Guglie, curve, tagli, tempi, lune: l’arte di disseminare indizi nei propri capolavori. Tre tele di Pablo Picasso -una appena passata all’asta, le altre in vendita fra un mese- svelano e rivelano passi e passaggi di passione: quella clandestina, almeno fino al ’32, con la diciassettenne Marie-Thérèse Walter. Simboli che recitano una trama di dolcezza, amore e ferina sopraffazione.
Picasso e Marie-Thérèse. La musa e il minotauro, una storia d’arte e d’amore lunga quasi dieci anni, tra il 1927 e il 1935. Prima musa e modella, poi amante e compagna. Prima Olga, poi Dora. Sempre, al centro, tra i poli pulsanti, Picasso, il genio cannibale, in qualsiasi accezione la si voglia vagliare: dall’arte, la creazione, all’essere, alla vita. Un tris di opere emblematiche all’asta – una già andata, due in arrivo – narrano meglio di qualsiasi altra parola quello scarto di tempo dolce, sadico, eccitante, dominante che sublima il suo apice nel 1932. L’annus mirabilis per il nostro compositore in rosa, blu, grigio, classico, cubista, surrealista; dodici mesi di grazia in cui l’artista realizza, tra le oltre 100 dipinte, alcune delle sue opere più celebri e apprezzate. Ne è stata somma testimonianza la doppia mostra al Museo Picasso di Parigi e alla Tate Modern di Londra tra il 2017 e il 2018, dedicata a quell’anno di irrequieta e irrefrenabile passione, sia con la tela che con la Walter, conclusasi con la nascita di Maya, nel 1935, quando ormai Picasso era già innamorato della fotografa, e a sua volta modella, Dora Maar.

Pablo Picasso, Compotier et guitare, 1932. Courtesy of Sotheby’s
A lei, Marie-Thérèse, è dedicato il capolavoro in catalogo il prossimo novembre da Sotheby’s, nella sessione di aste per eccellenza della stagione autunnale, quelle di New York. L’opera, Compotier et guitare, ha le sembianze di una natura morta, ma in realtà brulica di vita: cela il racconto di una storia che nasce. Quella dei due amanti. Quella che ha origine da un loro incontro casuale nel 1927, quando lei aveva solo diciassette anni. Un amore sviluppatosi lentamente, che si sarebbe trasformato in una delle relazioni più struggenti della vita del pittore. Lo si nota dalla presenza, più o meno manifesta, della sua bionda ispirazione, perpetuamente. In Compotier et guitare, l’eco di Marie-Thérèse è inconfondibile, espressa attraverso le linee fluide del drappeggio verde che richiama le sue forme, l’uso predominante di una tavolozza di colori caldi, di fuoco, punteggiati da lune di giallo e lavanda, che diventeranno poi stilemi tipici della sua rappresentazione. Così come la forma seducente della chitarra a destra, strumento della frantumazione cubista della realtà, del mondo, che oltre a richiamare le sue origini spagnole, si prestava bene alla sinfonia frammentata con le sue linee curve e sensuali. Marie-Thérèse, così ben ricamata nell’opera, non era ancora ufficialmente la compagna di Picasso, legato a Olga Khokhlova.
Per la coppia di amanti l’occasione di uscire allo scoperto fu la prima retrospettiva di Picasso alle Galeries Georges Petit di Parigi, organizzata proprio nel 1932. Una mostra da 238 opere -225 dipinti, pastelli e opere su carta, 7 sculture e 6 libri illustrati- che spaziavano dall’arrivo nella Ville alla consacrazione del cubismo. Picasso scelse, in un momento cruciale per la sua carriera, di puntare artisticamente ed esistenzialmente su di lei. Nella stessa mostra campeggiava anche un altro dipinto di Marie-Thérèse: Femme à la montre, capolavoro della collezione di Emily Fisher Landau, che Sotheby’s propone all’incanto, sempre a New York, in una vendita speciale in programma appena la settimana prima. L’opera, stimata più di 120 milioni di dollari, è immersa nel blu più profondo e adorabile: condensa colori primari, forme armoniose e piccoli ma preziosi dettagli. Come l’orologio che avvolge il polso del soggetto, Marie-Thérèse. L’oggetto racchiude in sé numerosi significati: dall’amore per la sua modella divenuta compagna, a cui aveva affidato il tempo, al richiamo alla Vanitas e alla caducità dell’esistenza. Un pezzo che potrebbe far registrare un nuovo record per l’andaluso, al momento detenuto dal magnifico Les Femmes d’Alger (Version “O”) del 1955, venduto per 179 milioni di dollari nel 2015 da Christie’s, sempre nella Grande Mela.

Compotier et guitare, allestimento della retrospettiva del 1932 alla Galeries Georges Petit di Parigi
E non finisce qui. La sottile linea rossa, che lega i primi anni d’amore clandestini della coppia gettati in pasto all’olio, si riverbera sui solchi del pennello di Picasso in un altro componimento, questa volta di matrice surrealista. La fenêtre ouverte del 1929, comparso in asta il primo marzo scorso a Londra, sponda Christie’s, e aggiudicato a 16,3 milioni di sterline. Apriamo la finestra, allora, letteralmente, ed entriamo: in primo piano compaiono due forme volutamente criptiche. A destra si trova una sorta di busto stilizzato in gesso: l’immagine camuffata della Walter. A sinistra, un assemblaggio tutto da decifrare: un amalgama di piedi intersecati da una freccia intessono una “E”, in bilico su una sfera: la rappresentazione simbolica di Picasso. Segue il dettaglio che risolve il racconto, la chiave del quadro: sullo sfondo, fuori dall’appartamento, sono riconoscibili due guglie neogotiche della chiesa di Sainte-Clotilde, a Parigi. Si tratta dell’appartamento segreto situato sulla Rive Gauche, non distante da Les Invalides, che Picasso e Marie-Thérèse condivisero come rifugio durante la loro relazione, lontano dagli occhi del mondo e della moglie.
La presenza di Marie-Thérèse nella vita di Picasso face brillare ogni campo e scampolo, ritaglio, del suo lavoro. Le sue forme statuarie e la sua bellezza eterea e radiosa, così come la sua sensibilità spensierata e profonda, ispirarono l’artista a creare opere tra le più importanti della sua carriera. La matrice, spesso esplicita, era lei, la sua musa, metamorfizzata ed ermeticamente codificata in un’affascinante confessione d’amore. Sebbene la Walter non fosse ancora emersa in forma completa nella sua produzione -cosa che sarebbe avvenuta solo dopo la creazione dei busti in gesso simili a sentinelle nella primavera del 1931- il suo profilo dal volto candido e la sua chioma dai capelli d’oro sono immediatamente identificabili all’interno di questa “finestra”. Temporale, e di tela. Il rebus è seducente, le sue tracce all’interno del riquadro si confessano da sole. Giochi di pensiero, enigmi di pitture e parole firmate Picasso, il genio cannibale. L’uomo che si è cibato di qualsiasi cosa potesse possedere, vomitandola in maniera sublime. Sovrastato dal proprio ego, ma soprattutto dall’arte e dall’amore.

Pablo Picasso, Femme à la montre, 1932. Courtesy of Sotheby’s
