Fino al 3 marzo 2019, la mostra Dior, from Paris to the World ospitata nelle sale del Denver Art Museum, mette in scena più di settant’anni di haute couture accompagnandoci in un viaggio indietro nel tempo e nei diversi continenti esplorati dal visionario couturier e dai suoi successori.
Couturier parisien, il me fallait connaître non seulement les besoins des femmes françaises,
mais aussi ceux des femmes élégantes du monde entier.
Christian Dior
Marzo 1957. Christian Dior fu il primo couturier francese a comparire sulla copertina del prestigioso Time magazine con in mano un grande paio di forbici, sinonimo di abilità nel ritagliarsi uno spazio nel mondo della moda come uomo visionario.

Ciò che vuole regalare questa mostra ai suoi visitatori è uno spaccato sullo straordinario destino del couturier parigino adorato dalle star di Hollywood e dalle donne di tutto il mondo. Lungo il percorso espositivo si possono trovare oltre 180 disegni haute couture, 25 degli abiti più apprezzati, 200 accessori e oggetti legati a Dior profumi e makeup. Un sublime tributo al mondo di Christian Dior, colui che seppe dare vita ai sogni più profondi delle donne.
Quindici le aree tematiche che rendono omaggio alle icone della Maison: dalla Bar Jacket, pezzo manifesto del New Look, che lo consacrò come uno degli stilisti più famosi del mondo, all’amore per l’arte e le culture straniere. Senza dimenticare le Ladies che hanno indossato Dior: vere e proprie muse o clienti appassionate e fedelissime, perfette sconosciute o star illustri dal calibro di Marilyn Monroe o Natalie Portman.

Quindici spazi tematici che attraversano sia i cinque continenti sia le epoche diverse che hanno visto i suoi successori rielaborare la sua potente visione e declinarla in creazioni straordinarie. Dalle creazioni audaci di Yves Saint Laurent, in cui a spiccare troviamo le giacche di pelle indossate da Brando nel film The Wild One, ma anche le linee delicate di Marc Bohan, passando per la flamboyance di Gianfranco Ferré, fino a passare alla stravaganza firmata John Galliano e le ispirazioni orientali di Raf Simons per poi giungere a Maria Grazia Chiuri, prima donna stilista per il marchio, e la sua visione femminista.

Il lavoro di contaminazione artistica avuta dai più grandi come Claude Monet e Marc Quinn, Pollock e le opere del XVIII secolo è qua presente. Settant’anni di moda grazie al suo grande savoir-faire messo in atto in Avenue Montaigne, 30, definito dallo stilista stesso «Bureau des Rêveries» divenuto «Refuge du Merveilleux».
Curata da Florence Müller, che di recente ha anche curato la mostra Christian Dior: Designer of Dreams, abbraccia in pieno gli archivi Dior per trasformare ancora una volta il sogno del couturier in realtà.