Gli Appartamenti del Principe di Palazzo Reale di Milano ospitano nove storie raccontate dal fotografo Paolo Roversi attraverso i suoi scatti.
Fino al 17 dicembre, saranno esposte le polaroid e le stampe di Roversi, maestro della fotografia di moda.
Si respira un’atmosfera da sogno a Palazzo Reale di Milano, dove nove ambienti sono stati scelti e consacrati come luogo ideale per esporre gli scatti di Paolo Roversi, fotografo di moda contemporaneo.
Nato a Ravenna nel 1947, si avvicina presto al mondo della fotografia. Dopo un periodo di apprendistato con un fotografo locale, si trasferisce a Parigi nel 1973, dietro consiglio di Peter Knapp, direttore creativo del magazine Elle, con il quale inizia collaborare. È in questo momento che sboccia l’amore con la fotografia di moda, divenendo, per il mondo, il “pittore di immagini”.
“La mia fotografia è più sottrazione che addizione, cerco sempre di togliere. Tutti noi indossiamo una sorta di maschera d’espressione, si saluta, si sorride, si ha paura. Io cerco di togleire tutte queste maschere, sottraendo a poco a poco, fino a qualcosa di puro. Una sorta di abbandono, di assenza, sembra un’assenza, ma in realtà sono convinto che la bellezza interiore scaturisca proprio da questo vuoto.”
Storie. Quante storie si possono immaginare, inventare, raccontare, amare. La mostra si apre con uno scatto in bianco e nero. In primo piano, un paio di scarpe con il tacco abbandonate in una stanza circondate da silenzio. Sotto lo scricchiolio del parquet mi muovo da un ambiente all’altro, andando a svelare ciò che Alessia Glaviano, curatrice della monografica e direttrice artistica di Photo Vogue Festival, ha pensato per noi.
Immagini autentiche, atte a costituire un dialogo razionale con il proprio interlocutore si stagliano sulle pareti.
Porte che si aprono verso nuovi orizzonti, ma anche porte chiuse in attesa di un cambiamento. Corpi silenziosi in posa, dinnanzi all’obiettivo che diventa anch’esso oggetto da fotografare e immortalare. Un racconto fatto per immagini, dove è il bianco e nero a predominare.
L’assenza di colore regala emozioni, vela e traduce i sentimenti in un linguaggio nuovo. Un caos incontrollato fermato in un frame.
Ancora una volta è la donna al centro dell’attenzione: corpi nudi, velati, sfiorati, sussurrati, maliziosi, silenziosi. La donna e la sua bellezza: un binomio che non conosce fine, un connubio perfetto che non smette di incantare. Volumi che si stagliano su pareti piatte, un dialogo tra ogni scatto e l’ambiente circostante.
Il racconto si snoda, lungo le stanze, è un vibrare di energia, che porta lo spettatore a scoprire, affamato di verità. A volte è la storia di Gemma, che gioca con l’obiettivo e viene immortalata sulla pellicola. Altre volte è un gioco d’ombre. Shadows. Ombre di ricordi su volti deturpati dal colore, nascosti, modulati, trasformati dai giochi di luce di cui Roversi è maestro.
Altre volte è una storia di blood & roses. Sangue e rose. Qui è il rosso a predominare. Il colore della passione, delle emozioni forti. Pareti cremisi, scatti caratterizzati da due colori, rosso e nero. Farfalle pronte a spiccare il volo, fiori intenti a sbocciare.
Un cammino che attraverso le polaroid diviene la base della propria poetica stilistica. In ogni scatto è racchiusa la sua vulnerabilità e delicatezza. Lo studio diventa teatro, dove il mondo del fotografo prende vita e il sogno diviene realtà.
In copertina: Kate Lock Studios London, February 5th 2015 © Paolo Roversi