Moda, arte e design, ma anche cinema e teatro. Arti unite e collegate tra loro da un sottile fil rouge: il potere della bellezza comunicativa, non solo estetica.
La Fondation Louis Vuitton a Venezia: connubio d’eccezione
Abbandonati i riflettori su Milano, l’attenzione è ora rivolta tutta su Venezia e sulla 60. Esposizione Internazionale d’Arte inaugurata lo scorso 19 aprile. Per l’occasione, la Fondation Louis Vuitton ha invitato nell’Espace Louis Vuitton l’artista francese Ernest Pignon-Ernest per presentare la mostra Je Est Un Autre. Originale e unica nel suo genere, questa esposizione si inscrive nel programma Beyond the Walls che si svolge negli altri Espace della Maison a Tokyo, Monaco, Venezia, Pechino, Seoul e Osaka. Un impegno concreto da parte della Fondation nel creare progetti internazionali e accessibili a un pubblico senza confini.
Ernest Pignon-Ernest un artista cosmopolita
Seguendo il tema della Biennale d’Arte di quest’anno, Stranieri ovunque, Ernest Pignon-Ernest non solo ha portato a partire dagli anni Sessanta forme d’arte chiamate “street art” ma ha presentato, combinando maestria tecnica, onestà esistenziale e la capacità di abitare il mondo, un percorso avventuroso attraversato da straordinaria innovazione. L’attenzione per lo “straniero” non solo è stata centrica nelle sue opere, ma è diventato un vero e proprio impegno etico senza compromessi, abitato da un’espressione artistica esigente e innovativa. La riproducibilità della sua arte lo ha reso artista iconico della contemporaneità rimanendo impresso sul panorama del momento. Oltre al lavoro dell’artista, sono esposti anche quelli di grandi poetesse: la russa Anna Akhmatova e l’iraniana Forough Farrokhzad che insieme a Pier Paolo Pasolini, Arthur Rimbaud, Antonin Artaud e Jean Genet, tra gli altri, costituiscono il cuore della mostra.
Esplorazioni e interazioni da ripercorrere
Come cittadino del mondo, Pignon-Ernest esplora i destini di individui che rompono con le convenzioni o che sono miti da far rivivere. Nel farlo, l’artista si assume ogni volta un rischio senza precedenti; lo stesso rischio che perseguitava Rimbaud quando si ostinava a “trovare il luogo e la formula”.
Il suo lavoro concepito a seconda della sua interazione con un luogo, è caratterizzato da immagini a grandezza naturale in siti selezionati. La presenza umana viva viene proiettata attraverso una combinazione strategica di immagine e luogo. Risonanze storiche, mitiche o politiche dove le alle tracce del tempo si fondono con il suo lavoro fino a dissolverlo.
La mostra, curata da Suzanne Pagé e Hans Ulrich Obrist, in dialogo con Dominique Gonzalez-Foerster, è accompagnata da una pubblicazione che raccoglie numerose riproduzioni, commenti dell’artista, “Notes for Ernest” di Dominique Gonzalez-Foerster e una conversazione tra l’artista, Suzanne Pagé e Hans Ulrich Obrist.