I segreti dell’arte del restauro e risanamento conservativo in scena ad Homo Faber, un’occasione per scoprire come si riportano in vita capolavori artistici antichi e contemporanei.
Di fronte ad un’opera d’arte ne ammiriamo la bellezza, restiamo estasiati dai suoi colori, dalla brillantezza cromatica. Ci colpisce la resa del soggetto nella sua verosimiglianza, acclamiamo il genio dell’artista, la sua capacità di distinguersi in quel preciso momento dal resto dei suoi contemporanei. Restiamo però in superficie. Il nostro giudizio si sofferma su quello che gli occhi vedono: una narrazione, più o meno complessa, che può suscitare una riflessione, un confronto o più semplicemente un’emozione.
Tutte le opere d’arte, però, possiedono qualcosa in più di quello che possiamo afferrare con i nostri soli occhi.
Sono il risultato tangibile di un processo creativo, materia plasmata a partire da un’idea. Colori e sostanze che acquistano uno specifico senso scelto dall’artista e tradotto in risultati spesso ineguagliabili. La componente materica è quell’essenza preziosa che è necessario difendere: un’opera danneggiata nella sua materia è un capolavoro perso per sempre. Per evitare simili perdite, i restauratori intervengono prontamente prendendosi cura e occupandosi dei materiali delle opere.
Dietro le quinte di un laboratorio di restauro
Un compito difficile ma entusiasmante quello del restauro, che necessita di competenze multidisciplinari per conoscere a fondo gli elementi costitutivi dell’opera sulla quale intervenire: supporti, pigmenti, leganti per comprendere il procedimento esecutivo e le tecniche utilizzate. Solo la profonda conoscenza dei materiali permette di progettare un ottimale intervento conservativo, che dovrà essere sempre il meno possibile invasivo nel rispetto dell’opera d’arte.
Di restauro e dei suoi più celati segreti, si occupano i dodici Maestri portati a Venezia in occasione di Restoring Art’s Masters all’interno di Homo Faber
I restauratori non possono che trovare un degno spazio in quello che è il primo grande evento culturale dedicato ai mestieri d’arte di tutta Europa, organizzato dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship.
Un percorso in 14 tappe alla scoperta dell’eccellenza dell’artigianato, di cui una è proprio Restaurando, sezione curata da Isabella Villafranca Soissons, direttrice del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care, società milanese leader nel campo del restauro e della conservazione.
In questa occasione il pubblico ha potuto assistere al restauro dal vivo di cinque opere d’arte antica e contemporanea, ammirando i restauratori al lavoro e cogliendo i segreti dei loro interventi. Grazie ad una videocamera GoPro indossata da ciascun artigiano, i visitatori possono osservare ad una distanza ravvicinata le operazioni di intervento.
Conoscenze, preparazione scientifica, intuito ed infinita pazienza sono i requisiti minimi per operare di fronte ad un’opera d’arte. Che si impugni un bisturi per la pulizia dei residui di colla sul supporto o si proceda in punta di pennello nel ritocco dei colori, quello che i restauratori creano con l’opera loro affidata, è un vero e proprio dialogo: indagare la materia permetterà loro di rintracciare le risposte che guideranno le loro scelte operative.
All’Homo Faber di Venezia i restauratori sono usciti allo scoperto e hanno reso pubblico il loro laboratorio
È stato davvero possibile “spiare” questo lavoro estremamente affascinante scoprendo dettagli curiosi ed impensabili: immaginereste mai che per pulire soli cinque centimetri di superficie pittorica sono necessarie più di otto ore di lavoro, con bisturi e microscopio?
Gli interventi live sono stati svolti su un arazzo, un antico dipinto, un’opera contemporanea, una cassapanca del Cinquecento in legno e stucco ed infine su un oggetto di design in poliuretano espanso.
Ogni progetto di restauro richiede abilità manuale, passione e talento
Osservando le immagini delle opere prima e dopo il restauro presentate in mostra e partecipando alle dimostrazioni sulle tecniche di intervento e sulle strumentazioni diagnostiche, ci rendiamo conto che ogni materiale da restaurare è un mondo a sé. Un singolo arazzo può contenere al suo interno circa 250 tonalità e il restauratore è in grado di riprodurle tutte.
Saper riconoscere leganti e pigmenti utilizzati in ambito pittorico consente di saper scegliere quale solvente utilizzare nelle operazioni di pulizia, salvaguardando il manufatto da un intervento eccessivamente aggressivo e sicuramente irreversibile.
I segreti di questa professione sono custoditi dai maestri d’arte, nostri preziosi alleati nel rendere durature bellezze artistiche di inestimabile valore.