Le vette museali di Tefaf, la riscoperta di Jacob Vrel, la più grande retrospettiva mai vista di Vermeer. Viaggio tra Maastricht, L’Aia e Amsterdam assorti in un vortice di meraviglie senza tempo, ma a volte con un prezzo, del passato
Come ai tempi delle aste dei tulipani, quando l’Olanda era al centro del mondo e un singolo bulbo striato, ad Haarlem, arrivava a costare fino a 6000 fiorini. Era la prima bolla speculativa della storia, con persone di qualsiasi rango che tentavano la scalata sociale con il commercio di delicatissimi bulbi. Ed era anche il pieno Secolo d’Oro, quello delle scene di gruppo di Frans Hals, delle tele drammatiche di Rembrandt, della quotidianità soffusa di Vermeer. Oggi, proprio come allora, i Paesi Bassi tornano con eleganza sotto i riflettori del sistema dell’arte internazionale con un trittico di manifestazioni uniche al mondo. A cominciare da Tefaf, la fiera che raccoglie sotto lo stesso cielo, a Maastricht, 268 gallerie e oltre 7000 anni di storia – in corso sino a domenica prossima con la XXXVI edizione; poi per due esposizioni capitali che affollano gli spazi e i pensieri del Paese dei mulini: l’incredibile mostra su Johannes Vermeer al Rijksmuseum di Amsterdam (sino al 4 giugno, biglietti esauriti a quattro ore della vendita al pubblico) e quella su uno dei precursori del genio di Delft, Jacobus Vrel, al Mauritshuis de L’Aia (sino al 29 maggio).
Si parte con Tefaf, l’appuntamento più atteso da collezionisti e addetti ai lavori, con oltre 250 musei a prender parte ai giorni di preview, dall’Art Institute of Chicago al J. Paul Getty Museum, dagli Uffizi al MoMa e al Metropolitan. Tutti in trasferta a scovare capolavori ineguagliabili concentrati tra le cascate di fresie sparse per il MECC. Capolavori veri, nessun abuso di parole. Come La Corde Sensible di René Magritte, Landau la cede per € 35 milioni; il magnifico Ritratto di studioso seduto del Tintoretto, presto venduto – per una cifra non nota – da Trinity Fine Art; ancora, le Bambine sulla spiaggia di Joaquin Sorolla allo stand di Artur Ramon Art, andate per € 2,7 milioni; e così l’iconico Giovanni Boldini offerto da Wildenstein, l’asking price – stratosferico – è di € 7,5 milioni.

Jacopo Robusti, called Tintoretto, Portrait of a Scholar, in mostra a TEFAF 2023, Courtesy Trinity Fine Art
Ma c’è anche un inedito Lucio Fontana tra i corridoi di Tefaf, il più grande esemplare in cristallo mai creato dal maestro dello Spazialismo, Salamon Fine Art lo mette in vendita per € 1,6 milioni. E poi è tutta una carrellata di oggetti, mobili, gioielli, tesori d’eccezione, senza limiti di età né di categoria. Un anello Trombino di Bulgari con smeraldo di 10.94 carati, un prezioso Libro delle ore Le Saunier, datato intorno al 1490-1500, una scultura in bronzo di Bodhisattva dell’anno Mille, forse la più grande mai rinvenuta nella storia. Rarità inestimabili (o quasi) e una sfilza di vendite a suon di zeri: Charles Ede ne concludeva già 20 nelle giornate di anteprima, inclusa una dea della fertilità anatolica del Neolitico, acquistata da un cliente di lunga data per € 90.000. A proposito di qualità museale: un vaso Augustus Rex di Meissen decorato con il motivo Vogelbaum, di cui un altro esemplare è esposto al V&A Museum di Londra, ha trovato casa, allo stand di Elfriede Langeloh, per € 80.000.

Renè Magritte, La corde sensible, 1960, in mostra a TEFAF 2023, Courtesy Landau Fine Art
Il viaggio continua, nevica lì fuori. Dal Limburgo all’Olanda che si affaccia sul Mare del Nord. Così le gocce che scivolano da una peonia di qualche claustrofobica natura morta, o che colano da un’ostrica di un quadro fiammingo di Joris Van Son, tra i bagliori di Tefaf, si cristallizzano adesso a poco più di duecento kilometri, nella perla della languida Ragazza col turbante di Vermeer. E poi ancora in decine di pietre opalescenti che brillano di latte sui volti, la verdura e i frutti come gioielli, le vesti e i petti delle fanciulle colte nella più silenziosa intimità. Perché la cinematografica fanciulla non è che una delle meraviglie che costellano l’attesissima retrospettiva al Rijksmuseum di Amsterdam, la più grande mostra mai allestita sul pittore leggendario di Delft.

Girl with a Pearl Earring, 1664–67, oil on canvas. Mauritshuis, The Hague. Bequest of Arnoldus Andries des Tombe, The Hague
Le protagoniste assolute: ben 28 tele delle 35 realizzate complessivamente dall’artista – erano “solo” 23 quelle raccolte dal Mauritshuis, nel lontano 1996. Questo grazie anche ai preziosi prestiti dagli Stati Uniti e dal Giappone, uno tra tutti la magnifica Santa Prassede (di chiara derivazione italiana, visto che il dipinto è una copia, migliore, di una tela di Felice Ficherelli del 1645). Veniva acquistata da Christie’s a Londra nel luglio 2014 alla cifra di £ 6,2 milioni da un anonimo collezionista nipponico che l’ha prestata in comodato d’uso al National Museum of Western Art di Tokyo, e ora è volata ancora dall’altra parte del mondo, tra le sale del Rijksmuseum. Non solo. Presente in mostra anche l’altro e unico quadro di Vermeer mai venduto all’asta: si tratta di Young Woman seated at the Virginals, aggiudicato nel lontano 2004 in una sessione di Old Master Paintings di Sotheby’s, sempre a Londra, per £ 16,2 milioni – cinque volte la sua stima iniziale. Ora è custodito in una collezione privata a New York.

Girl Reading a Letter at an Open Window, Johannes Vermeer, 1657-58, oil on canvas. Gemäldegalerie Alte Meister, Dresden
Un ultimo appunto, l’allestimento magistrale. Per conservare al meglio così tanta cara bellezza il duo di curatori, Gregor JM Weber e Pieter Roelofs, hanno affidato il progetto all’architetto e designer francese Jean-Michel Wilmotte. L’intento è chiaro: richiamare le composizioni di Vermeer in un’atmosfera eterea, essenziale, come gli olii dell’artista. Il risultato, magnifico: elementi decorativi in velluto verde, melanzana e blu sparsi, ad acuire la sospensione temporale lunga tutto il percorso della mostra. Una attitudine sapiente alla sobrietà dove danzano, infinite, le delicate figure nelle luci tenui delle case, e insieme la profusione di simboli che costellano più o meno misteriosamente le scene.

Vermeer exhibition. Photo Rijksmuseum/ Henk Wildschut
E qua entra in scena un protagonista diametralmente opposto all’iper mediatico Vermeer, un pittore della stessa caratura qualitativa, precursore del gigante di Delft, oscurato, scomparso, finito nell’oblio più assoluto. Parliamo di Jacobus Vrel, un vero e proprio virtuoso di scene rarefatte di interni. Teatri in cui riaffiora, silente, una quotidianità composta da figure, spesso anziani di spalle, sorretti da una quiete immobile che si fa carica, opprimente. L’unica via di fuga: il cartiglio che si arriccia sul pavimento dei suoi dipinti echeggiando stendardi o pergamene medievali. La sua firma. Eppure, si diceva, la damnatio memoriae. Spesso etichettato come pittore anonimo, bollato riduttivamente nel Novecento come «Vermeer du Pauvre» e scambiato per i più celebri Pieter De Hooch, Esaias Boursse o direttamente per Vermeer (tanto che nel 1888 i due dipinti Scena di strada con panificio vista dalle mura urbane e Anziana donna che legge sono stati venduti come sue opere), ora Vrel è in mostra proprio a quel Mauritshuis da dove il nostro racconto di perla è partito.

Jacobus Vrel, Vrouw op een stoel, kijkend naar een kind achter het raam. Parijs, Fondation Custodia, Collectie Frits Lugt
È a lui che il museo dedica un’esposizione fondamentale, lo fa attraverso una ventina di quadri e già preannuncia il suo spostamento estivo a Parigi. Anche la fortuna in asta di Vrel non è delle migliori, o perlomeno è altalenante. Il top price assoluto risale a esattamente dieci anni fa, quando da Drouot a Parigi passava sotto il martello uno dei punti cardini della mostra olandese: Une femme à sa lecture, un olio su tavola venduto per £ 1,5 milioni. Una composizione tipica delle sue, che sfuma nelle ispirazioni più recenti del danese Vilhelm Hammershøi e della compagine metafisica, con qualche pizzico di sfumatura surrealista. E qui il cerchio si chiude. Proprio un dipinto surrealista in vendita domani da Sotheby’s Parigi, La Leçon de musique di Magritte, prende il titolo da un dipinto del nostro Vermeer. Un perfetto esempio dell’immaginario surrealista, che combina i temi ricorrenti del visionario di Bruxelles celebrando contemporaneamente il pittore di Delft. Sublime combinazione, come quella che alle Idi di marzo concilia i tre punti cardinali della cultura olandese: Maastricht, Amsterdam, L’Aia.

Jacobus Vrel, Une femme à sa lecture, in mostra a L’Aia
