Al Museo d’arte Mendrisio, fino al 27 gennaio 2019, sarà in scena la mostra dedicata a uno dei massimi Maestri dell’arte moderna: Max Beckmann, che insieme a Pablo Picasso ed Henri Matisse hanno raccontato l’arte e la società di quegli anni.
Spesso esposto nelle sale dei più importanti musei del mondo, non è tuttavia così noto al grande pubblico come i primi due. La sua maestria pittorica è indiscutibile, dalle sue opere trapelano inquietudine, enigmi e sensualità, ma nello stesso tempo, continuano a essere una sfida per l’osservatore.
Attraverso questa mostra antologica realizzata dal Museo d’arte Mendrisio – grazie al sostegno della famiglia e al contributo di Siegfried Gohr, uno tra i massimi studiosi dell’artista, sono esposti 30 dipinti, 15 acquarelli, 80 grafiche e 3 sculture per consentire al pubblico di venire in contatto con l’artista, riscoprirne il suo gusto estetico, ma soprattutto di osservare da vicino il percorso da lui intrapreso attraverso le tecniche impiegate. Inoltre, sarà una occasione rara per poter ammirare buona parte della sua eccezionale produzione grafica, elaborata principalmente tra il 1917 e il 1925 e dopo la Seconda Guerra Mondiale, decisiva sulla base di una nuova idea dello spazio nell’elaborazione del linguaggio maturo dell’artista, tra sogno e realtà.
Max Beckmann – Paesaggio con mongolfiera 1917, olio su tela 75.5 x 100.5 cm – Museum Ludwig, Köln/Ankauf 1954 © 2018, ProLitteris, Zurich
Max Beckmann , nato a Lipsia nel 1884, si unisce alla Secessione a Berlino dal 1906 al 1915 raggiungendo la celebrità grazie alla sua pittura tradizionale e tardo-impressionista.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, evento che lo segnò particolarmente, portandolo a creare, attraverso la pittura, un linguaggio personale capace di esorcizzare l’orrore del mondo attraverso l’arte e l’ironia, si avvicinò alla pittura modernista francese. Ben presto i nazionalsocialisti lo costrinsero a lasciare l’insegnamento facendolo cadere nell’anonimità e macchiando la sua arte come degenerata. Per questa ragione, decise di esiliare in Olanda prima e a New York dopo. Tra gli anni Trenta e Quaranta realizzò ben 280 oli, tra i quali ritroviamo paesaggi e nature morte, i celebri autoritratti, e quadri a tema mitologico e biblico.
Grande amante del mare e della vegetazione mediterranea, molto spesso i suoi dipinti riprendono queste tematiche capaci di irradiare serenità e gioia di vivere, che accostate a quelle più cupe e buie creano un effetto duale nella sua poetica pittorica.
Se gran parte degli artisti, nel corso della loro vita, hanno utilizzato l’autoritratto come mezzo efficace di rappresentazione del sé, Beckmann, in maniera quasi impulsiva, attraverso gli oltre 200 autoritratti, ha dato un’imponente testimonianza biografica di cui ancora oggi, da meri osservatori, rimaniamo basiti. L’artista, nel corso della sua vita, ha infatti cercato di raccontare la storia filtrandola secondo lo spirito del proprio tempo. L’intera vita e attività artistica, oscillante tra fama e marginalità, trovano espressione in opere enigmatiche e altamente simboliche, caratterizzate da grande sicurezza nell’uso del colore e dei soggetti delineati.