
Dafne Funeck
Movimento, velocità. Un binomio assoluto, che il mondo di oggi ha fatto suo. Il quotidiano è divenuto una sfida alla memoria e alla forza di gravità. Tutto si muove, in circolo, rapidissimo. Un gioco dall’infinito ciclico fluire sempre più veloce, in cui a ogni inizio è già segnata la fine.
Merci e persone in movimento. La catena umana volta alla realizzazione di beni. Produzione, trasporto, vendita, diversificazione, cessazione e ancora sostituzione di personale e fusione di capitali. Al centro di questo fluire infinito c’è solo il profitto.
Le navi da carico, gigantesche e mastodontiche, solcano le onde di mari, per ridurre le distanze. Un viavai incessante in cui l’uomo sembra occupare un ruolo marginale. Sottosviluppo, sfruttamento. Il genere umano e l’ambiente non valgono che pochi soldi, scommessi in Borsa, sul loro carico come se il mondo fosse un gioco, una corsa che pare non voler mai finire.

Urs Stahel, curatore di Pendulum. Merci e persone in movimento racconta attraverso oltre 250 immagini storiche e contemporanee di 65 artisti internazionali questo divenire crescente in cui genialità ed energia sono i pilastri fondanti sui quali le società nel corso degli ultimi due secoli si sono fondate per progettare mezzi e infrastrutture. Verso un futuro prossimo o remoto.
Allestita negli spazi espositivi della Fondazione MAST di Bologna fino al 13 gennaio 2019, la mostra propone una riflessione, a più voci, sul tema della velocità che caratterizza l’attuale società globale.
Il pendolo, titolo del percorso espositivo, simboleggia questo moto perenne del mondo e dei suoi abitanti nello spazio e nel tempo. Il suo oscillare è sinonimo di cambiamenti repentini d’opinione, di convinzioni che si ribaltano nel loro esatto contrario, da un secondo all’altro. Inoltre, la sua immagine evoca il traffico pendolare, i milioni di persone che la mattina presto escono di casa per recarsi al lavoro e alla sera tardi tornano, stanchi e svuotati, nelle loro case dormitorio. Un moto incessante, quasi alienante, figlio della società contemporanea e moderna. Ma il pendolo è anche un simbolo valido per i traffici in genere, per quel perenne scambio di merci a fronte di altre merci, di denaro, di promesse. Anche a questo fenomeno apparentemente incessabile, c’è un’unica soluzione. Come spiega Urs Stahel: “Da decenni si continua ad aumentare il ritmo e la velocità: la crescente accelerazione dei processi economici e sociali è iniziata ai primordi della rivoluzione industriale fino a toccare oggi livelli vertiginosi. Il solo fenomeno che ci spinge a rallentare il passo, a cercare persino di fermare tutto, è quello delle migrazioni. Le uniche barriere esistenti sono quelle che frenano i perdenti locali e globali della modernità.”

E allora non resta che perdersi tra gli scatti di Robert Doisneau in cui sono immortalati gli stabilimenti Renault, o in quelli di Edgar Martins, nelle auto da corsa di Ugo Mulas per poi immergersi negli intensi ritratti, quasi in bianco e nero, di Helen Levitt in cui i pendolari degli anni settanta e ottanta sono i protagonisti.
Pendulum. Merci e persone in movimento, è un viaggio nella vita di tutti noi raccontata attraverso la sola forza evocativa degli scatti fotografici esposti.
