Mercato dell’arte. Mancano solo due settimane all’appuntamento cruciale della prima parte di stagione: il maggio newyorkese. Mentre le fiere Frieze e Tefaf scaldano i motori, i martelli di Christie’s, Sotheby’s e Phillips sono già roventi.
I fiori di maggio, a New York, profumano di olio. Quello che scivola lucido e ancora bagnato sulle opere di arte moderna e contemporanea in asta nei prossimi giorni nella Grande Mela. Maggio significa una sola cosa per il sistema dell’arte internazionale: Manhattan caput mundi. In arrivo due delle fiere d’arte più importanti al mondo e una sfilata di incanti tra i più significativi della stagione, un atteso stress test per il mercato dell’arte intero. Dall’11 al 25 maggio sono in programma due settimane di cataloghi dedicati al meglio del Novecento e Contemporaneo sulla piazza internazionale, accompagnati prima dal Tefaf nella sua veste americana, poi dalla regina della super contemporary Frieze. Gli attori, sponda aste, sono sempre gli stessi: Christie’s, che dà il via alle danze, Sotheby’s e Phillips, con quest’ultima che si concentra solo sul dittico nodale 16-17 maggio. Ma andiamo in ordine cronologico e mettiamo in fila gli appuntamenti. Si comincia con la 20th Century Evening Sale di Christie’s l’11 maggio alle 19, live al Rockefeller Center. Il top lot della vendita è Nature morte à la fenêtre di Pablo Picasso. La stima è su richiesta, ma si aggira intorno ai 40-50 milioni di dollari ed è pronta sensibilmente a lievitare. L’opera raffigura la compagna musa Marie-Thérèse Walter e risale all’anno di grazia 1932, uno dei momenti apicali dell’intera carriera del pittore andaluso. Seguono, nel novero dei pezzi più pregiati della vetrina serale, i fenicotteri di Henri Rousseau appollaiati tra immensi fiori di loto, con una stima (da record già scritto, visto che l’attuale top price è fissato a 4,4 milioni per un ritratto aggiudicato esattamente trent’anni fa a Londra) attorno ai 30 milioni. Les Flamants, il titolo del quadro, appartiene (ancora per pochi giorni) a Payne Whitney Middleton, ereditiera e filantropa, un capolavoro rimasto di proprietà della famiglia dal 1949.
Pablo Picasso, Nature morte à la fenêtre, 1932, Courtesy of Christie’s
Nel cuore di questa tornata farà capolino parte della bellissima collezione di Dorothy e Alan Press. Assemblata a partire dagli anni ’90, la raccolta si distingue per la particolare coerenza tematica rintracciabile in ogni sua componente. Tra i componenti-capolavori, Burning Standard di Ed Ruscha (stimato 20-30 milioni) del 1968, uno dei soli cinque dipinti della serie degli Standard Station paintings, nonché, tra questi, uno dei due dipinti dov’è presente il motivo del fuoco. Si tratta di un’opera icona dell’arte del Dopoguerra americano, al pari delle Campbell Soup di Warhol o dei fumetti di Lichtenstein. E ancora, una Chair dalle mille gambe in tipico pantone rosa di Philip Guston da 12-18 milioni, e poi Man Ray, Henri Matisse, Ken Price. Appena 30 minuti prima dell’inizio dei botti appena citati, alle 18.30, un anticipo dei fuochi d’artificio li garantisce la vendita della Collezione Samuel Irving Newhouse, defunto magnate dell’universo Condé Nast, tra i collezionisti più influenti del XX secolo. Tra le 16 opere proposte (dovrebbero raggiungere nel complesso 144 milioni) spicca Oreste, uno dei più importanti dipinti in bianco e nero di Willem de Kooning mai apparsi all’asta. La stima, disponibile solo su richiesta, dovrebbe superare i 25 milioni di dollari. Discorso analogo anche per un famoso autoritratto di Francis Bacon del 1969 e per il caleidoscopico L’Arlésienne di Pablo Picasso del 1937. Tra gli altri appuntamenti da cerchiare in rosso sul calendario Christie’s: la 21st Century Evening Sale, il 15 maggio alle 19, guidata da una meraviglia di Basquiat del 1983 intitolata El Gran Espectaculo (The Nile) e stimata 45 milioni di dollari; la The Gerald Fineberg Collection, in programma tra il 17 e il 18 maggio; e la delicata chiosa di Old Masters tra 24 e 25 maggio a chiudere il cerchio.
Ed Ruscha, Burning Gas Station, 1966-1969, Courtesy of Christie’s
Parentesi d’obbligo fieristica, prima di spostarci verso l’Upper East Side, tra i prezzi e i pezzi da novanta della storica competitor Sotheby’s. L’11 maggio, quando il circo dei milioni ha inizio, si apre il sipario su Tefaf. Giornata di preview per la regina dell’antico che trova la sua dimensione “contemporanea” al Park Avenue Armory, in Lenox Hill appena dietro le grandi gallerie di Madison Avenue (apertura al pubblico dal 12 al 16 maggio). Nello stesso giorno di chiusura della fiera, dall’altra parte di Manhattan, al The Shed, zona Hudson Yards appena sopra l’art district di Chelsea, torna Frieze New York (dal 17 al 21 per il pubblico): 65 gallerie tra le più importanti del mondo popolano la dodicesima edizione, sempre diretta da Christine Messineo. Di giorno fiera, di sera incanti. Dal 16 al 19 maggio si illumina York Avenue, riflettori puntati su Sotheby’s. Martedì 16, alle 18, la maison di Patrick Drahi offre all’asta 33 opere dalla collezione di Mo Ostin, leggendario discografico dirigente della Warner Bros scomparso lo scorso anno a 95 anni. Il catalogo è stimato oltre 120 milioni di dollari ed è capitanato da un altro Impero delle luci (1951) di René Magritte, quotato attorno ai 45 milioni di dollari. Perché “un altro”? Perché nel marzo 2022 una differente versione del capolavoro onirico del genio belga è volata fino a 80 milioni nelle sessioni invernali londinesi. Magritte sugli scudi, suo anche il secondo top lot, si tratta del magico ed evocativo Le Domaine d’Arnheim del ‘49 stimato 15-25 milioni, dipinto che condivide il nome con il racconto dell’amato Edgar Allan Poe.
René Magritte, L’Empire des lumières, 1951, Courtesy of Sotheby’s
Appena un’ora più tardi, alle 19 spaccate, via alla Modern Evening Auction. Tre, sintetizzando, i momenti topici della serata: le quattro opere recentemente restituite agli eredi di Ambroise Vollard, leggendario mercante d’arte del XX secolo, tra cui una natura morta (con pivoines de chine et mandoline) di Paul Gauguin, stimata 10-15 milioni, rimasta appesa alle pareti del Musée d’Orsay per quasi 40 anni; un Interno silenzioso, abbandonato, quasi angosciante di Vilhelm Hammershøi, stima 3-5 milioni, in “zona record” visto il top price dell’artista di 6,3 milioni; le tele della Collezione Shrem, tra cui un raro Picasso del 1964 ispirato all’Olympia di Manet (stima 25-35 milioni) e cinque tagli blu Klein di Lucio Fontana realizzati nell’ultimo anno di vita dell’artista (stima 1,8-2,5 milioni). Il 18 maggio è la volta della ultra-contemporary (The Now, ore 18) e della Contemporary (ore 19). Sempre tre i momenti, questa volta nella più stretta accezione di “artisti”, che spiccano all’incanto: Basquiat, Richter, Yoshitomo Nara, quest’ultimo con la follia Haze Days quotata 12- 18 milioni. Del Picasso Nero invece una perla del 1985, Now’s the Time, omaggio alla musica Jazz e al musicista Charlie Parker, offerta a 30-40 milioni di dollari, che ricrea la stampa in vinile dell’omonimo disco del 1945 del sassofonista di Kansas City. Diversa ispirazione, le vetrate della Cattedrale di Colonia, per l’altro capolavoro in asta, a firma Gerhard Richter. 4096 Farben (stimato 18-25 milioni) è l’ultimo e il più ambizioso dei dipinti di luce “Color Chart”, pronto ora a irradiare il maggio newyorkese di accenti sacri e profani. Che la folle festa abbia inizio.