Fino al 30 settembre 2018, il Palazzo delle Paure di Lecco ospita una mostra dedicata a uno dei fotografi più importanti e celebrati del Novecento Robert Doisneau.
Ho visto una coppia di innamorati baciarsi, proprio come nella scena finale di un film romantico. Il mondo intorno a loro ignaro del loro big bang emozionale in corso. I volti uno rivolto all’altro in un continuum ininterrotto di corpi.
Carne e anima unite in un infinito temporale finito, circoscritto, meraviglioso. Questa è arte. L’arte della fotografia.
Alla base del click c’è il soggetto puro, ideale, pragmatico, che si carica di significato e di dimensioni. Il nostro spazio tridimensionale, realtà che conosciamo, diventa bidimensionale sulla pellicola piatta ed eterna.
70 immagini in bianco e nero ripercorrono l’universo creativo del fotografo francese Robert Doisneau, il Pescatore d’immagini.
Questo il titolo della rassegna curata dall’Atelier Robert Doisneau – Francine Deroudille ed Annette Doisneau – in collaborazione con Piero Pozzi, col patrocinio del Comune di Lecco.
Un percorso espositivo, che mette in evidenza alcuni degli scatti più noti della sua carriera come Le Baiser de l’Hôtel de Ville, Les pains de Picasso, Prévert au guéridon, e si apre con l’autoritratto del 1949.
Alla base di ogni carriera d’artista esiste un autoritratto, chiunque sia in possesso di una macchina fotografica ha l’impulso di puntarla su sé stesso. Una passeggiata nel cuore della Parigi più vera e autentica, dove a finire nel mirino del suo obiettivo sono i soggetti a lui più cari: dal centro alla periferia, dai bistrot alle gallerie d’arte.
I suoi abitanti e le loro abitudini, le emozioni immortalate che vanno a costituire il racconto dello stile personale del fotografo. I soggetti prediletti delle sue fotografie sono, infatti, i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo.
Chi è Robert Doisneau? Uno dei padri della fotografia del Novecento, che con la sua macchina fotografica amava percorre le periferie di Parigi per “impossessarsi dei tesori che i suoi contemporanei trasmettono inconsciamente” e immortalare la storia del presente per conservarla per il futuro.
Una cartolina della vera Parigi ormai svanita, ma ancora vivida nell’immaginario collettivo: i bistrot, i clochard, le antiche professioni; ma anche i mercati di Les Halles, i caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés, punto d’incontro per intellettuali, artisti, musicisti, attori, poeti, come Jacques Prévert col quale condivise, fino alla sua morte, un’amicizia fraterna e qui presente con uno scatto -Prévert au guéridon- che lo ritrae seduto al tavolino di un bar con il suo fedele cane e l’ancor più fedele sigaretta.
Le strade della città furono la sua ispirazione, la sua biblioteca vivente di immagini da catturare e, come era solito a ricordare lo stesso Robert Doisneau, “Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che si trova nelle strade”.
Questo fotografo umanista, che nel corso della sua carriera sviluppò oltre 450.000 fotografie, è uno dei maestri più illustri del Novecento che mette in luce con sapienza e maestria le nudità del quotidiano.
Da semplice spettatore ad attore in primo piano, che registra con il suo strumento fotografico alcuni dei momenti salienti della vita quotidiana. Fermare l’attimo e farlo durare per sempre. La strada, il suo palcoscenico.
Grazie al suo continuo lavoro di ricerca, fu in grado di dare risalto e dignità alla cultura di strada dei bambini. Temi di rilievo, che mettono in luce anche problemi legati alla società, come appunto ai più piccoli che giocano in città, lontani dalle restrizioni dei genitori, trattando il tema del gioco e dell’istruzione scolastica con serietà e rispetto, ma anche con quell’ironia che si ritrova spesso nei suoi scatti.