Super fiere sparse per il globo, aggiudicazioni clamorose all’asta, i primi bilanci mondiali. Una rassegna del meglio dell’art market internazionale, da gennaio a oggi
Dicembre agli sgoccioli, tempo di bilanci. Tempo di tirare le somme, anche tra i gironi del mercato dell’arte internazionale. A partire da un dato lapalissiano: se il 2020, con lo scoppio della pandemia, è stato l’anno del freno a mano e il 2021 ha stupito in positivo (grazie ai capolavori “preservati” nell’anno zero del Covid), il 2022 chiude i battenti come annus mirabilis per il sistema dell’arte tutto, tra maxi fiere e aggiudicazioni stellari. La casa d’aste Sotheby’s è la prima a diffondere il verdetto, ammontano a $ 8 miliardi le vendite del 2022. Vale a dire l’anno migliore dalla sua fondazione nel 1744, contro i $ 7,3 miliardi del 2021 – che non tenevano conto, tuttavia, delle attività delle neo-acquisite RM Sotheby’s e Sotheby’s Concierge Auctions. Solo due top lot, per rendere l’idea: il diamante Williamson Pink Star passato di mano a Hong Kong per $ 57,8 milioni; e senz’altro la Mercedes-Benz 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, l’auto più preziosa di sempre, che chiude la gara a quota € 135 milioni. Poi il colpo di scena. È Christie’s a svelare, proprio ieri sera, il suo finale monstre: $ 8,4 miliardi. È il più alto totale di sempre nella storia dell’art market globale.
Un ultimo sguardo indietro prima della svolta finale, facciamo il punto di questi dodici mesi, a dir poco intricati, per il sistema dell’arte mondiale. A cominciare da una coincidenza piuttosto rara: le tre più importanti manifestazioni di arte contemporanea del mondo – la Biennale di Venezia, Documenta a Kassel (Germania) e la biennale itinerante europea Manifesta a Prishtina (Kosovo) – sono andate in scena tutte in concomitanza, quasi a unire, silenziose, le voci del panorama internazionale. Neanche a dirlo, gli effetti sul mercato dell’arte non hanno tardato a farsi sentire. In primis nelle fiere d’arte, tornate a pieno regime o addirittura rinvigorite dopo le chiusure del Covid. Come il colosso Art Basel, che ha inaugurato la sua prima (ottima) edizione sotto la Tour Eiffel (Paris + par Art Basel, così si chiama il nuovo prodotto parisian); ancora, Frieze, che ha aperto la sua versione orientale in Corea, a Seoul; e poi Art Basel a Miami Beach, da poco conclusa, che proprio nel 2022 ha festeggiato i venti anni con la più grande kermesse della sua storia.
Georges Seurat, Les Poseuses, Ensemble (Petite version), 1888. Courtesy: Christie’s
E le aste? Solo colpi di bid fragorosi dalle quattro capitali del mercato, le sempre scalpitanti New York, Londra, Hong Kong, la sempre più nevralgica Parigi. A rubare i riflettori senz’altro la attesissima Paul Allen Collection, da Christie’s New York: un totale di $ 1,6 miliardi, 20 record mondiali, con un notevole stacco dalle collezioni Macklowe ($ 922 milioni da Sotheby’s, tra il 2021 e il 2022) e Rockefeller ($ 835 milioni da Christie’s nel 2018). La singola aggiudicazione più alta dell’anno? Shot Sage Blue Marilyn, la Marilyn Monroe di Andy Warhol venduta da Christie’s, lo scorso maggio, per $ 195 milioni. Oggi è l’opera più cara di sempre tra quelle realizzate nel XX secolo, ma anche la seconda in assoluto nella classifica generale, dietro soltanto al Salvator Mundi di Leonardo ($ 450 milioni da Christie’s nel 2017).
Non solo. Nel novero dei top lot annuali – quasi tutti provengono dalla collezione di Allen – brilla Les Poseuses, Ensemble (Petite version) di Georges Seurat, venduto alla cifra sensazionale di $ 149,2 milioni. C’è Paul Cézanne tra i protagonisti indiscussi del 2022, La montagne Sainte-Victoire ($ 137,8 milioni) ha più che raddoppiato il precedente record di $ 60 milioni. Ancora Paul Gauguin, che con i $ 105,7 milioni di Maternité II aggiornava a novembre il record de L’homme à la hache – fino ad allora il miglior risultato dell’artista ($ 40 milioni da Christie’s nel 2006). E così Klimt con Birch Forest, l’opera che a Vienna, nel 1903, fece parte della prima personale dedicata all’artista, volata a $ 104,6 milioni a New York.
Paul Gauguin, Maternité II, 1899. Courtesy: Christie’s
Impennate, schianti, riconferme, spasmi, attese, rilanci, apnee. Muovono le fila di un mercato mai sazio i maestri dell’arte moderna e contemporanea, senza limiti di tempo, di origine, men che mai di categoria. Ed eccoli, a zig zag, i suoi teatranti ultra-milionari. Vincent Van Gogh con Verger avec cyprès (Christie’s, $ 117,2 milioni), Large Interior, W11 (After Watteau) di Lucian Freud (Christie’s, $ 86,3 milioni), Untitled del 1982 di Jean-Michel Basquiat (Phillips, $ 85 milioni). E poi i quattro metri di pala d’altare moderna di Andy Warhol, White Disaster (White Car Crash 19 Times), che da Sotheby’s, a novembre, hanno chiuso il sipario a $ 85,4 milioni – quasi 132 volte di più rispetto all’ultima volta in cui il dipinto è apparso all’asta, esattamente 35 anni fa, nel 1987, quando fu venduto per 660 mila dollari al collezionista svizzero Thomas Ammann.
Ultimi numeri. Dei pezzi che hanno accarezzato gli $ 80 milioni, nel 2022, c’è anche la meraviglia surreale di René Magritte. Il suo iconico Impero delle luci ha incantato il marzo londinese fino a quota $ 79,8 milioni, facendo registrare da Sotheby’s un nuovo record mondiale. Stessa fortunata sorte de Le volpi di Franz Marc, vendute da Christie’s il giorno prima per $ 56,8 milioni. A proposito di record: Le Violon d’Ingres di Man Ray, con i $ 12,4 milioni battuti da Christie’s a maggio, è il miglior risultato in asta per una fotografia. Risultato solo sfiorato il mese scorso dal celebre The Flatiron di Edward Steichen, l’impresa si è fermata a $11,8 milioni. Un valzer da sogno che difficilmente potrà ripetersi. Restiamo collegati.