“Dreamers 02”: uno sguardo a 360° sulla cultura e la moda, tra creatività e sostenibilità, tecnologia e alto artigianato.

Come sono gli abiti del leader mondiale nell’interactive fashion, i tecno-pizzi sostituiranno quelli di Fiandra e Cantù, i led potranno cancellare la preziosità di paillettes cucite una per una, quali direzioni sta prendendo la slow fashion?
Tutto questi interrogativi possono trovare delle risposte valide in “Dreamers 02” il più importante evento italiano dedicato alla moda indipendente di ricerca, che offre uno sguardo a 360° sulla cultura e la tecnologia della moda, tra creatività e sostenibilità, tecnologia e alto artigianato, che si terrà a Torino dal 3 al 5 novembre presso il Lingotto Fiere.
Questa seconda edizione avrà come tema “Future Memories”, ovvero come il passato possa essere una solida e stimolante base per il futuro della moda e per la moda del futuro, offrendone diverse interpretazioni e punti di vista, ma con una caratteristica costante che collega curatrici e designer, esperti e manifatture, percorso espositivo e commerciale, talk e workshop: la sostenibilità, intesa come unione di etica ed estetica.
Se nel mondo del food se ne parla da anni e ha già cambiato molte delle nostre abitudini alimentari, da qualche tempo anche nella moda è un tema di grande interesse e attualità. Sostenibilità significa attenzione per l’impatto ambientale, ma anche per le condizioni di lavoro, significa ridurre gli sprechi nella produzione, ma anche nel consumo, significa scegliere materiali e tinture sicuri per la nostra salute, superare il concetto di fast fashion e di capi a basso costo che durano una sola stagione, significa anche riscoprire il valore dei materiali e delle lavorazioni per iniziare a comprare meno, ma meglio.

Le curatrici di Dreamers lavorano da anni con la moda indipendente per valorizzare la creatività e le eccellenze produttive, ma anche per proporre un nuovo modo di vivere la moda.
“È importante cominciare sin da bambini a riappropriarci del valore di quello che ci mettiamo addosso – afferma Ludovica Orsi , uno delle curatrici – a sceglierlo e prendercene cura, a conservarlo, capendo quale lavoro stia dietro a ogni capo, rinunciando a correre dietro alle collezioni, prediligendo i materiali, le tecniche, combattendo l’omologazione”.
Seguendo questo fil rouge, il programma di Dreamers affianca un percorso espositivo a un’esposizione fieristica, progetti speciali, talk e workshop per una riflessione dinamica tra la memoria e il futuro. Il tempo della moda non è lineare, ha un rapporto simultaneo con il passato e il futuro, tra elementi momentaneamente dimenticati e nuove e personali visioni che il designer porta in superficie. Attraverso la creazione di un immaginario multidisciplinare di capi e progetti sospesi tra la memoria e una possibile prossima realtà, la moda propone visioni del futuro e una riflessione sul futuro della moda nel quale si intrecciano persone ed esperienze, mutamenti economici e sociali, ambiente e sostenibilità.

L’esplorazione del futuro della moda e della moda del futuro prosegue nei talk e nei workshop, come quello in collaborazione con la Fondazione Gianfranco Ferré dove otto studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, sotto la guida del prof. Sergio Venuti, e del NABA coordinati da Colomba Leddi, proporranno la propria visione iconica della camicia bianca, elaborando progetti originali attraverso elementi stilistici e materici visionari.

Oppure gli incontri sperimentali tra eccellenze tessili piemontesi e la creatività dei designer italiani per il tema di Piemonte Roots&Italian Making con il contributo di Unione Industriale Biellese in collaborazione con ATL Biella, un dialogo virtuoso tra competenze diverse per realizzare un progetto unico.
Botto Giuseppe, Bracco Filati, Ferla, Guabello, Piacenza, Sordevolo, Subalpino e Ubertino, eccellenze tessili del territorio biellese riconosciute a livello internazionale per qualità e innovazione, hanno affidato i propri tessuti a designer italiani selezionati quali serien°umerica di Maria De Ambrogio e Stella Tosco, Flapper di Geneviève Xhaet, Colomba Leddi e Francesco Ballestrazzi con le omonime etichette, Marvielab di Maria Vittoria Sargentini, A-LAB MILANO di Alessandro Biasi e infine Eleonora Arcari e Maria Sole Ferragamo. Pezzi unici che potranno essere acquistati attraverso un’asta in progress il cui ricavato sarà devoluto alla Fondazione Cecilia Gilardi che opera nell’ambito della formazione giovanile, per finanziare tirocini e/o borse di studio nel settore.

Un’altra ricerca trasversale e interdisciplinare ha coinvolto l’intera filiera produttiva: dai designer alle filature, dai maglifici alle aziende manifatturiere specializzate nell’utilizzo di nuove tecnologie.
Dyloan Studio, realtà che insieme a Bond Factory, dal 1987 si occupa di ricerca, progettazione e produzione nei campi della moda, dell’arte e del design, in collaborazione con alcuni designer italiani e internazionali, ha sviluppato manufatti che sono l’espressione dei know how e delle sinergie progettuali con le aziende produttive e che uniscono innovazione e immaginazione, etica ed estetica. Questi risultati ottenuti rappresentano soluzioni alternative per l’ottimizzazione di servizi, per la realizzazione di nuovi prodotti e per lo sviluppo di nuovi segmenti di mercato.
Gentucca Bini, Carlo Volpi, Richard Quinn, Jessica Leclère, Matilda Nordberg e gli altri stilisti coinvolti si sono confrontati con processi tecnologici applicati al mondo del tessile: la termosaldatura, il taglio laser, la saldatura a ultrasuoni, la termoformatura, la laminatura, la maglieria 3D, lavorazioni che non si oppongono, ma si aggiungono alle più tradizionali tecniche artigiane, offrendo nuovi stimoli ai creativi.

Mentre il futuro è portato in scena attraverso gli ultimi ritrovati tecnologici nel mondo della moda grazie alla collaborazione di Cute Circuit, progetto fondato nel 2004 dall’italiana Francesca Rossella, e da Ryan Genz, tecnologo specializzato in design e antropologia.
“Sono convinta che l’interazione non debba limitarsi allo schermo – dichiara Francesca Rossella – ma che debba coinvolgere il mondo reale attraverso interfacce fisiche, sono riusciti a coniugare perfettamente la moda con le nuove tecnologie. Per questo abbiamo scelto l’Interaction Design Institute di Ivrea (IDII), dove ricercatori di tutto il mondo esplorano le potenzialità della tecnologia nel cambiare la vita delle persone”.
Cute Circuit abbina e integra micro-tecnologie, tessuti tecnologici e interattivi, elettronica tessile e microelettronica, microsensori e led con tessuti di altissima qualità, artigianalità d’eccellenza, processi produttivi etici e puliti.
Lavorando con dispositivi interattivi che reagiscono al movimento e modificano gli indumenti, ma anche elementi dei social media nella funzionalità applicativa delle linee Haute Couture come nel prêt-à-porter, Cute Circuit paradossalmente sposta l’attenzione sull’aspetto umano, sottolinea il potenziale di sviluppo delle relazioni interpersonali attraverso abiti che diventano schermi e strumenti per condividere emozioni e amplificare le connessioni.