La provincia del Sezuan, che nella presente parabola simboleggia tutti i luoghi dove gli uomini sono sfruttati dagli uomini, oggi non fa più parte di questi luoghi.
Bertolt Brecht, L’anima buona del Sezuan, 1940.
A fare da cornice, una Milano in fermento, pronta ad accogliere l’arte in tutte le sue forme.
La Milano Art Week è cominciata. Da miart al Salone del Mobile: un calendario costellato di appuntamenti. L’interesse verso l’Oriente e la sua cultura è sempre più forte, tanto che i musei internazionali stanno facendo entrare la storia dell’arte orientale nelle loro sale espositive.
Pronti per viaggiare nel cuore della Cina, attraverso un racconto che si snoda lungo la via della seta, che unisce Occidente e Oriente: a FM Centro per l’Arte Contemporanea apre la mostra The Szechwan Tale. China, Theatre and History, fino al 15 luglio.
The Szechwan Tale. China, Theater and History propone un dialogo tra arte contemporanea, teatro e storia della Cina e del suo rapporto con l’Occidente all’interno di un percorso espositivo unico, concepito come un meta-teatro in cui una serie di artisti internazionali e cinesi forniranno una decostruzione degli strumenti della macchina teatrale, quali il pubblico, il sipario, l’attore (l’automa, il puppet, il teatro delle ombre), i costumi e la scenografia (ambiente mutabile e immutabile), il testo e la musica, come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.

La mostra è una evoluzione del progetto che il curatore Marco Scotini ha realizzato ad Anren, antica città del Sichuan in Cina, all’interno della prima Biennale di Anren – Today’s Yesterday (ottobre 2017 – febbraio 2018), con l’aggiunta di altri artisti cinesi di fama internazionale.
Il titolo della mostra è un riferimento all’opera teatrale The Good Person of Szechwan (L’anima buona del Sezuan) di Bertolt Brecht del 1938, messa in scena anche a Milano al Piccolo Teatro da Strehler nel 1957-58. Altra figura importante per la mostra è Mei Lanfang (1894-1961), uno dei più importanti attori della storia del teatro cinese moderno, che ha influenzato il teatro d’avanguardia russo e poi tedesco. Non mancano i riferimenti all’opera lirica, con la presenza in mostra del costume della soprano Gina Cigna, indossato negli anni ’30 per la Turandot di Puccini al Teatro alla Scala.
Quando si supera la soglia di The Szechwan Tale si entra in un backstage per poi incontrare nel proprio percorso palchi vuoti, dove in breve tempo, da osservatori silenziosi si diventa attori, protagonisti di frammenti di teatro pronti a essere calcati. Un viaggio tra maschere, documenti, tracce di realtà e cabaret. La maschera torna a essere un elemento distintivo, che si intreccia alla storia reale o immaginata.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Biennale di Anren, l’Archivio Mei Lanfang di Pechino, e l’Istituto Culturale Italo-Cinese. L’allestimento, i trasporti e la logistica, la conservazione delle opere sono affidate a Open Care – Servizi per l’arte.
