
Fondazione Cini, situata sull’Isola di San Giorgio Venezia, ospita dal 14 al 30 settembre 2018 Homo Faber. Crafting a more human future, un viaggio alla scoperta del patrimonio di competenze e creatività dei migliori artigiani e designer a livello europeo.
Homo Faber si sviluppa all’interno della Fondazione Cini attraverso 16 tappe tematiche in un percorso appositamente concepito da progettisti, curatori e architetti di fama internazionale, ognuna delle quali mette in luce le diverse anime dell’artigianato artistico.
Fondazione Cini a venezia ospita Homo faber 2018

Il magnifico complesso monumentale della Fondazione Cini, che sorge nel cuore della laguna veneziana, sarà il palcoscenico d’eccezione di Homo Faber, la mostra-evento dedicata ai mestieri d’arte di tutta Europa.
Le gallerie, i chiostri, la biblioteca, persino l’ex-piscina Gandini, accoglieranno dal 14 al 30 settembre una serie di opere di alto artigianato, oltre a installazioni e laboratori per celebrare il meglio del “saper fare” a livello europeo.
«L’espressione Homo Faber, originariamente coniata nel Rinascimento, coglie ed esalta la straordinaria creatività dell’uomo.
L’esposizione fornirà una panoramica sul meglio dei mestieri d’arte europei, e al tempo stesso metterà l’accento su un aspetto meno evidente:
quello che gli esseri umani sanno fare meglio delle macchine».Johann Rupert, co-fondatore Michelangelo Foundation
L’artigianato costituisce l’espressione più visibile della corsa alla bellezza che accompagna l’uomo da sempre: una dimensione che si legge negli oggetti di ogni giorno interpretati con arte, nelle proposte correlate a design di alta qualità, con le quali l’umanità da sempre racconta le sue abitudini, suoi desideri, le sue possibilità, fornisce soluzioni pratiche, ma che non dimentica la sua radice, arte, che governa questa produzione individuale libera da doveri di dipendenza, intellettuale soprattutto.

La Fondazione Cini celebra il talento artigianale.
L’artigiano è un artista che produce qualcosa che si lega al nostro quotidiano, alle necessità espresse dal nostro modo di vivere ma le interpreta con quel guizzo che lo immette nel contesto degli artisti a tutto tondo. “Mestieri d’arte”, li hanno chiamati, e su questo universo si muove la nuova entità “Michelangelo”, senza fini di lucro ma solo per valorizzare l’intero settore, dalla produzione più alta alle realizzazioni di minore impatto visuale.
Homo Faber si avvale della collaborazione di una squadra d’eccezione, che annovera personalità di spicco quali Michele De Lucchi (architetto e designer), Judith Clark (docente di moda e museologia a Londra), Jean Blanchaert (gallerista), Stefano Boeri (architetto di fama internazionale e presidente della Triennale di Milano), India Madhavi (interior designer basata a Parigi).
Ciascun curatore ha immaginato una delle sedici tappe tematiche dell’esposizione, dando risalto a una vasta gamma di materiali e tecniche: dai mestieri più rari e tradizionali alle pratiche più innovative e contemporanee.

Michele De Lucchi ha chiesto di realizzare otto oggetti unici: a un designer con studio a Zurigo e un intagliatore svizzero del legno, specializzato nella tradizionale tecnica della Weissküferei, per creare una scultura squisitamente contemporanea; un product designer ad Amsterdam che nella sua professione s’impegna a riportare la mano dell’uomo nel design, ha collaborato con un maestro specializzato nell’antica arte della ceramica di Delft per dar vita a una visione inedita; un progettista trapiantato a Parigi è tornato nella natia Polonia per collaborare con due ebanisti di Varsavia nella realizzazione della sua idea di un armadio intarsiato.
Ciascuna coppia artigiani ha lavorato fianco a fianco per sviluppare la propria interpretazione di un tema comune: un oggetto che custodisca al suo interno la nozione spirituale del tabernacolo, ossia un luogo dove riporre e conservare qualche cosa di prezioso.
“Le mani sono lo strumento più efficace che possediamo.
Fare le cose con le mani significa collegare il cervello con la realtà, con la materia, con le forme.
Vuol dire dare sostanza all’immaginazione».Michele De Lucchi – conferenza stampa Homo Faber
Le opere saranno esposte nel Cenacolo Palladiano, situato all’interno della Fondazione Cini.
Il luogo ideale per dare il giusto risalto a oggetti carichi di significato. Il Cenacolo Palladiano, inoltre, riveste un significato speciale per l’architetto De Lucchi, che ne ha curato il restauro. Sotto l’imponente affresco delle Nozze di Cana, dipinto dal Veronese, ogni oggetto sarà posto sopra un piedistallo e al di sotto di una speciale struttura conica, e illuminato sia internamente sia dall’alto: una scenografia di grande effetto, che riflette il carattere potente dello storico salone.

Mentre Stefano Boeri presidente della Triennale di Milano e architetto di fama mondiale, ha progettato lo spazio per le opere selezionate da Jean Blanchaert, curatore e gallerista. L’obiettivo non è solo quello di presentare mirabili esempi della migliore creatività e artigianalità a livello europeo, ma anche di illustrare quanto sia variegato il patrimonio culturale del nostro continente, dove gli artigiani si affidano a tecniche e materiali tradizionali profondamente radicati nelle loro terre natie, trasformandoli con creatività e talento.

Tre maestri impiegando tecniche e conoscenze ancestrali, creeranno opere contemporanee che riflettono la cultura e la natura più profonda del loro territorio: da Faenza, storicamente nota per le sue maioliche, Maria Gatti Servadei, specializzata nella tecnica del riflesso in terza cottura, sviluppata dal prozio Riccardo Gatti più di novanta anni fa, realizzerà un piccolo gioiello con un segreto prezioso custodito; dai Paesi Bassi settentrionali Sebastiaan van Soest, olandese, realizzerà seguendo una tradizione nata nel Seicento delle preziose decorazioni su pelle con la tecnica della foglia d’argento, mentre dalla contea irlandese di Galway Joe Hogan intreccerà rami di salice provenienti dalla zona di Loch na Fooey per realizzare un’opera unica.

L’installazione Fashion Inside and Out/Nelle trame della moda: creatività ed artigianalità in mostra presso l’ex piscina Gandini e nel suo giardino facenti parte del complesso della Fondazione Giorgio Cini.
Costruita negli anni Sessanta, la piscina Gandini evoca l’estate e la natura, un contesto ideale dove mettere in mostra i capi di alta moda e d’avanguardia selezionati da Judith Clark.
La nota curatrice Judith Clark ha scelto proprio l’artigianalità come musa ispiratrice, per dimostrarne la centralità nel campo della moda contemporanea: la stilista Dai Rees realizzerà una gonna in pelle goffrata; Dolce & Gabbana un abito in canapa con la scritta “fatto a mano”; Capucci un abito bon ton tempestato di piccoli sassolini; Martin Margiela Artisanal evidenzierà i propri volumi attraverso le impunture a vista e Chanel una gonna con le perline di legno ricamate; manichini realizzati a mano per richiamare i materiali naturali e le tecniche artigianali propri degli abiti che mettono in mostra; una vetrina per illustrare come l’artigianalità sia parte integrante non solo della moda, ma anche nell’esposizione museale.
“Spero che il pubblico comprenda quanto sia importante il dialogo tra stilista e artigiano.
Perché la creatività di uno stilista può raggiungere vette inaspettate proprio grazie alle mani di un artigiano.
Non è un modo per guardare indietro, bensì in avanti».Judith Clark
Fondazione Cini ospita a Venezia l'edizione 2018 di Homo Faber

A differenza il viaggio nell’universo creativo del design lo eseguirà India Mahdavi, architetto e designer con studio a Parigi, che ha ideato due «capricci» contemporanei per dimostrare cosa può succedere quando la più alta espressione dell’artigianato europeo si pone al servizio della creatività.
India Mahdavi applica i suoi codici e la sua immaginazione all’artigianalità d’eccellenza per sviluppare una narrazione che racconta il suo personale rapporto con il mondo dei mestieri d’arte: un elaborato intarsio in rattan, realizzato da uno degli ultimi artigiani in grado di eseguire queste raffinate lavorazioni, fornisce lo spunto per un giardino d’inverno che rende omaggio al pittore Henri Rousseau; uno squisito ricamo fatto a mano decora con grazia uno spazio abitativo contemporaneo; un’esplosione di colore che rievoca la laguna veneziana si materializza in una preziosa tappezzeria talmente complessa da potere essere realizzata solo a mano.

Nascono così ambienti evocativi che combinano la passione e il savoir faire degli artigiani con l’immaginazione di una designer visionaria. Un’unione che dimostra come i mestieri d’arte rivestano ancora oggi un ruolo fondamentale, e come le tecniche tradizionali possano essere funzionali alla creazione di nuovi spazi abitativi perfettamente confacenti al vivere moderno.
Il pubblico della Fondazione Cini che si recherà ad Homo Faber. Crafting a more human future, avrà quindi la possibilità non solo di incontrare gli artigiani in persona, ma anche di vederli all’opera.
Un’opportunità unica per ammirare come si restaurano opere d’arte antiche e contemporanee, come si costruiscono biciclette su misura, e come i più grandi maestri d’arte realizzano le loro preziose creazioni. Attraverso una ricca selezione d’immagini fotografiche, la tecnologia GoPro e la realtà virtuale, i visitatori saranno trasportati nel cuore delle botteghe, dove potranno comprendere appieno come attraverso la connessione tra mano, testa e cuore si possano generare opere autentiche il cui valore si perpetua nel tempo.