Il mercato si muove, le mostre accompagnano, l’ebbrezza cresce, il prezzo sale. La via surrealista sta seminando il tempo da oramai tre anni e a un secolo dalla nascita è l’ora del raccolto, nei campi delle fiere e nelle terre delle aste
Cento anni di sogni, di metamorfosi incantate, di visioni oniriche, meglio se allucinate, erotiche, frivole, vaghe. Compie un secolo esatto il Manifesto del Surrealismo, correva l’anno 1924 quando André Breton definiva quell’«automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero». Con tanto di Segreti dell’arte magica surrealista annessi, quasi una sorta di prontuario pronto all’uso, un bugiardino del perfetto surrealista, con consigli «per non annoiarsi più in compagnia», «per scrivere finti romanzi», «contro la morte». Forse un libro di magia. Dieci decadi di desideri alchemici più tardi, il mondo dell’arte rende omaggio a quelle personalità fuori dall’ordinario. Ci sono le mostre, come la traveling exhibition organizzata dal Centre Pompidou – con un maxi tour iniziato a Bruxelles lo scorso 21 febbraio, per poi sbarcare a Parigi il 4 settembre, ancora ad Amburgo, a Madrid, dritta fino al Philadelphia Museum of Art nel 2026. E ci sono le aste, da New York a Londra, passando ovviamente per la madre patria, l’inafferrabile Paris: uno stuolo di vendite dedicate ai maestri del Surrealismo, certe ormai storiche, certe nuove. Tutte un incanto, per eziologica definizione.
E così il 7 marzo, a Londra, Christie’s ha messo in scena The Art of Surreal, edizione numero ventitré ma almeno dal 2021 divenuta uno degli avvenimenti apicali della stagione. Da un tavolino bipide di Meret Oppenheim (£ 529.200) al Veglione di Francis Picabia (£ 2,7 milioni), da The birth of Liquid Anguish di Salvador Dalì (£ 2 milioni) a Niño y mariposa ad opera di Remedios Varo (che ha chiuso inaspettatamente sotto le stime, a quota £ 819.000). E poi ovviamente Magritte, con il superzoom de L’évidence éternelle: genoux (£ 529.200), le mele in volo de Le principe d’Archimède (£ 1,5 milioni), Le paysage de Baucis (£ 3,9 milioni), La magie noire (£ 4,6 milioni), Le duo (£ 1,3 milioni). Chiude in bellezza la superstar della serata, L’ami intime del 1958: l’enigmatica figura con la bombetta, l’uomo qualunque voltato di spalle, con tanto di provenienza blasonata dalla Collezione Gilbert e Lena Kaplan. Da Christie’s, quella sera, ha raggiunto quota £ 33,6 milioni – molto vicino alla stima bassa, a dire il vero, la valutazione pre-asta era di £ 30-50 milioni. Una bella fetta del totale della vendita in ogni caso, £ 59 milioni per venticinque lotti, di cui tre invenduti, pochi i picchi eccezionali che si liquefanno nelle arie di Mayfair.
René Magritte, L’ami intime, 1958. © CHRISTIE’S IMAGES LTD. 2024
«I cervelli si lasciano cullare da quell’incurabile mania che consiste nel ricondurre l’ignoto al noto, al classificabile. Il desiderio d’analisi prevale sui sentimenti». (Manifeste du surréalisme)
Ça va sans dire: è Magritte, all’asta, a risvegliare gli animi intorpiditi dei collezionisti internazionali. Meglio se è un Impero delle luci a sfilare sotto il martello, nel 2022 uno dei capolavori della serie transitava in New Bond Street da Sotheby’s dritto fino al record di £ 59,4 milioni (pari a $ 79,8 milioni); poi a ruota un’altra versione, ancora da Sotheby’s ($ 42,3 milioni), e per finire, nel novembre 2023, quella del banchiere Nelson A. Rockefeller da Christie’s ($ 34,9 milioni). Mai visti così tanti Magritte all’asta, un vero Empire de Magritte, che nel 2023 si è aggiudicato la posizione numero 6 del world ranking di Artprice – e che al momento, nell’acerbo 2024, è il primissimo nome su scala mondiale. In fiera è lo stesso: vedi il Brafa di Bruxelles, a fine gennaio, dove la Galerie de la Béraudière di Parigi esponeva Le Palais de rideaux, quattro forme antropomorfe su uno sfondo dorato appartenute nientemeno che a Marcello Mastroianni, che le acquistò nel 1965 e le conservò per anni nella sua villa di Fregene. Asking price: nella regione dei € 2-3 milioni. Al di là di Magritte, nella fiera tutta, ovunque opere ascrivibili al Surrealismo, fil rouge dichiarato della 69esima edizione: La ville lunaire di Paul Delvaux esposta alla XXVII Biennale di Venezia nel 1954; La Fin du Voyage nello stand di Opera Gallery, sempre di Delvaux, che nel 2022 passava sotto il martello di Sotheby’s per € 2,3 milioni; ancora Dora Maar da Galerie Alexis, Oscar Dominguez da Galerie AB&BA, Max Ernst da Die Galerie. E non è da meno l’appena concluso Tefaf di Maastricht, con solo show dedicati (Leonor Fini) e stelle filanti di Mirò, Dalí, Picabia e Max Ernst. Ovunque sogni obliati, nuvole, teschi, le più allucinate apparizioni.
BOON GALLERY. Paul Delvaux, La ville lunaire, 1944. © Foundation Paul Delvaux, Belgium/SABAM, 2023-2024
«Quest’estate le rose sono azzurre; il bosco è vetro». (Manifeste du surréalisme)
Cento anni, esplodono i festeggiamenti, ancora e ancora. Il 27 marzo, al numero 6 di Avenue Hoche, è il turno di Bonhams Cornette de Saint Cyr, con la sua 100 Years of Surrealism. Chiaro e conciso, senza giri di parole. Spiana la strada la pittrice belga Jane Graverol, che proprio un anno fa, sempre da Bonhams, sempre a Parigi, toccava il tetto record di € 579.975 con La Révolution Surréaliste. Ci riprova adesso con Le bon bout de la raison, una civetta alla luce delle candele immersa in una notte livida, all’orizzonte le prime luci del giorno, un sogno ad occhi aperti, chi sogna chi? Stima € 50.000 – 70.000. È in buona compagnia con La grande éclatée di Léon Tutundjian, tra i fondatori dell’Art Concret, qui nel pieno della sua fase surrealista, in catalogo per € 35.000-45.000. Mentre un immancabile Cadavre Exquis – la catena di disegni all’infinito, disegnare piegare passare disegnare piegare passare, a realizzarla, uno dopo l’altro, Valentine Hugo, André Breton, Greta Knutson – è valutato fino a € 20.000.
Jane Graverol, Le bon bout de la raison, 1962. Courtesy of Bonhams
«E in effetti le allucinazioni, le illusioni, eccetera, sono una fonte non trascurabile di godimenti». (Manifeste du surréalisme).
La festa passa da Piasa, al 118 di Rue du Faubourg Saint-Honorè. A sfilare sul rostro, il prossimo 5 giugno, la collezione dei coniugi Geneviève e Jean-Paul Kahn. C’è anche la famosa L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp tra gli highlights della selezione, la Gioconda coi baffi, anno 1964, la stima è di € 200.000-300.000. E c’è Dorothea Tanning, Les Trois Garces, metà donne metà animali, € 300.000-400.000. Nell’aria, da Venezia a Parigi, e in tutto il mondo in realtà, ancora l’eco della Biennale di Cecilia Alemani, quel Latte dei sogni che ha travolto il mercato col suo scorrere surrealista, imprevedibile, allucinato, e dal mare della Laguna si è espanso a macchia d’olio, alle mostre, alle fiere, alle aste internazionali. Vedi alla voce Leonora Carrington – proprio nel maggio 2022, in piena Biennale, il suo Garden of Paracelsus raggiungeva il record da Sotheby’s, ben $ 3,3 milioni. O ancora Dorothea Tanning, non a caso tra gli highlights di Piasa: il 14 maggio 2022, da Christie’s New York, il suo Le mal oublié è passato di mano per la cifra monstre di $ 1,4 milioni. Mai visti numeri così, per le streghe dell’arte. Ma è già storia vecchia, nel ritmo famelico dell’art market mondiale.
Dorothea Tanning, Les Trois Garces, 1953. Oil on canvas. Signed and dated on the bottom right Titled on the bottom center. 65 x 54 cm. Courtesy of Piasa © Fabrice Gousset
«Quanto alle confidenze dei pazzi, passerei la vita a provocarle. Sono persone di scrupolosa onestà, la cui innocenza è pari soltanto alla mia. Colombo dovette partire con dei pazzi per scoprire l’America. E vedete come ha preso corpo quella follia, quanto è durata». (Manifeste du surréalisme)
Ancora un appuntamento da segnare in calendario, nell’anno dorato del Surrealismo. Dopo The Art of the Surreal Evening Sale di Londra, Christie’s vola a Parigi per il secondo round dedicato al centenario del movimento, stavolta tra gli scintillii eccentrici della Ville Lumiére, la maison-mère. Non Magritte, stavolta, a illuminare la strada, ma 200 lotti provenienti dalla collezione della gallerista Marion Meyer, amica intima dell’eclettico Man Ray, e moglie, tra l’altro, dello storico mercante d’arte dell’artista, Marcel Zerbib. È di Ray Desert Plant, un piccolo dipinto a olio del 1946, in asta per € 200.000-300.000; e così la fotografia Le Violon d’lngres, del 1924, lo stesso soggetto che da Christie’s, nel 2022, batteva il record per una fotografia con un esito di $ 12,4 milioni – a proposito di annus mirabilis, ancora il 2022. Qui è in catalogo per € 40.000-60.000.
«L’esistenza è altrove», chiude così il Manifeste di Breton. Cento anni più tardi, ancora l’eco, fomentata (anche) dai fuochi del mercato, ma non solo. Surrealtà è evasione da tempi fragili, di crisi, qui e ora, se non ora quando. Surrealismo è un modo di vedere la vita, concepirla a un’altra temperatura, ambire l’altrove come la chiosa qui sopra, colorata del sogno, spesso più vivida, forse più vera. Anche quando il mercato svanisce.