A spasso tra i migliori incanti della stagione attraverso una selezione di lotti (emblematici) in vendita nelle prossime settimane. Cinque pezzi vagliati nel solco della sostanza di cui sono composti, la materia che accenderà i martelli d’asta da qua a Natale, sia una trama antica o una temperatura rara.
Le primi luci d’autunno sono il segnale. Si entra lenti, come foglie che cascano o raggi di sole che fendono le fronde ottobrine, nella stagione più calda del mercato dell’arte internazionale. Maggio-giugno e ottobre-novembre sono i due spartiacque dell’anno. È il turno della volta autunnale. Dopo gli esordi di settembre delle fiere Frieze a Seul e Armory a New York, la palla ora è al centro, fino alla settimana ventura. Per poi volare, in rapida sequenza, nelle “capitali” Londra, Parigi, Torino e New York. Cinque opere d’arte emblematiche raccontano le aste dei prossimi due mesi, cinque gemme appartenenti a mondi apparentemente paralleli che delicatamente però si sfiorano e contaminano. Legate, sia dalla qualità della sostanza che le anima, siano creazioni della natura o dell’essere umano, sia dalla storia che le avvolge. Appena archiviata l’asta speciale (un solo lotto, a Sotheby’s New York) dedicata a una magica giara di luna coreana (Moon Jar, battuta a 3,6 milioni di dollari), è tempo ora di diamanti e stelle. Quelle di Mirò a Parigi. Quelle multisfaccettate dai mille riverberi blu in trasparenza della “più grande gemma Internally Flawless Fancy Vivid Blue mai apparsa in vendita nella storia delle aste”. Parola di specialisti, del settore. Perché il prossimo 7 novembre, da Christie’s a Ginevra, i riflettori della nobile sala di Magnificent Jewels saranno puntati su Sua Altezza Bleu Royal, un Fancy Vivid Blue superiore a 10 carati, estremamente raro. Il diamante, tagliato e lucidato nella forma di una pera perfettamente simmetrica, fa parte di un’importante collezione privata da ormai cinquant’anni. Cinquanta come la stima in milioni di dollari che è stata fatta. Nel primo semestre di quest’anno ne è già passato uno simile sul mercato, da Sotheby’s: il Bulgari Laguna Blu, da 11,16 carati, intagliato dalla maison nel 1970 e mai modificato, venduto lo scorso maggio per 25,2 milioni. Il top lot assoluto per una pietra, comunque, rimane il mitico Oppenheimer Blue battuto nel 2016 per 58 milioni.

TOMBOYS DON’T CRY, XYZ, 2021© The Artist
La polvere di diamante si dissemina sulle stelle in una danza d’incanti, per un doppio volteggio su tela. Prima in punta d’olio a decifrare costellazioni sognanti. Quelle di Joan Mirò, all’ombra della Tour Eiffel. Il 20 ottobre, sarà proprio Femmes, lune, étoiles (1949) del pittore catalano a guidare l’asta di arte moderna e contemporanea di Christie’s, Avant-Garde(s) incl. Thinking Italian. L’opera, galleggiante su un fondo giallo dorato atemporale, vanta un curriculum espositivo di prima fascia, avendo preso parte a mostre organizzate dal Centre Pompidou, dalla Fundació Miró, dal Grand Palais e dalla Fondation Pierre Gianadda. A impreziosirlo ulteriormente partecipa anche la sua preziosa provenienza. Fin dalla sua acquisizione, avvenuta alla Galerie Maeght nel 1950, il dipinto è andato ad adornare la sala da pranzo della leggendaria locanda La Colombe d’Or, all’ingresso di Saint Paul de Vence, nel cuore della Costa Azzurra.
Successivo vorticare su un piano di ardesia, a tempo del pastello e grafite su tela. Il fondo da giallo surreale satura di grigio metafisico e riecheggia una lavagna. Sul campo del quadro roteano scarabocchi in loop, che sembrano trasformarsi in un mare di energia frenetico e tempestoso. Si tratta di una delle sublimi Blackboard di Cy Twombly (1968) che svettano nell’attesissima asta dell’8-9 novembre a New York, dedicata alla Collezione di Emily Fisher Landau (si stima un valore totale di 500 milioni di dollari), scomparsa lo scorso marzo all’età di 102 anni. Minimalisti e severi, e al contempo pulsanti e pulsionali, le lavagne di Twombly sono una limpida espressione di pura potenza e spazio infinito.

Il dinosauro Barry in asta da Giquello
La nostra scia cosmico luminosa, la traccia del nostro racconto, non poteva che infrangersi in una doppia, ciclica, soluzione. Sulla seta di un tappeto, depositandosi e brillando, o più catastroficamente sulla terra per estinguere il precedente creato. Così fu. La casa d’aste parigina Giquello propone all’asta il 20 ottobre (Hôtel Drouot) un nuovo esemplare di dinosauro. Dopo le vendite di alcune bestie iconiche come quella del “dinosauro da soggiorno” Zephyr (673 mila euro, nel 2022), del triceratopo Big John (6,7 milioni, nel 2021) e dell’allosauro Big Sara (3 milioni, nel 2020), ecco Barry, un fossile di Camptosaurus (la stima è di 800 mila-1,2 milioni di euro). Ritrovato poco più di una ventina d’anni fa nella Crook County del Wyoming, Barry misura 2 metri d’altezza per 5 di lunghezza e appartiene alla famiglia degli iguanodontidi, risalente al Giurassico Superiore, databile intorno a 150-145 milioni di anni fa. La percentuale di ossa originali è molto alta (oltre l’80%), con un cranio eccezionalmente ben conservato (oltre il 90%), completo di denti.
Capitolo seta e lana, entrambe finemente filate. Da Christie’s, il 26 ottobre a Londra, sfila un sublime tappeto imperiale safavide appartenuto al barone Edmond de Rothschild. Tessuto tra il 1565 e il 1575 durante il regno dell’illuminato Scià Tahmasp a Qazvin, nella Persia centrale, è il lotto di punta della vendita biennale di Arte dal mondo islamico e indiano. Un sofisticato ordito di palmette, fiori e boccioli si alterna a fagiani dalle piume coloratissime, costellandone il ricco campo bordeaux. Il risultato: un capolavoro. La stima: 2-3 milioni di sterline. Il nome, ne è la descrizione del soggetto raffigurato: Uccello e palmette. I versi, che idealmente ricameremmo a lato, sono quelli del poeta persiano Hafez: La tua bellezza il mondo intero ha catturato in lungo e in largo / Il sole dei cieli è confuso pel volto leggiadro della luna terrena. Amen.
