La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva
Era il 1954 quando Tancredi Parmeggiani e la sua mostra furono ospiti a Palazzo Venier dei Leoni.
Oggi come allora, dopo oltre sessant’anni, l’artista ritorna protagonista indiscusso a Venezia. Un’esposizione di oltre novanta opere selezionate, restituisce il ritratto artistico di questo grande interprete dell’arte del secondo dopoguerra.
Tancredi Parmeggiani_ foto dell’artista;
Tancredi Parmeggiani_Untitled (Self-portait), 1948, tempera on sketching paper, 62×46,5 cm, Collection Facchin, Feltre;
Tancredi Parmeggiani_Primavera, 1951 (dated 1952), gouache and crayon on paper, 69,8×100 cm, The Museum of Modern Art, New York, gift of Peggy Guggenheim,1952;
Tancredi Parmeggiani_Untitled, 1952-53, gouache on papeer, 69,6×99,7cm, Peggy Guggenheim Collection, Venice;
Tancredi Parmeggiani_Untitled, 1953, pastel, gouache and graphite on paper, 70×99,8 cm, Peggy Guggenheim Collection, Venice;
Tancredi Parmeggiani_Untitled (Long Live Abstract Painting) (W la pittura astratta), 1960, tempera on lined paper, 153×180 cm, Private collection, Milan;
Tancredi Parmeggiani_Untitled ( From the series Country Diaries), 1961, tempera and collage on canvas, 170x146cm, Private collection, courtesy Galleria dello Scudo, Verona;
Tancredi Parmeggiani_Untitled,1950-51, mixed media on lined paper, 49×68,5 cm, Private collection, Belluno;
Tancredi Parmeggiani _Remembering Raoul, 1953, acrylic crayon and tempera on paper mounted on Masonite, 102x150cm, Museo del Novecento, Milano;
Tancredi Parmeggiani_panoramica mostra
La forza del segno, il potere del pennello, l’energia del colore. Un linguaggio sperimentale, privo di formule da seguire che impiega la tela e i suoi spazi bianchi come materia da plasmare e riempire.
Come un’esplosione atomica di cromatismo lucente, segno distintivo di Tancredi Parmeggiani, crea finestre su mondi lontani, verso i quali l’artista ci accompagna e fa conoscere.
É una pittura piena di vita e intensità vibrante come una forza magnetica, che attrae lo sguardo, dove il tratto è frammentato e la linea si riduce a punto.
“Ho impiegato una ‘forma’ molto semplice per controllare lo spazio: il ‘puntino’. Il punto è l’elemento geometrico meno misurabile che ci sia, ma il più immediato da ideare; un punto dà l’idea del vuoto da tutte le parti, di dietro, ai lati, davanti; qualunque punto realizzato formalmente è geometria, qualunque forma relativa alle dimensioni del mio quadro ha per legge il vuoto da tutte le parti”.
Talento precoce e irrequieto (come la sua pittura), Tancredi Parmeggiani divenne famoso in tutto il mondo grazie al fortuito incontro con Peggy Guggenheim, la quale gli offrì uno studio nella propria residenza a Venezia, un contratto e tutta la sua stima personale.
In breve tempo le sue opere divennero note ai grandi musei e collezionisti d’oltreoceano, e lui riuscì ad affermarsi sul panorama artistico internazionale come uno dei maestri più originali della sua generazione.
Fin dai primi ritratti realizzati da giovanissimo, l’artista mise in luce l’innato interesse verso le cose che lo circondavano e che abitavano il suo mondo. Tuttavia fu l’autoritratto il frutto delle continue e costanti interrogazioni e indagini interiori. Un viaggio introspettivo trasposto su carta capace di generare emozioni, che costituì un esercizio stilistico per giungere lentamente verso l’astrazione. Il talento unico e originale fu la sua carta vincente, e lo accompagnerà nel corso della metamorfosi artistica avvenuta durante il soggiorno nel capoluogo veneto. Dal disegno a matita, passò alla scomposizione cubista del volto, per poi arrivare a un’astrazione totale, dove il colore e il suo timbro acceso trionfano sulla tela. Nei primi anni Sessanta, giunse infine a un’ultima fase, più etica, dove la pittura si arricchì di elementi come ritagli di giornale, fiori finti o oggetti, al fine di raccontare una società in evoluzione accantonando il soggettivismo.
Una tacita protesta quella di Tancredi Parmeggiani, di cui il pennello e il colore costituirono la sua arma di ribellione.
L’intento di questa mostra, La mia arma contro l’atomica è un filo d’erba. Tancredi. Una retrospettiva, a cura di Luca Massimo Barbero, è quello di ricostruire la breve (morirà infatti a Roma alla giovane età di 37 anni), ma folgorante parabola di questo artista feltrino libero e difficilmente classificabile. Fino al 13 marzo 2017 alla Collezione Peggy Guggenheim sarà possibile ammirare alcune opere come la Primavera o Spazio, Acqua, Natura, Spettacolo, giunte direttamente da alcuni famosi musei americani come il MoMa e il Brooklyn Museum, per celebrare un mito.