La potenza della tecnologia si applica ai tessuti dell’abbigliamento da montagna invernale per eliminare barriere e limiti. Una nuova estetica dove ibrido, fusione e metamorfosi sono assemblati e diventano concetti della nuova contemporaneità legata allo sport di montagna.

Abbigliamento tecnico anche in città per l’inverno 2018-2019
Ibrido, metamorfosi, fusione sono concetti centrali della nuova contemporaneità legato allo sport di montagna, in ogni suo aspetto. Barriere e limiti vengono abbattuti inesorabilmente con la potenza violenza della tecnologia applicata ai tessuti e nuovi gadget.
È l’effetto World Wilde Mountain: una nuova estetica, nella quale collage e assemblaggio sono strumenti indispensabili e le distinzioni dei marchi alti e bassi, pop e heritage, underground e mainstream, street ed elitè si annullano.

Persino le barriere tra i sessi diventano labili in questo campo: scenari di fanta biologia prevedono addirittura, per il futuro remoto, l’avvento di un solo super genere androgino, che riunirà il maschile e femminile. Ma questa è fantascienza , buona per nutrire l’immaginario di influenti serial televisivi. Il fatto è che davvero, nel mondo della montagna, si assiste ad un mescolamento delle categorie che la moda, specchio infallibile, luogo privilegiato delle contaminazioni, regista in presa diretta trasformandole in oggetti da indossare e atteggiamenti da adottare.

Liquido è l’aggettivo giusto per definire la vita e le relazioni di oggi che possono scaturire nel diluire del tempo nel contatto con la natura, ovvero l’attributo perfetto per definire questa condizione, che unisce in un solo segno, l’amore e quello che in cui ci si veste, con tutto ciò che ci sta in mezzo.
Tutto veloce oggi. Nessuno ha più il tempo, men che mai la voglia , di accordare l’uno all’altra. Il che non vuole dire abbandono al casual permanente. Esistono soluzioni più costruttive.
Le esigenze contemporanee impongono la capacità di fronteggiare, elasticamente condizioni climatiche, esistenziali, in incessante repentino mutamento.

Il guardaroba maschile da montagna si adatta: per le donne è altra storia.
All’eleganza per come la si è conosciuta fino adesso si sostituisce la ricerca dell’efficacia: pochi fronzoli, modularità e adattabilità immediata. Nelle collezioni di abbigliamento da montagna per l’inverno che verrà il fenomeno è deciso. È tempo di mutazioni, strutturali o semplicemente iconografiche. Il formale mutua soluzioni e costruzioni dallo sportswear, portando le nastrature e le membrane da sartoria, sicchè anche ciò che è tessuto, grazie a invisibili trattamenti, diventa impermeabile.

Lo sportswear si asciuga, suggerendo un contegno composto.
Muta anche il modo di indossare i capi: c’è il bomber che finisce sopra la giacca, per praticità, e la giacca che si indossa sotto il piumino o cappotto con collo di pelliccia.
Si testano i mix di materiali e soluzioni che corrispondono a un preciso piano multitasking: le scarpe formali sviluppano una suola da running. I completi si fanno scattanti e performanti come una tuta da ginnastica.

Il punto nodale di tutto questo mutare e ibridare è proprio la performance.
Il guardaroba da montagna dell’immediato futuro non risponde solo al diktat estetico, ma ad una funzione d’uso quasi estrema: nel senso della resistenza all’uso e alle intemperie, certo, ma anche di trasversale rilassatezza. Che novità, dirà qualcuno, l’equivalenza forma e funzione è un caposaldo del sportswear.
Il bello finalmente si identifica sempre di più, in senso modernista, con l’utile inteso come ciò che far star bene.

Le costrizioni, del resto non piacciono a nessuno. Questa è una moda montagna di una esattezza matematica, che non oblitera però la componente umana, nella forma di guizzi e idiosincrasie inattese. Perché, per fortuna, il tempo in montagna è tutto più lento, anche con gli abiti già degni di un viaggio interstellare.
