Chanel 2.55: tutti i segreti della It bag per antonomasia.
Quel che non sapete su una delle borse cult, la Chanel 2.55, che invoca desideri e sospiri.
Partiamo dalle curiosità che mi hanno sempre affascinata. Facciamo un gioco. Fingete di non mai aver letto il titolo e mettetevi alla prova.
Una vera fashion addicted dovrebbe capire in un battito di ciglia di quale borsa icona voglio parlarvi questa settimana.
Ecco gli indizi:
- la tracolla a catena è ispirata ai portachiavi delle suore del Sacro Cuore dell’orfanotrofio di Aubazine in Francia dove la stilista è cresciuta insieme alla due sorelle minori
- c’è una taschina con la cerniera all’interno della patta davanti. Qui la donzella in questione nascondeva missive d’amore
- dietro c’è una scomparto extra dove teneva le monete.
- il rosso granata della fodera rappresenta il colore delle divise dell’istituto
- la chiusura è diversa dal classico logo ed è chiamato ”il logo da signorina-Mademoiselle Lock” (Lei non si è mai sposata, indizio nell’indizio).
Le puriste della moda lo hanno capito già al primo suggerimento, ne sono certa, e ridono a fior di labbra pensando alla borsa iconica che magari si sono già accaparrate, beate loro!
Chanel 2.55 ovvero un nome e un numero, anzi una data: Febbraio 1955.
Uno spartiacque nella storia del fashion design.
Il giorno in cui nasce la versione definitiva della it bag per eccellenza, la Chanel 2.55 diventa la più venerata insieme alla Birkin di Hermes dalle ragazze di tutto il mondo.
Sinonimo di eleganza, lusso, eccellenza, magia. L’innovativo modello si ispira, nella pura tradizione Chanel, al guardaroba maschile: per dare volume alla pochette, la stilista prende esempio dalle giacche che gli stallieri indossano agli ippodromi.
Ma la borsa matelassé ovvero trapuntata nasconde un vero stravolgimento. La tracolla.
Vi sembrerà un accessorio ovvio perché ormai lo diamo per scontato, ma quella catenella di metallo intrecciata al cuoio lasciò per la prima volta le mani libere. Per noi donne sempre trafelate è o non è una rivoluzione?
Secondo la leggenda, Coco lavorò oltre un ventennio sulla Chanel 2.55 prima di arrivare all’edizione desiderata.
Il concept della 2.55 lascia intendere lo spirito di Mademoiselle: un modello di borsa raffinato ed essenziale ma al tempo stesso comodo, cucito addosso ad una donna indipendente, ricercata e moderna.
Da utilizzare in ogni occasione e con ogni tipo di look. I dettami di Gabrielle Bonheur alias Chanel insomma.
D’altronde stiamo parlando di colei che ha eliminato la coercizione del corpetto, e che per prima ha dato vita ad un capo come il tailleur: chic, confortevole e di ispirazione maschile.
I primi modelli che Coco realizza per la Chanel 2.55 sono in jersey (il tessuto che l’ha resa così celebre).
Solo successivamente si lascia ammaliare dalla pelle morbidissima e pregiata di agnello plongè proveniente dalla regione di Millau, nel centro della Francia.
Un piccolo ma significativo restyling alla Chanel 2.55 avviene nel 1983, quando entra in scena l’istrionico Karl Lagerfeld diventando direttore creativo della Maison.
L’84enne tedesco decide che è il momento di darle un tocco contemporaneo, sempre mantenendo le caratteristiche distintive.
Intreccia una striscia di pelle alla catena della tracolla e aggiunge le due “C” sulla chiusura davanti. Il gioco è fatto.
Ecco come nasce la 2.55 Classic Flap che conosciamo oggi.
Stiamo parlando di una borsa il cui prezzo viene ritoccato due volte l’anno. Il motivo è semplice. E’ il mercato, bellezza! (non me ne voglia la coppia Bogart-Brooks se prendo in prestito una delle battute cinematografiche più note di tutti i tempi).
Mantenere la Chanel 2.55 esclusiva e ricercata.
Lo stesso principio vale per le liste d’attesa delle borse Hermes. Più è arduo avere un prodotto più questo si trasforma in oggetto del desiderio, must-have irraggiungibile. In sogno. E il sogno non può essere accessibile. Ma è bene ricordare che non siamo di fronte ad un prodotto “seriale”.
Ogni creazione della Chanel 2.55 è paragonabile a un pezzo di atelier, realizzato in ogni millimetro da un numero imprecisato di lavoratori specializzati.
Tradizione e artigianalità .
Ci vogliono, pensate, circa 18 ore di lavoro e l’impiego di molti artigiani per realizzarne una tracollina Chanel. Una produzione lunga ed accurata che unisce le tecnologie più avanzate ad un paziente lavoro fatto a mano.
La sua forma rettangolare riconoscibile da chiunque, la fodera in pelle rosso granata per la maggior parte dei modelli, la lunga tracolla lavorata, l’imbottitura e il ricercato effetto matelassè emulato da molte altre griffes di alta moda costituiscono la carta d’identità della Chanel 2.55.
Ne fanno un pezzo “fine pena mai”. Eterno insomma, da vere intenditrici.
Per molte infatti la Chanel 2.55 non è una semplice borsa ma è ‘La’ borsa per eccellenza.
Che nasconde una lunga lavorazione, come dicevamo. 180 operazioni dal taglio, all’assemblaggio fino al confezionamento. Per la nota superficie matellassè le pelli vengono tannate, tinte all’interno di botti e lasciate asciugare all’aria aperta. Devono superare diversi test, come la perdita del colore e la resistenza ai raggi UV. Successivamente la pelle viene rivoltata e si procede a realizzare le impunture a rombi.
I 2/3 della produzione avvengono negli stabilimenti francesi, il resto in Italia come spesso accade per molti accessori e non dell’haute couture francese.
Una borsa fedele a se’ stessa e al tempo stesso attuale, capace di rinnovarsi ogni anno senza snaturarsi.
Nell’ultima collezione 2016/2017, la Chanel 2.55, è riproposta la classicissima flap bag colore nero.
Ma sono estremamente interessanti le declinazioni moderne.
Ha un gusto brit la versione in tweed rossa bianca e nera. Dallo spirito provocatorio la flap in pailettes e metallo rutenio; tres chic invece la combinazione tweed e oro. Pop e vitaminica la proposta in agnello giallo fluo. Bella e giovanile sia quella verde militare che in vitello tinta denim.
Una It Bag sempreverde, amata e sfoggiata. Da custodire con cura e magari nasconderci qualche segreto o una lettera d’amore come faceva Coco in quel taschino con cerniera nella patta anteriore. E certamente da lasciare in eredità alle nostre figlie come un monile prezioso. Perché resterà un oggetto del desiderio transgenerazionale.
Io me la sono regalata due Natali fa. Uno dei doni più apprezzati di sempre.
E dato che il 25 si avvicina, donne e uomini, se non aveste ancora le idee chiare, vi ricordo che una Chanel 2.55 è un dono che fa sognare. Nonché un investimento. E allora buono shopping!
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