard
Alieno alle norme museografiche, alle etichette, al riduzionismo culturale, nel Padiglione Julien Creuzet promette un’esperienza immersiva, un annegamento nelle «lacrime delle maree» generato da sculture fitomorfe, ritornelli e mitologie. Il risultato, il suo inedito luogo d’incontro, fatto di oggetti irriducibili, tessuti, odori, suoni, colori. «Cosa significa indigeno quando sei francese?», si domanda l’artista, in linea con il filo rosso della Biennale Arte 2024. «Qual è il significato del Padiglione francese a Venezia, della rappresentanza nazionale? Come si interpreta il tutto quando vieni definito cittadino “d’oltremare”, qualcuno consapevole di essere parte di una storia francese molto più complessa?». Prova a rispondere: «Penso che bisognerebbe provare a enfatizzarlo», spiega. «È importante trasportare fisicamente e simbolicamente le persone in una realtà che per lo più ha poco a che fare con la questione delle istituzioni e delle politiche culturali. Probabilmente non è realistico, ma potrebbe contribuire a cambiare alcune prospettive in futuro». Stranieri Ovunque, senza distinzioni.

Julien Creuzet e Yana Peel. Credits: CHANEL – Photographer Virgile Guinard
