Per celebrare la sua collaborazione con cinque artisti della Biennale del Whitney Museum 2017, la Maison Tiffany&Co. presenta un allestimento esclusivo nel suo negozio di Via della Spiga a Milano in occasione del Salone del Mobile, visibile al pubblico dal 3 al 16 aprile.
Un’opportunità unica e imperdibile, poiché lo store milanese di Tiffany and Co. sarà il solo ad ospitare questo speciale allestimento, oltre al flagship store di New York.
Non parlano, ma seducono con le vibrazioni che offrono allo sguardo. Sono adorate e venerate, ma non si confondono con altri oggetti. Rappresentano l’esclusività per chi li acquista. Non sono solo oggetti di design, piuttosto creazioni che si sono posate nelle vetrine di Tiffany via della Spiga Milano, solo in occasione del Salone del Mobile, per l’incanto dei passanti.
Un’opportunità unica e imperdibile, poiché lo store milanese sarà il solo ad ospitare questo speciale allestimento, oltre al flagship store di New York. Maestro di charme nell’infondere seduzione a questi oggetti, per l’edizione 2017 della Whitney Biennial, è Tiffany & Co..
Voluta fortemente da Richard Moore, ice president, creative director of store design and creative visual merchandising di Tiffany & Co., e realizzata dai curatori Mia Locks e Christopher Y. Lew, la mostra “Vetrine d’artista”( dal 3 al 16 aprile) ha un messaggio ben preciso: per la prima volta Tiffany & Co. propone il design come strumento che esprime appieno, attraverso l’artigianalità dei maestri orafi, quelle peculiarità e quello stile, derivanti da motivazioni radicate e inconsce e che arrivano dal profondo della nostra anima, dal cuore e ci fanno sentire umani e parte della terra in cui viviamo.

I Curatori: Mia Locks e Christopher Y. Lew
Se vuoi conoscere il vero significato dell’arte, chiedi a un designer.
Questa teoria si materializza grazie al lavoro di cinque artisti un po’ visionari (arruolati nelle veste di comunicatori per un pubblico più ampio), quali Harold Mendez, Ajay Kurian, Raúl de Nieves, Carrie Moyer e Shara Hughes, che si sono posti domande ancestrali, sulla ragione e l’origine (nel caso che siano) di ciò che consideriamo oggi arte o artigianalità e design.
Ognuno di loro ha lavorato sia nella realizzazione dell’oggetto di design sia nel realizzare una vetrina dove poterlo collocare, per poter affermare che la bellezza condivisa genera positività.
Partendo da questo pensiero, il primo artista, Ajay Kurian, ha lavorato insieme ai maestri artigiani per incidere 10 porta biglietti da visita in argento con la parola “psycho” nascosta nell’intricato design. Un riferimento all’èlite di potere e alla loro “stretta di mano segreta”, raccontata nel film American Psycho del 2001. Anche la sua vetrina richiama il film, con i biglietti che sembrano cadere nel porta biglietti da visita che assume le forme della scalinata del Whitney Museum progettata da Renzo Piano.

Modern Secret by Ajay Kurian
Un altro modo di creare è quello di Carrie Moyer, che si autodefinisce “ecstatic abstractionist”, ed è meglio conosciuta per i suoi vibranti acrilici su larga scala. Il suo pendente “Daisy”, in argento punteggiato, con edizione limitata di dieci pezzi, già sold out, evidenzia le forme biomorfiche che si ritrovano nei precedenti suoi lavori, come la collezione Clou Comb of Georgia. Quasi una forma di Modernismo Pop, che parte da un collage di carta per poi esplodere in una forma geometrica che nella vetrina si sovrappone tra le forme geometriche e il colore, evidenziando la particolare texture puntinata.

Daisy Pendant by Carrie Moyer
Ispirato dalla sua prima visita al laboratorio Tiffany and Co a Rhode Island, Harold Mendez ha creato una vera opera d’arte che ricorda una maschera mortuaria pre-colombiana con dettagli a rilievo in argento, su cui è stata applicata una speciale patina iridescente (edizione limitata a cinque pezzi). Ogni singola ciotola genera una speciale magia quando l’acqua entra in essa: quello di riflettere l’immagine specchiata di Sé, con indosso la maschera. L’artista ha utilizzato come sfondo per la sua vetrina dei vecchi panni usati per lucidare l’argento, che contengono tracce di metalli preziosi, e posizionato uno specchio con angolazione a 45 gradi al di sopra del contenitore, con l’intento di rivelare al pubblico il suo interno cangiante.

Vessel by Harold Mendez
Un altro tipo di visione decora la vetrina di Raul De Nieves, che, attraverso 18 strati di vetro acidato, posiziona una scatola in argento Tiffany con l’incisione di due personaggi che presentano al mondo un bambino.

In The Beginning by Raul De Nieves
Il percorso si conclude con Shara Hughes, che ha realizzato una caraffa dipinta a mano in bone china, con impressi paesaggi fantastici e caratterizzata da pennellate decise, che portano lo spettatore verso un viaggio visionario. Lo stesso che ritroviamo nella realizzazione della vetrina dove luci e colori cambiano a seconda delle ore del giorno.

Remote Twilight by Shara Hughes
Come in ogni vernice, ci sono opere che suscitano meraviglia, sconcerto, ammirazione, orrore, e opere che rimangono nell’anonimato, o semplicemente nel già visto, anche se il livello generale è alto e la varietà di materiali, voci e stili presentati è molto ampia, perché quello che passa è il dialogo importante che Tiffany Milano ha voluto instaurare con alcune voci più uniche nel mondo dell’arte contemporanea.
Tiffany&Co. - Via della Spiga, Milano
In copertina: Harold Mendez, Ajay Kurian, Raúl de Nieves, Carrie Moyer e Shara Hughes
Leggi qui l’articolo sul progetto digitale dei gioielli Tiffany