Nel 1967 Roberta Tagliavini apre la sua prima galleria a Milano, in Piazza San Babila, e nel 1985 sceglie di trasferire l’attività nel quartiere di Brera. Mattia Martinelli entra nella direzione di “Roberta e basta” nel 1994.
Giovane, dinamico, appassionato, il figlio di Roberta inaugura nel giro di pochissimi anni nuove sedi nelle vie più belle di un quartiere che da sempre fa rima con Arte e Cultura. Se per noi milanesi le luminose vetrine di Robertaebasta sono diventate una sicurezza, lo specchio di quella Brera che tutti portiamo nel cuore, varcare la soglia è un tuffo nel XX secolo.
Perché, come ci racconta Mattia Martinelli nell’intervista, la forza di comunicazione e di pensiero che l’antiquariato e l’arte regalano è qualcosa di prorompente.
“Roberta e basta” e Brera. Una storia che comincia nel 1985 e dura da più di trent’anni. Potremmo dire quasi una storia d’amore… Avrete sicuramente vissuto le tante evoluzioni di questo quartiere…
Da quel lontano 1985 Brera è cambiata moltissimo. Quando mia madre si trasferì qui da Piazza San Babila, il quartiere subiva una piaga comune in città, la tossicodipendenza, che si manifestava pubblicamente per strada. Poi fortunatamente le cose sono migliorate molto. Quando sono diventato Presidente dell’Associazione Commercianti di Via Fiori Chiari, ormai 17 anni fa, il mio primo obiettivo è stato occuparmi della parte estetica di Brera: abbiamo pulito la via togliendo le scritte, abbiamo rifatto la pavimentazione e l’illuminazione. La Brera di oggi è il risultato di quei miglioramenti, a parte qualche piccolo accorgimento che è stato realizzato negli anni successivi.
Come Presidente dell’Associazione Commercianti di Via Fiori Chiari e vicepresidente del DUC quali sono stati i traguardi che hai raggiunto per dare a Brera nuove chances per il futuro?
L’obbiettivo più importante, per quanto riguardava la mia presidenza, era sviluppare un indotto di persone che potesse scoprire Brera in tutta la sua identità, cioè come uno dei quartieri più vivibili e belli di Milano, non solo per la sua meravigliosa Pinacoteca. Così sono nate tutta una serie di manifestazioni. L’organizzazione, per esempio, di “Brera Design District”, di cui faccio parte anch’io, abbraccia circa 90 eventi ogni sera durante il Salone del Mobile con una media di 10.000 visitatori. In realtà abbiamo più passaggi noi della fiera stessa! Siamo riusciti a puntare sull’eccellenza delle persone che animano Brera: i brand, gli operatori, le gallerie d’arte e tutti coloro che sono legati al mondo della casa e dell’arredamento, agevolando anche le ditte del settore. In questo modo abbiamo creato una visione a 360° rivolta al pubblico, un’opportunità unica. Tutti gli eventi che scandiscono gli appuntamenti annuali più importanti oggi sono sentiti sia dai milanesi, che dai turisti, italiani e stranieri. Col passare del tempo Brera è diventata un po’ il nostro specchio e noi lo specchio di Brera, con la sua atmosfera raccolta all’interno della frenetica vita cittadina, dove ci conosciamo tutti, ci si confronta, si condivide, come in una famiglia.
Circa una decina di anni fa tante gallerie ed antiquari milanesi hanno chiuso i battenti a causa della crisi economica italiana. Chi è rimasto, come voi, sul mercato ha vinto in virtù di una forte passione per il proprio mestiere, ma anche grazie ad un rapporto di fiducia molto saldo con la propria clientela…
Se osserviamo il mercato italiano dell’arte, ci sono diverse ed interessanti variabili da analizzare. La prima sicuramente riguarda la crisi. Se guardiamo gli ultimi cinque anni i dati di riferimento sono sconfortanti: in Italia ogni anno ha chiuso il 20% di un panorama che comprende gallerie d’arte, antiquari, trovarobe e mercanti. Un numero sostanzialmente pesante. Chi fa questo lavoro deve essere animato da grande passione perché gli investimenti sono altissimi a fronte di una rendita bassa. Occorre lavorare su volumi abbastanza grandi, avere un panorama di offerta ampio da mostrare al pubblico e ovviamente fornire un servizio. Però la motivazione fondamentale a causa della quale hanno chiuso in tanti riguarda la serietà, un fattore indiscutibile per il nostro lavoro. Se un operatore non fornisce delle garanzie concrete ai propri clienti (come il certificato di autenticità), non valuta il prezzo giusto (che non deve essere né troppo alto né troppo basso), è destinato chiudere.
Come sta andando il mercato dell’antiquariato?
Coloro che sostengono che il mobile antico sia finito si sbagliano. La realtà è che in passato sono state effettuate molte operazioni sbagliate, sono stati super venduti pezzi di qualità media, o addirittura scadente, e chi li possiede oggi non può più fare mercato. Quindi è finito il mercato medio-basso. Invece, le opere importanti, belle, originali, archiviate e certificate si vendono sempre e infatti nelle mostre d’arte la parte più importante è rappresentata proprio dall’antiquariato! È vero che l’Italia ha avuto una flessione netta a livello di acquisto perché è cambiata la tipologia del cliente: la fascia media si sta estinguendo, i debiti sono aumentati, i crediti sono diminuiti quindi si è creata una situazione per cui nel nostro paese si compra poco. Di conseguenza, ci siamo rivolti alle fiere e mostre internazionali che costituiscono un’altra variabile fondamentale da tenere in considerazione.
Robertaebasta partecipa spesso a fiere internazionali di settore, quanto sono importanti?
Sono importanti quelle serie e di rilievo. Con il comitato di valutazione e con la commissione di queste fiere, il cosiddetto Vetting, non si scherza. Il TEFAF possiede 189 esperti che lavorano in 29 categorie con il compito di scrutare ogni pezzo che sarà presentato alla fiera e valutare così la qualità di un espositore. Con cinque opere contestate si perde la possibilità di partecipare alla fiera per sempre. I fattori valutati sono tre: l’autenticità, il restauro e le anomalie sul cartellino ( per esempio una data di riferimento del pezzo errata). TEFAF, Masterpiece London, la Biennale di Parigi, ArtBasel, BRAFA Bruxelles, la Biennale di Firenze (a cui abbiamo partecipato per la prima volta quest’anno) sono tutte serissime. Esservi presenti e lavorarci significa dare ai clienti un livello di garanzia altissimo.
Tornando a Milano, “Roberta e basta” rappresenta una sorta di Wunderkammer, un universo delle meraviglie con un’anima ed un’essenza ben distinta. Quale?
A noi piace far vivere le case, renderle magiche attraverso pezzi straordinari ed unici. Abbiamo la ricerca della galleria per quanto riguarda l’arte, la ricerca dell’antiquariato e poi l’arredamento. I nostri negozi sono come i nostri stand: non troverai mai un’atmosfera asettica, anzi la prima volta potrà sembrarti caotica, ma in realtà possiedono l’anima viva del XX secolo, accogliente, vibrante ed armoniosa. Potremmo dire, usando un termine diverso, che noi “abbracciamo” la casa. E non solo, abbiamo tanti clienti che vengono da noi anche per arredare la barca o l’ufficio.
Quanto ricerca e dove?
Noi acquistiamo e vendiamo praticamente tutti giorni in tutto il mondo. Internet in questo senso ha azzerato i confini, perché agli addetti ai lavori serve un’occhiata per capire se un pezzo è giusto. Altre volte mi prendo il tempo per vedere fisicamente l’opera, per esempio tra poco andrò a Roma per un’opera di Giò Ponti che mi è stato proposta. L’Italia è per noi uno dei mercati principali. Ogni giorno quando accendo il computer ricevo più di 400 mail con le proposte della clientela.
Possiamo ancora definire l’arte come un bene rifugio?
Si certo. Il TEFAF (The European Fine Art Fair), una delle più prestigiose fiere di arte e di antiquariato al mondo, pubblica ogni anno il TEFAF Art Market Report, che offre una prospettiva globale sulle tendenze economiche nel mercato dell’arte, analizzando i dati degli operatori, delle più importanti gallerie internazionali, tra cui anche Robertaebasta, delle case d’aste e dei collezionisti. Viene così redatto il riepilogo più completo disponibile per la valutazione dei pezzi ed la loro performance sui mercati. È statistico che, per esempio, Lucio Fontana ottenga l’8% all’anno! Quindi sì, l’arte è un bene rifugio. Alla condizione di comprare con un certificato, con un’archiviazione e da un operatore serio.
Da circa un mese Robertaebasta ha aperto una nuova sede a Londra, al 85 di Pimlico Road. Un bellissimo spazio su 4 piani che accoglie una collezione di pezzi unici d’arte, tipici delle vostre gallerie, e arredi su misura realizzati da un nuovo partner: la Maison Dotti, specializzata in boiserie, cabine armadio, cucine, tutto “custom made” di eccellenza italiana. Una nuova avventura?
Si, abbiamo scelto una bellissima zona di Londra, una città che rappresenta uno dei nostri primi mercati. Sicuramente ci sarà da lavorare tanto per seguire da vicino l’attività, formare il personale più preparato possibile e seguire le pubbliche relazioni. Ci vorrà tanta energia, ma la passione per questo mestiere non ci manca!
Che rapporto hanno i giovani con l’arte?
Dalla mia esperienza i giovani si dividono in due grandi categorie: quelli molto interessati che conoscono tutto e rappresentano il numero più esiguo. E poi quelli che ne sono affascinati e si avvicinano pian piano. La forza di comunicazione o di pensiero che l’Arte riesce a trasmettere è prorompente; per l’essere umano diventa così non solo una questione puramente estetica di piacere, ma la possibilità di percepire sempre e comunque una prospettiva nuova e differente. Non esiste la possibilità di restare inermi di fronte ad un’opera d’arte, ma inevitabilmente si rimane colpiti. Purtroppo in tanti possiedono ancora un’idea scolastica errata di un universo forse noioso che non è stato trasmesso a dovere nella nostra cultura. Per questo è importante organizzare mostre ed appuntamenti che richiamino i giovani e li portino a scoprire quanto può essere intenso lasciarsi portare dall’emozione che un’opera d’arte ti sa regalare.