Per presentarci la nuova collezione f/w 2017-2018 Antonio Marras ci catapulta in un sogno che intreccia presente e passato, arte e moda in un contesto suggestivo ed emozionante: la sua mostra allestita nelle sale della Triennale di Milano.
Un grande ritorno sulle passerelle meneghine per Antonio Marras, il brand italiano che ha scritto e segnato la storia della moda.
L’atmosfera cupa e misteriosa della location, enfatizzata dalle opere esposte della mostra Nulla dies sine linea (clicca qui per leggere l’articolo dedicato all’evento) firmata dallo stilista sardo, è l’ambiente dove sabato 14 gennaio è andato in scena uno degli show più particolari di questa MFW. Un omaggio a Paradžanov e alla sua ASHKARUMS.
Il regista armeno è entrato nel cuore e nell’immaginario di Antonio Marras nel 2007 quando per caso visitò una sua mostra a Parigi.
Fu amore a prima vista. Un fiume in piena di immagini, colori, trame, storie antiche e personaggi estremi appartenenti al regista, musicista e pittore Sergej Paradžanov lo travolse e andarono ad insinuarsi nel cassetto della sua memoria pronto per essere riaperto in un secondo momento.
Un salto nel passato, e per l’appunto ai primi decenni del ‘900, quando le nazioni erano intente a combattere le Grandi Guerre.
Nell’immensa sala di oltre mille metri quadrati, oltre settanta tra modelli, attori, ballerini e performer hanno dato vita al sogno di Antonio Marras.
Una caccia ai fantasmi che vivono nelle nostre menti. Le ferite che la guerra ha lasciato, il potere delle famiglie borghesi e l’amore talvolta perverso, talvolta puro e salvifico. Sentimenti contrastanti che hanno suscitato stupore e meraviglia tra i presenti all’evento.
Protagonisti dello show, ovviamente loro, gli abiti. L’ornamento diventa elemento comunicativo e simbolico: stratificazioni, incrostazioni di cristalli, sovrapposizione di tessuti, pizzi ricami, cuciture. Un ritorno alle origini del suo stile. Ogni spazio viene riempito, proprio come le opere di Paradžanov, dove collages, assemblaggi, sovrapposizioni erano le tecniche utilizzate nella sua arte.
Un caleidoscopio di fantasie eclettiche, collage materici. Linee allungate e drappeggi rivivono sugli abiti femminili e sensuali, alternati da severe camicie decorate. Eccesso e sottrazione coesistono nella stessa collezione. Allo stesso modo, sui capispalla rivivono frammenti di tessuti e brandelli di materiali decostruiti e riassemblati in qualcosa di nuovo.
Gli abiti di Antonio Marras si fanno portavoce della memoria individuale e di quella storico – collettiva.
La dimensione onirica e visionaria è parte fondamentale, si materializzano analogie, intrecci e continue metamorfosi. In ogni scenario assistiamo a momenti differenti. Il ritorno in patria di giovani e valorosi soldati, con indosso ancora la maschera antigas, simbolo forte, di una guerra vicina e palpabile. Donne di ceti abbienti intente a sorseggiare the nel servizio buono con indosso abiti dai tessuti pregiati come damaschi e pizzi. Scene di vita quotidiana racchiuse nelle molteplici “stanze” disseminate: ragazze che si rincorrono e giocano a nascondino apparentemente ignare degli orrori che imperversano nel mondo, e ragazzi sui banchi di scuola intenti a giocare tra loro mentre la maestra conduce una noiosa lezione.
Ma la guerra è in corso, i soldati marciano e impugnano i fucili, caporali francesi sono di vedetta. Fieri e orgogliosi indossano cappotti ornati di medaglie e cappelli Napoleonici osservando dall’alto il fluire della folla e scambiandosi di tanto in tanto occhiate di intesa.