Primitivismo e femminilità.
Quello di Maria Grazia Chiuri per la Dior Cruise 2018 è il racconto di una couture che parla alle donne.
Sauvage Dior. È Maria Grazia Chiuri a plasmare il nuovo volto della donna Dior. Donandogli la forma di una femminilità selvaggia che ha tutta la voglia di esprimere se stessa.
Appassionata di cinema e arte, ha desiderato presentare la collezione Cruise 2018, nell’Upper Las Virgenes Canyon Open Space Reserve a pochi chilometri da Los Angeles, in una riserva naturale dove osano le aquile e dove alla fine del defilè si sono alzati nella notte droni e due mongolfiere di luce che esaltavano il fascino delle otto grandi tende che hanno accolto al calar del sole i 750 ospiti di Dior arrivati da tutto il mondo in California.
«Un inno alla natura, ai grandi spazi e al lato più primitivo di Los Angeles. Tutti collegano subito questa città con il cinema, dimenticando che ha tanti altri elementi di seduzione. Non a caso nel ’47 Christian Dior la definì un paradiso terrestre» – ha spiegato la stessa Chiuri nel backstage della sfilata – «Partendo da questo e rimanendo affascinata dalla scoperta della grotta di Lascaux in Borgogna, nel 1940, dove disegni rupestri danzano con i tratti naif delle sagome animali, sono andata a rivedere la collezione Ovale dell’51 creata da Messieur Dior, con le forme che ricordavano una rappresentazione preistorica del corpo femminile».
Le intenzioni della prima donna alla guida della Maison di Avenue Montagne sono chiare. Sono dichiarative.
Lo gridano gli 83 fit indossati dalle top model, che incedono all’imbrunire sollevando la terra battuta, e dichiarando la loro femminilità ancestrale, antica e magica.
Questo elogio dell’istinto trae ispirazione dalle letture del mondo culturale femminile, a partire da “Il risveglio della dea” di Vicki Noble (TEA, 1998), di “Le donne che camminano con i lupi” di Clarissa Pinkola Estés per arrivare a quanto scriveva Simone de Beauvoir in Le deuxème sexe: “Una donna libera non è una donna perduta”. Letteratura che appartiene alla sua Dio(r)evolution, per un concetto di donna che attraverso la moda, deve riappropriarsi e creare un proprio linguaggio, impedendo che si continui a definirla con quello che la cultura maschile ha inventato per lei. È l’apertura alle donne, è la rivendicazione del proprio essere.
“Ho trasmigrato tutto, negli abiti come strumenti, che ci aiutino a essere noi stesse, a sentirci più forte creando una collezione che rispecchia la mia parte istintiva legata alla terra.
Basta camuffarsi c’è bisogno di tornare alle origini”.
Così la Dior Cruise 2018 immaginata da Chiuri si fa portatrice di un messaggio esplicito e contestualizzato nell’oggi, ma non solo.
E allora compare l’arte primitiva e il suo spirito magico nelle stampe colorate, in ricami e in intarsi preziosi sui lunghi bustier, sulle ampie gonne a A da indossare con giacche, mini abiti con frange e le pellicce dal sapore wild. La couture diventa dinamicità nei cappelli con bande in pelle turchesi, ma anche in praticità quando irrompono stivali e sandali.
Lo stesso nel make up della sfilata realizzato da Peter Philips, Creative and Image Director per Dior Make-up, che ha dato vita a un beauty look dal finish sunkissed.
«Come nelle tele di Georgia O’Keeffe – dice – ho voluto ritrovare le tinte calde tipiche del deserto.
Per il viso delle modelle ho creato un effetto “warm glow”, naturale ma anche un po’ “ruvido”, proprio come dopo uno sforzo fisico.
Ho utilizzato dei colori terra e aranciati per dare al volto la luminosità e il vigore di un pomeriggio passato al sole e al vento».
Una concatenazione d’immagini che rende tangibile l’impalpabilità della maison di Lvmh. E racconta il lato primitivo delle donne di oggi che sono eclettiche, emblematiche, fiere. E autentiche e al centro del mondo.