“I vestiti che creo sono la mia autobiografia.
Rappresentano la calma elegante a cui aspiro
e i danni che ho fatto lungo la strada.
Sono un’espressione di tenerezza e di un animo furente.
Sono un’idealizzazione adolescente e la sua inevitabile sconfitta.”Rick Owens

Dal 15 dicembre 2017 al 25 marzo 2018 la Triennale di Milano presenta Subhuman Inhuman Superhuman.
Curata da Eleonora Fiorani, costituisce la prima retrospettiva dedicata a Rick Owens, stilista visionario e furniture designer.
Uomo pervaso dai continui interrogativi circa il destino dell’uomo, che chiama in causa lo sguardo volto indietro, fino alle origini del mondo, ma nello stesso tempo non lo distoglie dal futuro, ponendo un accento di curiosità e nostalgia per il passato.
Affascinato dalle forze primordiali e ancestrali come fonte di creatività e dell’innovazione, che lo accompagnano fin da sempre a concepire creazioni pure e decostruite. Assemblaggi, contaminazioni con mondi diversi giunti alla globalizzazione in cui luoghi, culture, riti, immagini convivono senza distanze di tempo e di spazio, andando ad esplorare i transiti e gli incroci tra le culture e i confini, verso un’estetica pura e intensa.

Questa sua grammatica rende Rick Owens uno dei designer più originali, in grado di progettare ogni singolo capo e creazione, spinto e guidato dalla forza interiore, seguendo un alfabeto personale, che va alla ricerca di autenticità rinunciando a tutto ciò che è in eccesso, come fronzoli e decori. Amante della materia grezza, è orientato alle forme organiche, caratterizzate da una trasformazione tra tradizione e avanguardia stilistica.

Ogni abito enfatizza il corpo, visto e inteso come luogo simbolico, avvolto e ampliato da grandi mantelli, capospalla, colli esagerati e stivali, abbandonando la pesantezza, mantenendo sempre un effetto di leggerezza e impalpabilità. Gli abiti, che non sono mai fuori moda, entrano a far parte della vita di coloro che li indossano, come pura poesia. Geometrie basiche, tessuti di recupero e colori neutri si combinano tra loro per andare verso un’estetica dello scarto, che si declina in azzardo e ribellione verso tutto ciò che è più conforme alle regole e alla tradizione classica.
Ogni creazione di Rick Owens si discosta dalle strutture della tradizione per abbracciare una lingua segreta, un universo fatto di segni, alfabeti dissimulati, citazioni, che diventano macchina dell’immaginazione.
Come una melodia di Beethowen, i suoi capi emblematici hanno una personalità forte, volti a una nuova ecologia della mente ed etica sublime contaminati dallo stile grunge e punk.
È in questo modo, che lo stilista californiano ci accompagna lungo un cammino personalissimo, divenendo autore e oggetto dell’esposizione. Influenzato da poeti e artisti, dalle personalità più articolate, come Alessandro Manzoni, Pierre Molinier, Marcel Duchmp, Eileen Agar, lo stilista integra la loro prassi alla sua visione anarchica e anticonformista.
Un racconto unico disseminato da una selezione di pezzi provenienti dai suoi archivi di moda, arredo, film opere grafiche, pubblicazioni, che insieme a una monumentale installazione scultorea abbracciano l’universo creativo di colui che ha dato forma alla sua personalissima visione del mondo.
