Il lusso non sempre ha che a fare con la funzionalità. Non è lussuoso ciò che corrisponde a un bisogno. E forse neppure ciò che appaga un desiderio. È lussuoso ciò che profuma di sogno.

Nomen omen, si dice lusso
L’enciclopedia Treccani lo definisce come sfoggio di magnificienza, mentre la stilista imprenditrice, rivoluzionaria della moda Coco Chanel dichiarò: “Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. È l’opposto della volgarità”.
È evidente come l’idea del lusso si concretizzi in fenomeni diversi a seconda delle convenzioni e dei limiti che una società si dà regole del vivere comune.
Se è vero che il concetto del lusso è mutevole, è altrettanto vero che ogni società, ha avvertito di formulare una sua grammatica del lusso. Una grammatica fatta di ornamenti, design, architetture, simboli ben riconoscibili e condivisi da tutti.

La legge del lusso non è aggiungere, ma togliere.
Giorgio Armani
Quella del lusso e della sua codifica è una tradizione che si perde nella notte dei tempi, perché da sempre l’uomo ha cercato un mezzo per distinguersi dagli altri, come se questa esigenza gli fosse connaturata. Anche se il lusso ha sempre diviso le società al proprio interno. I suoi sostenitori individuano in esso una molla per l’avanzamento e il progresso collettivo, o voce considerevole nella casella export del bilancio di una nazione. Mentre i suoi detrattori lo vivono come uno strumento di perdizione morale e schiaffo alla povertà.

Che cosa è allora, oggi, il lusso? E cosa “fa” lusso?
La prima risposta secondo il mio pensiero è intanto la storia: le maison che hanno qualche chance di definirsi di lusso devono avere alle spalle un passato, un trascorso meglio secolare da poter raccontare. Per questo le origini valgono più del presente e del fiorire di celebrazioni e di anniversari nelle maison di moda. Eventi e party, a ricordare il centesimo dalla “nascita di” o della “fondazione di”. Contemporaneamente, anche un’accesa propensione al futuro è percepita come un valore deluxe.

L’innovazione, soprattutto tecnologica, e il perfezionamento sono gli ingredienti di un lusso che ogni giorno scala la classificazione dell’eccellenza, arrivando, sempre e comunque, prima degli altri. Reinventandosi sempre qualcosa di nuovo. Tradizione e progresso come nella calzante filosofia eraclea “non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, poiché l’acqua di ogni fiume viene rinnovata di continuo dalla sorgente”.
Per quanto mi riguarda, vedo che ogni maison che ha una storia è come un fiume che da molte generazioni segue il suo corso con uno slancio naturale, fedele alla tradizione. E sono convinto nonostante le diversità degli uomini o delle donne che vi lavorano o che vi hanno lavorato sono garanti di un’eterna imprevedibilità.

Il lusso può essere qualcosa di semplice.
Per esempio, rimanere a letto quindici minuti in più.
Louis Dumas
Si legge nelle ricerche o indagini demoscopiche, che il vero lusso nove volte su dieci “è avere tempo per se stessi”
È vero che oggi il concetto del tempo è legato a doppio filo con quello del lusso. Gli oggetti di lusso non si possono avere subito. Bisogna aspettare. Senza chiedersi il reale motivo dell’attesa, bisogna mettersi in lista e far passare il tempo. Un proverbio dice che “il tempo è denaro”. In questo senso è decisamente vero. Se occorre più di anno per un mocassino di Gucci e, se necessario, pazientare mesi prima di poter sfrecciare a bordo di una delle poche migliaia di Ferrari sfornate dall’azienda di Maranello, un motivo vero ci sarà. Ed è lo stesso per cui le formule limited edition e serie numerata esercitano un fascino considerevole.

Ma è anche vero che i beni di lusso sono destinati a sopravvivere al passare del tempo. Non essendo “alla moda”, i veri oggetti di lusso sanno essere sempre di moda. Un diamante è per sempre: non è uno slogan, ma un evidenza che va ben al di là dell’incorruttibilità materiale di un solitario.
E se il lusso è eterno, è anche virtù dell’eccellenza da cui nasce.
Quello della materia prima con cui sono realizzati i prodotti di lusso: le pelli più pregiate, le sete più preziose, il cachemire più soffice, i metalli più rari, i tessuti più ricchi e le pietre più pure. Perché il luxury non è solo ostentazione di un simbolo, ma altresì sostanza. Perché si rivolge ai pochi in possesso degli strumenti culturali per riconoscere la squisitezza.

Il problema, oggi, è l’idea di un lusso democratico.
E allora non è più vero lusso.
Tom Ford
L’eccellenza della manodopera nel settore del lusso
Hanno il sigillo del lusso le lavorazioni complicate, quelle che richiedono un lungo apprendistato per essere acquisite. Quelle dove l’artigianalità rivela nei fatti la sua prossimità nell’arte. La manualità è un valore aggiunto fondamentale, con il carico di imperfezione che comporta, soprattutto oggi, nell’epoca della riproducibilità tecnica.
Se all’inizio del secolo scorso era inevitabile che i beni di lusso fossero unici e irrepetibili, oggi, nel sistema industriale che nella produzione in serie ha il suo punto di forza, il vero lusso corrisponde non tanto alla borsa con l’etichetta “made in Italy”, ma realizzata in catena di montaggio in una azienda asiatica, quanto piuttosto a quella tagliata, cucita, rifinita e personalizzata magari dallo stesso laboratorio dove veniva confezionata durante anni’50.
Lo stato ideale del lusso è quello che può nascere da un rapporto a due tra chi crea e chi compra.

Lo stile distingue l’eccellenza della sufficienza.
Anonimo
Last bust not least: il lusso non sempre ha che a fare con la funzionalità
Non è lussuoso ciò che corrisponde a un bisogno. E forse neppure ciò che appaga un desiderio. È lussuoso ciò che profuma di sogno. Rimane vero che lo sfoggio di oggetti di lusso serve ad interpretare un ruolo sul palcoscenico del teatro della società, ma è più vero ancora che il lusso deve principalmente essere fonte di un piacere intimo e segreto. Il lusso appaga l’edonismo. Il lusso è per se stessi, anche.
