Parigi on paper. Si è appena conclusa la Drawing Week (dal 20 al 26 marzo) sous le ciel de Paris, la settimana più attesa da amanti e specialisti dell’opera d’arte su carta. Un universo nicchia nel quale riecheggiano le poesie del pastello e le nuance delle gouache, imprescindibilmente impresse sul medium cartaceo. “Materia” raffinatissima e colta, satura di fascino archetipico, tattile e olfattivo, la carta scivola silenziosa all’ombra delle luci elettriche sulla Senna, lasciandosi solcare da un abbozzo, schizzo, bozzetto. Un attimo congelato di getto che abbiamo provato a carpire, lasciandoci cullare dans les rues de Paris.
La carta torna a lambire i sogni lungo sulla Senna. Una settimana di passione e delicatezza, seguaci della sanguigna, servi degli scrupoli della grafite e della sua dolcezza. Come ogni anno, ciliegi da fiore e magnolie stellate accendono i boulevards che portano l’arte del disegno in città. Parigi, al netto della spazzatura che fa barricate sulle strade che a loro volta finiscono per bruciare al cospetto della mobilitazione nazionale, si pregna di eventi, mostre, aste e fiere dedicate. A la Bastille, au Papier. Tutto ruota attorno al centro pulsante di Palais Brongniart, sede eletta dello storico Salon du Dessin, la manifestazione che da oltre cinquant’anni presenta il meglio del disegno antico ai collezionisti di tutto il mondo. Un piccolo gioiello costellato da 39 espositori che fa leva anche sullo strascico del richiamo internazionale, soprattutto americano, del Tefaf di Maastricht conclusasi solo pochi giorni fa. L’attenzione dei buyer d’oltreoceano e d’oltremanica viene così a trasferirsi dai Paesi Bassi a Parigi in un ristrettissimo lasso di tempo, prolungando la caccia di tesori nel centro Europa. Salon che rinfresca la sua offerta con ben 9 new entry, di cui 5 straniere, facendo salire a 18 la quota degli internazionali. L’ingresso di due gallerie milanesi, Bottegantica e Cortona, ha portato a cinque il numero degli espositori italiani, quasi tutti situati nel corner a lato del maestoso salone centrale. Tra le novità di questa edizione la partecipazione di gallerie del calibro di Kevorkian – che ha accolto i visitatori all’ingresso della immensa sala neoclassica con dei frammenti di meravigliose miniature persiane – e della newyorkese Zeit Contemporary Art, aggiuntasi alle altre tre gallerie americane presenti, che ha catalizzato la scena con un olio Strisce rosse di Amoako Boafo da un centinaio di migliaia di euro.
Poema mistico persiano su studio botanico, Scuola Moghole, XVII secolo, portato da Galerie Kevorkian al Salon du Dessin 2023
Rafforzata l’offerta del moderno e contemporaneo grazie alla svizzera Bailly e alle francesi Alexis Pentcheff, Dina Vierny, Françoise Livinec e Fabienne Fiacre. E implementata l’appendice culturale con due mostre museali, organizzate da altrettante istituzioni parigine. Il Musée de l’Armée con una selezione di opere di matrice militare che spaziano dal XVI al XXI secolo. E la Fondation Custodia con un omaggio all’appena scomparso Ger Luijten, direttore della Fondazione dal 2010, nonché attivo sostenitore del Salon du Dessin. Lo storico dell’arte olandese, difatti, ha acquisito negli anni moltissimi disegni tra i corridoi della fiera, alcuni dei quali sono stati esposti proprio in questi giorni tra gli stand. Breve e doveroso inciso. La Fondazione Custodia rappresenta una delle più grandi collezioni private di disegni antichi, stampe e lettere d’artista al mondo. Una raccolta così profonda da rendere l’istituzione situata sulle rive (gauche) della Senna, precisamente all’Hôtel Turgot risalente al Settecento e incastonato tra Rue de Lille e Rue de l’Université, la “casa delle opere su carta” in Francia. Ma non solo. Il museo vanta infatti una vasta collezione di libri rari, miniature di ritratti, dipinti, antichità, vetrate, cornici, sculture, mobili e porcellane cinesi. Un luogo unico, dove la carta assume molteplici forme artistiche: libri, disegni, dipinti, lettere databili dal XV al XXI secolo. Tra questi spiccano 7.000 disegni provenienti dall’Italia, Francia, Paesi Bassi e l’Europa in toto, di artisti come Leonardo da Vinci, Barocci, Bruegel, Rubens, Rembrandt, Watteau e Ingres, a cui si aggiungono le 15.000 stampe di maestri come Lucas van Leyden, Van Dyck, Goya e Parmigianino. Per non parlare dei 450 dipinti di pittori come Ruisdael, Guardi, Michallon e Corot. Più particolare e rare, se possibile, le 55.000 lettere autografe scritte da Tiziano, Michelangelo, Ter Borch, Poussin, Manet e Gauguin. Ora in mostra la preziosa chicca “Créer. Dessiner pour les arts décoratifs 1500–1900”, fino al 14 di maggio. Tutto ciò per sottolineare come negli ultimissimi anni l’opera d’arte su carta si stia emancipando dal “ritratto” ancillare che le si è spesso affibbiato, in un percorso che lentamente procede verso una piena autonomia artistica.
Projet pour un heurtoir, Attribué à Ubaldo Gandolfi, Bologne, vers 1760-1770, Plume et encre brune, lavis brun, sur un tracé à la pierre noire. – 287 × 200 mm. Amsterdam, Rijksmuseum, inv. RP-T-2015-16
A lungo relegata al ruolo di bozza o studio, la carta si sta guadagnando i crismi di un medium autonomo e completo. In questo cammino ha aiutato anche e soprattutto l’attenzione del mercato dell’arte internazionale. In particolare le fiere, occasioni uniche di incontro, vendita, conoscenza, scambio. Oltre al Salon, difatti, la Drawing Week parisienne ha visto sfilare le due satelliti Paris Print Fair, al Refettorio del Couvent des Cordeliers, e Drawing Now, al Carreau du Temple. La sedicesima edizione della fiera del disegno contemporaneo ha ospitato su due livelli 73 gallerie provenienti da tutto il mondo. Nel gioiello metallico di architettura industriale ottocentesca quale è il Carreau è andata in scena un’edizione caratterizzata da una forte connotazione “femminile”: 30 artiste donne sono state presentate attraverso mostre e Focus dedicati. La sorella minore, Paris Print, è invece tornata nel cuore del Quartiere Latino con 20 espositori cultori della serigrafia, litografia e manifesti. La proposta ha spaziato dai primi maestri dell’incisione come Dürer e Rembrandt ai moderni Goya e Picasso, fino agli ultimi contemporanei. Proposta ristretta, intima, ma di qualità, che fa luce sul mondo della stampa a trecentosessanta gradi e si inserisce per il secondo anno di fila, a pieno titolo, come una delle collaterali da non perdere all’interno della Settimana del Disegno. Un ulteriore tassello a prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che il mondo artistico, a Parigi, è in fermento più che mai.
Christos Venetis, protagonista alla Drawing Now Art Fair, Galerie Martin Kudlek Köln
Le gallerie più importanti del mondo, una dopo l’altra, stanno arrivando in città: dalle italiane Continua e Massimo De Carlo alle blue chip Gagosian, David Zwirner, White Cube e Mariane Ibrahim. Prossime allo sbarco le multinazionali Hauser & Wirth e Mendes Wood. Il tutto condito dalla ciliegina sulla torta autunnale di Paris+ par Art Basel, giunta in città lo scorso ottobre per mettere radici sotto la Tour Eiffel. Segnali che l’ombelico del mercato dell’arte si stia orientando sempre più verso la capitale francese, a discapito di una Londra ingolfata nel post Brexit. Anche le case d’asta seguono a ruota, moltiplicando i loro incanti in città e sommandosi alle già consolidate presenze di Artcurial, Drouot, Aguttes e Bonhams Cornette de Saint Cyr. Sotheby’s ha appena dato il via al valzer dei bidder due settimane fa con Surrealism and Its Legacy registrando 17 milioni di euro di fatturato, esattamente la metà rispetto alla prima edizione di questo format in salsa surrealista parigino inaugurato nel 2022. Tra i top lot passati nell’ultima tornata, René Magritte, con La Leçon de Musique del 1965 battuta a 2,95 milioni; Francis Picabia, con Novia del 1916 aggiudicata a 2,2 milioni; e Les Jeux nouveaux di Yves Tanguy del 1940 fissato a 1,43 milioni.
Yves Tanguy, Les Jeux nouveaux, 1940. Courtesy of Sotheby’s
Christie’s, dal canto suo, non si è fatta attendere. Durante la venuta sul suolo francese di Art Basel nella Cité, ha portato dalla City per la prima volta l’asta Thinking Italian, la crema del Novecento nostrano, totalizzando la cifra record di 66,7 milioni. Per battere il “martello” finché è caldo, la maison nei prossimi giorni ha organizzato un’intera settimana d’incanti. Momento clou sarà il debutto della Art Impressionniste et Moderne: Œuvres choisies. Il nuovo format d’asta debutta martedì 4 aprile con un ventaglio di suggestioni oniriche raccolte lungo la Senna, da dove il nostro viaggio è partito lambendone le sponde. Tra i pezzi più pregiati in catalogo, il cui titolo la dice lunga “Wave of Dreams”, infatti ci sono 12 lavori surrealisti provenienti da una collezione privata europea. Tra questi Léon Spilliaert, con l’inchiostro acquerellato Digue et lumières d’Ostende, stima 300-500 mila euro; Pablo Picasso, con Tête d’homme (III), stima 1-1,5 milioni; Man Ray, con Les gens en colère d’un après-midi, stima 2,2-3,2 milioni; e la coppia di top lot firmati René Magritte: Les Grains de beauté, un deserto rosa e grigio che si incarna in un masso di pietra, accerchiato da un’orbita composta da frammenti irregolari (stimato 3-5 milioni) e Après le bal, una stanza da letto che diventa un palcoscenico spalancato in un paesaggio dove le porte delle dimore danno sul cielo, stima 2,2-3,3 milioni. Conclude il nostro carnet de voyage una deliziosa mostra d’autore appena inaugurata al Musée d’Orsay: Pastels, de Millet à Redon. Uno spaccato polveroso e vibrante della migliore produzione a pastello dei maestri francesi fra Otto e Novecento, conservata nei depositi della Gare progettata da Victor Laloux. Una carezza di velluto che scivola dalla pelle della carta al fiume che attende lì fuori. E scorre via, come la mano luminosa dell’artista che sibila il foglio nel principio della sua creazione.