Un grande appuntamento ci aspetta al Pirelli Hangar Bicocca di Milano fino al 25 febbraio 2018.
Con la mostra Ambienti/Environments di Lucio Fontana, vengono riunite per la prima volta, alcune delle opere più sperimentali dell’artista.
Curata da Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vincente Todolì, andremo alla scoperta di nuovi orizzonti creativi.
Stanze, corridoi e labirinti, per entrare nel mondo del grande artista unico nel suo genere.
Affascinato dal cosmo e dalle scoperte scientifiche dell’epoca, Fontana ha esteso i confini dell’arte analizzando i concetti di materia, spazio, luce e vuoto. Il cielo dell’arte si illumina con neon, luce di Wood e la pittura fluorescente, mixata con le materie classiche come ceramica, gesso, cemento e vernice.
Era il 1946 quando con la pubblicazione del Manifiesto Blanco in Argentina, Lucio Fontana definì una nuova arte, slegata dai canoni classici di pittura e scultura strettamente connessa alle dimensioni di tempo e spazio. Un anno più tardi l’artista pubblicò il Primo Manifesto dello Spazialismo, cui seguirono ulteriori testi.
«Ma non intendiamo abolire l’arte del passato o fermare la vita: vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro.
Una espressione d’arte aerea di un minuto è come se durasse un millennio, nell’eternità.
A tal fine, con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire nel cielo: forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose»
Un innovatore e avanguardista, con i suoi Ambienti ha influenzato lo sviluppo di movimenti artistici internazionali degli artisti degli anni ’60 e ’70 come il Gruppo T o del tedesco Gruppo Zero, basate su sfalsamenti ottico-percettivi.
La mostra racconta il tentativo da parte dell’artista di superare la concezione statica della forma plastica e creare uno spazio esperibile e percorribile dal visitatore.
Ogni Ambiente è sempre stato concepito e poi smantellato al termine delle esposizioni.
E proprio lungo la navata di Pirelli Hangar Bicocca, troviamo disposti e ricostruiti, in ordine cronologico dal 1949 al 1968, gli Ambienti spaziali concepiti e progettati dall’artista a partire dalla fine degli anni ‘40. Il percorso espositivo si apre con l’installazione Struttura al neon, un arabesco luminoso di oltre 100 metri di tubi al neon, originariamente progettata per la IX edizione della Triennale di Milano e nata per far dialogare arte e architettura.
Come tasselli di un unico puzzle, gli ambienti si susseguono e completano tra loro, laddove i colori e le luci si mescolano e come un caos primordiale regalano al visitatore un’esperienza unica, un confronto con il vuoto e una percezione quasi tattile della luce, suscitando una sensazione di disorientamento.